Cinquanta km quadrati e 1 abitante residente: questo fa di un’isola sarda la meno abitata tra le grandi isole italiane.

Si tratta dell’Asinara, situata nell’estrema punta nord occidentale della Sardegna, al largo di Stintino e davanti a Porto Torres, comune di cui fa parte.

Cala Sabina, Isola Asinara

Questa splendida isola (fatta eccezione per Sicilia e Sardegna) è la settima per estensione in Italia e la terza tra le sarde dopo Sant’Antioco e San Pietro.

L’unico residente è uno scultore originario di Nurri, Enrico Mereu, trasferitosi a vivere nell’isola in un’abitazione-atelier a Cala D’Oliva, dove lavora i legni trasportati dalle correnti trasformandoli in sculture.

Questi fattori fanno dell’Asinara la più incontaminata delle grandi isole d’Italia. Parco nazionale è uno scrigno di biodiversità unico nel suo genere. Il simbolo, non a caso, sono i celeberrimi asinelli bianchi.

Lo sapevate? Come si dice pesca in sardo?

Come si chiama la pesca in sardo campidanese e da dove deriva questa parola?

In sardo campidanese la pesca, quella succosa, morbida e profumata che si mangia d’estate col succo che cola fino al gomito, si chiama pressiu? Ebbene sì, proprio pressiu. Dietro questa parola così buffa e tenera si nasconde un’origine nobile, anzi… latina! Pressiu, infatti, arriva dritto dritto dal latino persicum, che non è il nome di un generale romano, ma quello del frutto stesso, la pesca.

Una lingua, il sardo, che è una vera e propria miniera di tesori linguistici, piena zeppa di influenze, sfumature, storie e – perché no – anche doppi sensi. Perché ogni parola in sardo non si limita mai a dire solo quello che sembra, ma si porta dietro un mondo intero, fatto di ironia, tradizione e un pizzico di mistero. Quindi la prossima volta che addenterete una pesca, ricordatevi che non state solo mangiando un frutto: state assaporando unu pressiu, e un pezzetto di storia linguistica.