Bracconaggio nei boschi di Siliqua. Denunciati tre uomini
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Rita Atzeri, direttrice artistica de Il Crogiuolo, storica compagnia cagliaritana fondata da Mario Faticoni, è impossibile non conoscerla nel panorama culturale isolano.
Attrice, autrice e regista, il suo percorso di formazione è quello del teatro politico e civile. Tra i lavori che l’hanno vista maggiormente impegnata in qualità di autrice, si ricordano: “Gene mangia gene. Allegri attentati alla vita”, regia di Mario Faticoni, primo felice esperimento di scrittura, spettacolo ancora in repertorio con oltre un centinaio di repliche all’attivo, che affronta le tematiche relative alle biotecnologie, società dei consumi , clonazione; “Lavorare Stanca” regia di Francesco Origo, scritto dopo il tragico incidente che provocò la morte di tre operai nella raffineria Saras di Sarroch nel 2011; “In un cielo di stelle gialle bianche farfalle”, che affronta il tema dell’olocausto con gli occhi dei bambini.
Tra i personaggi che ha amato di più interpretare, Luky di “Aspettando Godot” nella regia di Dosio; Adele della “Casa di Bernarda Alba” nella regia di M. A. Calvisi; Contastelle di “Guerra e dintorni” e Speranza di “S’ accabadora” di Susanna Mameli; Francesca Spada, giornalista dell’Unità degli anni ’50, protagonista femminile di “Dio, Stalin e me” adattamento del romanzo di Ermanno Rea per la regia di V. Martini e, ancora, il ruolo di Cassandra diretta da Susanna Mannelli.
Ama ricordare gli spettacoli in cui ha recitato diretta dal regista Simone Schiocca. Ha avuto la fortuna di recitare con Antonio Piovanelli, Maria Paiato, Caterina Vertova, Iaia Forte, Isabella Carloni.
Come regista ha potuto lavorare con magnifiche interpreti quali Gisella Vacca, Isella Orchis, Maria Grazia Bodio, Manuela Ragusa, Caterina Murino, Alessandra Leo, e con gli attori Fausto Siddi ed Elio Arthemalle. È ideatrice di Artefatta – animazione museale attraverso il teatro; del Festival di Teatro Ragazzi di Irgoli “L’isola che non c’è”; del “NurArcheofestival”, festival itinerante pensato per la valorizzazione delle aree archeologiche, giunto alla diciassettesima edizione, del Festival letterario Mondo Eco giunto alla sesta edizione e di numerose rassegne di teatro d’autore, teatro sociale e teatro da camera, teatro ragazzi per la compagnia Il Crogiuolo.
È docente in laboratori teatrali per istituti comprensivi e superiori e laboratori di propedeutica teatrale per bambini ed adolescenti. Tiene corsi di dizione e lettura espressiva.
Nel 2023 in memoria di Luisa e Stefano Atzeri dà vita al progetto Mariposa de Cardu, che si declina nella creazione di un Orto Urbano condiviso con annesso teatro di terra; ne “Il teatro a sostegno dei fragili” che porta il teatro gratuitamente in case di riposo, Rsa, ospedali e carceri; nella creazione di un fondo librario animato acquisito dal comune di Baressa ed attivo nel sistema bibliotecario dell’oristanese. È autrice di testi radiofonici e collabora attivamente con Rai Radio Sardegna. Ci siamo fatti raccontare il suo come il suo impegno teatrale sia un costante impegno civile.
Da qualche anno il tuo impegno artistico è applicato alla comunità in cui vivi, parlo del comune di Quartucciu. Come nasce l’idea di trasformare la tua arte in qualcosa di utile per i cittadini e le cittadine?
È stata la naturale conseguenza di una visione del mondo. La risposta all’urgenza di voler dare un contributo attivo e concreto alla realizzazione di “quell’altro mondo possibile” per cui abbiamo manifestato e gridato scandalo ed indignazione verso i potenti del pianeta a Genova nel 2001. Il teatro e l’arte in genere devono essere interpreti del tempo in cui vivono, devono lanciare provocazioni. Devono essere la voce di Cassandra, che con la sua preveggenza cerca di fermare la sua gente dall’andare verso il baratro. Oggi il teatro può avere senso solo tra le gente, nella militanza quotidiana.
Ci puoi raccontare l’esperienza dell’Orto Mariposa?
È una storia molto lunga, provo a fare una sintesi. Nel 2023 perdo mia sorella, a lei, ai suoi sogni, alla purezza e profondità del suo animo, decido di dedicare un sogno accarezzato da entrambe per anni, riportare in vita le terre di famiglia. Nostro padre era contadino e noi abbiamo fin da piccoli (avevo anche un fratello maschio, Stefano) compreso l’importanza e la sacralità del rapporto con la natura e del lavoro con la terra. Dopo uno spettacolo offerto gratuitamente al comune di Quartucciu in suo ricordo, ho lanciato pubblicamente l’appello di recuperare un terreno in località Su Idanu (intanto invaso dalle canne) per farne un orto urbano condiviso, luogo di comunità. La risposta è arrivata immediata. In questi due anni di vita abbiamo realizzato un piccolo miracolo Il festival risponde ad una istanza Civica e politica. Nasce per l’urgenza di riflettere ed attuare cambiamenti nelle pratiche di vita di ciascuno di noi. Non è vero che il singolo non possa fare nulla per fermare le guerre o il riscaldamento terreno o la malasanità e così via discorrendo.
Un altro importante evento che curi ormai da anni è il Festival Mondo Eco, anche in questo caso l’arte al servizio della comunità?
Cittadinanza attiva e la nostra parola d’ordine. Il festival invita autori ed autrici, organizza eventi ed iniziative che la possano stimolare. Il nostro tema è la sostenibilità non solo ecologica ma politica, sociale e culturale.
In fondo l’arte non può essere solo una scatola bella ma vuota, soprattutto in questi tempi tragici.
Assolutamente. Il teatro deve essere un agitatore di coscienze, gli artisti devono prendere posizione, denunciare gli abusi, i soprusi.