(FOTO) Al Poetto i surfisti cagliaritani hanno dato vita a una spettacolare paddle out per Gaza

Ieri mattina una cinquantina di surfisti cagliaritani si sono dati appuntamento sulla spiaggia del Poetto per un’iniziativa di pace e solidarietà con il popolo palestinese e in sostegno della Global Sumud Flottilla.
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A Cagliari non si ferma l’ondata di solidarietà e mobilitazione per la missione umanitaria Freedom Sumud Flotilla.
Ieri mattina una cinquantina di surfisti cagliaritani si sono dati appuntamento sulla spiaggia del Poetto per un’iniziativa di pace e solidarietà con il popolo palestinese e in sostegno della Global Sumud Flottilla.
Il gruppo ha organizzato un paddle out, una tradizionale cerimonia del mondo del surf che prevede la partenza collettiva dalla riva e la formazione, al largo, di un grande cerchio con le tavole. Come hanno spiegato gli organizzatori, semplici cittadine e cittadini innamorati dello sport in mare: “Al centro di questa simbolica unione sull’acqua, ogni partecipante ha deposto un fiore, gesto semplice e profondo per ricordare le vittime della guerra e ribadire un messaggio universale di pace”.
Una presenza sorprendente che ha reso l’iniziativa ancora più intensa, suggellando l’incontro tra natura, sport e solidarietà.
L’atmosfera di raccoglimento e silenzio conclusasi con un lungo applauso è stata arricchita da un momento inatteso: alcuni delfini si sono avvicinati al cerchio, nuotando accanto ai surfisti. Semplicemente meraviglioso.ù
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Alla scoperta della riservetta: un angolo “segreto” della miniera di Monteponi

Dalla produzione di piombo, argento e zinco al patrimonio di archeologia industriale, la riservetta custodisce un pezzo della storia mineraria sarda.
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La miniera metallifera di Monteponi, a pochi chilometri da Iglesias, rappresenta oggi uno dei più suggestivi esempi di archeologia industriale in Sardegna. Attiva per secoli, ha estratto piombo, argento e zinco diventando uno degli impianti principali in Italia e contribuendo a plasmare l’economia e il territorio dell’Iglesiente. Dal XIV secolo, citata in documenti pisani e nelle fonti relative alla famiglia Della Gherardesca, la miniera ha attraversato fasi alterne di sfruttamento fino al massimo sviluppo tra XIX e XX secolo, con strutture moderne per l’epoca, tra cui pozzi, laverie, palazzine direzionali e una linea ferroviaria collegata a Porto Vesme.
Oggi Monteponi è parte del Parco Geominerario della Sardegna e tappa del Cammino Minerario di Santa Barbara, simbolo della riconversione culturale e turistica di un complesso che un tempo ospitava fino a mille operai con scuole, asili, ospedale e chiesa. Nonostante la chiusura definitiva nei primi anni Novanta, il sito conserva un valore storico e architettonico di grande rilievo, oltre a rappresentare una sfida dal punto di vista ambientale per la presenza di discariche di scarto ancora potenzialmente inquinanti.
Tra gli edifici più interessanti e meno noti spicca, nelle foto di Denise Diana, la riservetta, il piccolo locale destinato a custodire l’esplosivo di consumo giornaliero impiegato nei cantieri più alti della miniera. Si tratta di un manufatto di forma circolare, con un’area di poco più di quattro metri quadrati, coperto da una cupola e costruito interamente in muratura di pietrame. Pur nelle sue dimensioni modeste, la riservetta rappresenta un esempio significativo di architettura industriale funzionale e merita attenzione per la conservazione e la salvaguardia.
La riservetta, silenziosa testimone del lavoro e della vita mineraria, racconta un passato fatto di innovazione tecnica, fatica degli operai e organizzazione di un complesso produttivo che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’Iglesiente e della Sardegna intera.

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