Enrico Rizzi, noto attivista animalista, ha tenuto un comizio a Cagliari, in piazza Yenne, davanti ad alcune centinaia di persone. L’incontro è iniziato con un minuto di silenzio per una giovane travolta e uccisa mentre cercava di salvare un animale.

Durante il suo intervento, Rizzi ha espresso la sua posizione radicale, affermando: «Spero che gli umani si estinguano e liberino il pianeta», suscitando reazioni contrastanti. L’attivista ha parlato anche delle minacce ricevute, che non lo hanno fermato nella sua lotta per i diritti degli animali e per la salvaguardia dell’ambiente.

Nonostante le difficoltà, ha continuato a portare avanti le sue battaglie in tutta Italia. Un confronto con un giovane di Ovodda, però, non è andato a buon fine, con il ragazzo che ha lamentato di non essere stato nemmeno guardato in faccia. La piazza, blindata per la sicurezza di Rizzi, ha ospitato un dibattito acceso, ma l’attivista ha continuato il suo discorso senza paura. Le sue parole, forti e provocatorie, alimentano il dibattito sulle soluzioni alla crisi ambientale e sul ruolo dell’uomo nella distruzione del pianeta.

In epoca romana, la Sardegna figurava tra i principali territori di estrazione di piombo e argento, seconda solo a regioni come la Spagna e la Bretagna. Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l’organizzazione della vita civile e militare.

Il piombo veniva utilizzato in diversi settori: era indispensabile per la costruzione delle condotte idriche, per le infrastrutture pubbliche e militari e per la fabbricazione di utensili domestici. L’argento, invece, era essenziale per la monetazione e serviva alla produzione di monete come i sesterzi, largamente diffusi nei territori imperiali.

Grazie alla sua abbondanza di materie prime, la Sardegna era disseminata di giacimenti, soprattutto nelle zone dell’Iglesiente e del Sarrabus. Le stime indicano che, sotto il dominio romano, furono estratte sull’isola circa 600.000 tonnellate di piombo e 1.000 tonnellate di argento, fornendo un apporto significativo alla forza economica e alla stabilità dell’Impero.