Intervista a Gianluca Congiu, sìndigu de Gelisuli.
Amus intervistadu a Gianluca Congiu, dae un’annu a sa ghia de una giunta formada totu dae giòvanos gelisulesos
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A Cagliari, nel quartiere Villanova, sorge la Basilica di San Saturnino.
È la chiesa più antica di tutta la Sardegna, dedicata appunto a San Saturnino, giovane martire e patrono della città, la cui leggenda aleggia ancora tra le sue mura di pietra chiara.
Sotto il suo pavimento e tutt’intorno si estende una necropoli paleocristiana, un mosaico di sepolture e memorie che arriva fino alla chiesa di San Lucifero, raccontando secoli di devozione e di vita silenziosa sotto terra.
Le sue origini affondano nel VI secolo, quando il diacono Ferrando la descrisse come un santuario “fuori città”, circondato dal silenzio e dal vento del colle. La tradizione vuole che sia sorta sul sepolcro di Saturnino, ucciso nel 304 d.C. durante le persecuzioni di Diocleziano. Molti secoli dopo, nel 1089, la chiesa passò ai monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia, che le diedero il volto romanico che oggi possiamo ancora intuire: archi sobri, linee provenzali e una solennità senza ornamenti.
La storia, però, non è stata gentile con lei. Subì danni durante l’assedio aragonese del 1324, e molti dei suoi elementi architettonici vennero smontati e riutilizzati altrove, come reliquie di pietra. Poi, dopo i bombardamenti del 1943, la basilica trovò nuova vita grazie ai restauri del dopoguerra e ai lavori condotti tra 1978 e 1996, che misero in luce il suo cuore più antico: il vano cupolato, dove la luce filtra come un soffio divino.
Riaperta al culto nel 2004, oggi la basilica accoglie visitatori e studiosi con la sua pianta a croce greca, la cupola centrale e l’abside semicircolare. Tutto intorno, l’area recintata della necropoli continua a rivelare segreti sepolti, pezzi di storia che lentamente riaffiorano.
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