Lo sapevate? Che cosa è in sardo “sa schiscionera”?
Il mistero de sa schiscionera tra storia e prelibatezze.
C’è un mondo intero racchiuso nelle parole, e in Sardegna, alcune di esse hanno un sapore tutto speciale. Lo sapevate che cosa è in sardo “sa Schiscionera”? Se la vostra mente ha subito pensato a una parolaccia, sappiate che siete fuori strada. La verità è molto più gustosa e affascinante.
Un tempo, nelle cucine sarde, si utilizzava un tegame in coccio o in ferro smaltato, chiamato per l’appunto “Sa Schiscionera”. Non era una semplice casseruola, ma il cuore pulsante delle tradizioni culinarie casalinghe. Lì dentro venivano cucinate le patate e molte altre pietanze, trasformando ingredienti umili in capolavori gastronomici. Era il punto di riferimento di ogni massaia, il segreto di nonne e zie che sapevano far miracoli con pochi ingredienti.
Oggi, il termine ha subito una curiosa evoluzione. “Schiscionera” non indica più il tegame, ma una prelibatezza in sé. Si è trasformato in una sorta di guazzetto, un modo di cucinare che valorizza il sapore degli ingredienti. Qualsiasi pietanza cucinata con aglio e prezzemolo, dalle patate, alle arselle, al baccalà, può essere definita una “schiscionera”. Il suo significato si è esteso, diventando un’espressione per descrivere un piatto saporito e succulento.

Sa schiscionera
Questa curiosa metamorfosi linguistica è la testimonianza di quanto la cultura e le tradizioni culinarie siano vive e in continua evoluzione. D’altronde, chi non vorrebbe una “schiscionera” di arselle in una giornata piovosa? O un bel “guazzetto” di baccalà con un bicchiere di vino locale?
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