Il cuore della Sardegna nasconde un piccolo tesoro culinario e botanico: l’aglio pelosetto selvatico, una varietà endemica che cresce rigogliosa in tutta la campagna, spingendosi fino a quote considerevoli, ma sempre al di sotto dei mille metri.

Foto Forestas
Questa pianta erbacea perenne si distingue per la sua radice bulbosa, non più grande di un centimetro, di forma quasi sferica e avvolta da un guscio grigiastro. Il suo stelo, liscio e sottile (non supera i 3 mm di diametro), si eleva fino a un’altezza massima di 40 cm, sorreggendo da due a quattro foglie nella parte inferiore.

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La fioritura è uno spettacolo delicato: un’infiorescenza a ombrello, semisferica, composta da una decina di piccoli fiori bianchi e candidi, simili a campanelle con petali a forma di lancia. Dopo la fioritura, la pianta produce un frutto a capsula, contenente fino a due semi per ogni spicchio.

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L’uso di questo aglio risale a tempi antichi: veniva utilizzato per insaporire i cibi e, con le foglie macinate, per arricchire il sapore degli insaccati. Il suo habitat naturale sono i pascoli aridi, i terreni incolti, le garighe e i bordi delle strade, fino a un’altitudine di 800 metri.
Il nome scientifico, Allium subhirsutum, deriva dal latino: Allium, che significa “aglio”, e subhirsutum, composto da sub- (che indica “quasi” o “meno di”) e hirsutus (che significa “irsuto” o “peloso”). Un nome che descrive la pianta come “quasi irsuta”, caratteristica che la differenzia da altre varietà.
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