Dal dolore più grande può nascere un gesto di profondo amore. È quello compiuto dalla famiglia di Salvatore Mattiello, giovane di Bosa scomparso a soli 34 anni, che ha voluto ricordarlo con un dono prezioso destinato ai reparti di Nefrologia e Dialisi della Asl 5 di Oristano e Bosa.

Due holter pressori per il monitoraggio della pressione nelle 24 ore, una sonda ecografica per il controllo delle fistole artero-venose e dei cateteri centrali, e un bioimpedenziometro per la valutazione dello stato di idratazione dei pazienti: strumenti fondamentali per migliorare la qualità delle cure e la sicurezza di chi affronta quotidianamente la dialisi.

Il gesto nasce dal desiderio della madre di Salvatore, Rita Mannu, di ringraziare il personale sanitario che ha seguito con attenzione e umanità il figlio durante il suo percorso di cura, dal 2022 fino alla sua scomparsa nel novembre 2024. “Abbiamo voluto fare questo dono perché qui Salvatore è stato curato con cura ed amore,” ha raccontato la signora Mannu. “Era una persona generosa e buona, e avrebbe fatto lui stesso la stessa cosa. Mi ha suggerito lui questo dono.”

Durante una semplice ma toccante cerimonia nel centro dialisi di Bosa, la famiglia ha inaugurato anche tre targhe commemorative, simbolo di riconoscenza e memoria. La dottoressa Patrizia Vatieri, responsabile dell’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi, ha ricordato Salvatore con commozione: “Per noi non è stato solo un paziente. In lui tutti abbiamo rivisto i nostri figli. La sua solarità ci ha insegnato tanto. Questo dono ci emoziona e ci sprona a continuare con la stessa dedizione.”

Alla cerimonia erano presenti anche la direttrice amministrativa della Asl 5, Rosalba Muscas, che ha definito l’iniziativa “un segno concreto di fiducia e stima verso il lavoro del personale sanitario”, e il direttore sanitario dell’ospedale di Bosa, Stefano Madeddu, che ha aggiunto: “Pensare alla salute degli altri in un momento di dolore è un atto d’amore che merita tutta la nostra riconoscenza.”
Così, nel ricordo di Salvatore, il dolore si trasforma in speranza: un’eredità fatta di umanità, gratitudine e solidarietà che continuerà a vivere nei gesti quotidiani di chi cura e di chi lotta per la vita.
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