Coldiretti lancia l’allarme per l’invasione delle gazze nei campi della Sardegna
Arriva anche l’allarme per invasione delle gazze in Sardegna. Un fenomeno che secondo Coldiretti Nord Sardegna rischia di essere “fuori controllo”. “Un problema in più per gli agricoltori e che si aggiunge a quelli cronici causati da cornacchie, cinghiali
Arriva anche l’allarme per invasione delle gazze in Sardegna. Un fenomeno che secondo Coldiretti Nord Sardegna rischia di essere “fuori controllo”.
“Un problema in più per gli agricoltori e che si aggiunge a quelli cronici causati da cornacchie, cinghiali e tutti i selvatici che scorrazzano indisturbati nelle campagne”.
“La questione selvatici non è stata mai affrontata in modo serio e organico – ha denuncia il presidente Battista Cualbu – Le imprese agricole sono sole e disarmate davanti a un esercito sempre più numeroso, affamato e agguerrito, che fa razzie nelle nostre aziende. Gli strumenti messi in campo sinora sono stati inefficaci, insufficienti e non attuati completamente”.
Coldiretti lamenta l’assenza di un censimento o una stima numerica e della distribuzione geografica. “La Provincia non ha presentato i piani di contenimento delle specie in esubero per corvidi e cinghiali e ne servirebbe una straordinaria per le gazze – sottolinea Mario Puggioni, che rappresenta Coldiretti nel Comitato faunistico regionale – Durante le festività la Sardegna è diventata zona rossa e si sono perse sei giornate di caccia ai cinghiali dato che in ogni giornata di caccia si abbattono mediamente nell’isola 400 cinghiali, se non si introducono ulteriori giornate in gennaio quest’anno si abbatteranno 2mila e 400 cinghiali in meno”.
Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, per l’81% degli italiani l’emergenza cinghiali andrebbe affrontata col ricorso agli abbattimenti, incaricando personale specializzato. “Evitando l’ostacolo non si risolve il problema ma lo si acuisce, generando il malessere delle aziende e del mondo agricolo – conclude Cualbu – la fauna selvatica è fuori controllo, occorre utilizzare tutti gli strumenti disponibili e cercare collegialmente soluzioni vere e concrete”.
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La Sardegna è tra le 12 regioni italiane con un Rt superiore a 1 ma non andrà in zona arancione
La Sardegna è tra le 12 regioni italiane con un Rt superiore a 1 ma non andrà in zona arancione.
Lo ha riferito in una bozza il ministero della Salute: il ministro della Salute, Roberto Speranza in serata firmerà un’ordinanza che sarà in vigore a partire da domenica 10 e vedrà il passaggio in area arancione sino al 15 (quando scadrà il Dpcm) di Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto.
Nel periodo 15-28 dicembre 2020, l’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,03 (range 0,98 – 1,13), in aumento da quattro settimane e per la prima volta, dopo sei settimane, sopra uno. L’epidemia, si legge nel dossier Iss, si trova “in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti”.
La bozza parla di “un peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese. L’incidenza a 14 giorni torna a crescere dopo alcune settimane di decrescita, aumenta anche l’impatto della pandemia sui servizi assistenziali e questo si traduce in un aumento generale del rischio. Esiste un aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile dovuto ad un aumento diffuso della probabilità di trasmissione di SARS-CoV-2 sul territorio nazionale in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali è ancora alto nella maggior parte delle Regioni/PPAA”.
Questi i dati Regione per Regione:
Abruzzo 0.9
Basilicata 0.83
Calabria 1.14
Campania 0.83
Emilia Romagna 1.05
Friuli Venezia Giulia 0.91
Lazio 0.98
Liguria 1.02
Lombardia 1.27
Marche 0.93
Molise 1.27
Provincia autonoma Bolzano 0.81
Piemonte 0.95
Provincia autonoma di Trento 0.85
Puglia 1
Sardegna 1.02
Sicilia 1.04
Toscana 0.9
Umbria 1.01
Valle d’Aosta 1.07
Veneto 0.97
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