Il Karalis Pink Team si piazza alla grande a Sabaudia: “Fantastico risultato per un futuro…rosa”

Arrivare in finale con le squadre più forti d'Italia, col secondo miglior tempo, è un risultato fantastico che le proietta in un futuro che fa ben sperare...un futuro tutto rosa.
A Sabaudia per partecipare al IV Trofeo LILT di Dragonboat, le donne della squadra Karalis Pink Team, sono sbarcate all’aeroporto di Elmas con in tasca un ottimo piazzamento e tanta felicità per aver condiviso con le altre donne momenti di sana competizione e tanta emozione.
Le Karalis, uniche del genere in Sardegna, si sono allenate con costanza sulle acque dei canali del magnifico Parco di Molentargius. Questa particolare disciplina sportiva è molto efficace nella cura del linfedema, patologia conseguente all’asportazione dal braccio dei linfonodi, nelle donne operate di tumore al seno.
Arrivare in finale con le squadre più forti d’Italia, col secondo miglior tempo, è un risultato fantastico che le proietta in un futuro che fa ben sperare…un futuro tutto rosa.

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Rifiuti radioattivi, ecco perché la Marmilla non è adatta: ce lo spiega il geologo Luigi Sanciu

Rifiuti radioattivi in Marmilla? I nuovi studi dicono no.
Il tema dei rifiuti radioattivi in Sardegna torna a far discutere, soprattutto dopo che nuove ricerche condotte nella zona della Marmilla (Sardegna centrale) hanno fatto emergere un dato molto importante: i luoghi indicati in passato come possibili siti per lo stoccaggio non sono adatti.
La ragione principale è semplice ma decisiva, ce la spiega il geologo Luigi Sanciu. In queste aree l’acqua sotterranea si trova a poca profondità, troppo vicina alla superficie. Questo rappresenta un problema grave, perché uno dei criteri fondamentali per scegliere un sito adatto allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi è proprio che le falde acquifere siano ben protette e lontane dalla superficie, per evitare qualunque rischio di contaminazione.
Ma allora, perché queste zone erano state considerate “idonee”? La risposta sta nel fatto che all’epoca delle prime analisi non c’erano studi approfonditi sul sottosuolo della Marmilla. Mancavano dati aggiornati e precisi sull’andamento delle acque sotterranee. Le decisioni, quindi, si basavano su informazioni incomplete.
Oggi, grazie a nuove indagini più dettagliate, la situazione è molto più chiara: la Marmilla non è adatta a ospitare un deposito di rifiuti radioattivi. I rischi legati alla presenza di acqua troppo vicina al suolo sono troppo elevati per garantire la sicurezza necessaria in operazioni così delicate.
Questi nuovi dati sono fondamentali e dovrebbero essere tenuti in considerazione dalle istituzioni e dagli enti preposti. Fare scelte su temi così importanti senza conoscere bene il territorio è pericoloso, e la vicenda della Marmilla lo dimostra chiaramente. Una gestione responsabile dei rifiuti radioattivi richiede conoscenze scientifiche aggiornate e un’attenzione particolare alla tutela dell’ambiente e delle comunità locali. Solo così è possibile evitare errori e garantire davvero la sicurezza di tutti.

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