I legali di Cecilia Marogna chiedono la scarcerazione della loro assistita, detenuta nel carcere milanese di San Vittore dal 13 ottobre scorso.

Come riporta Adnkronos, la manager, coinvolta nell’indagine vaticana sull’ex numero 2 della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu, ha già negato il consenso alla sua estradizione. All’udienza, fissata per fine mese, potrà intervenire, se lo vorrà, la stessa Marogna, oltre alla sua difesa e al sostituto procuratore generale.

La Corte d’Appello avrà poi cinque giorni di tempo per prendere una decisione.  Nel mirino degli inquirenti vaticani sarebbero finiti bonifici per circa 500mila euro che la donna, accusata dalla magistratura del Vaticano di appropriazione indebita aggravata, avrebbe ricevuto dalla Santa Sede per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa, e che, quasi per la metà, sarebbero stati utilizzati per l’acquisto di beni personali.

Cecilia Marogna, 39 anni, cagliaritana. E su questo non ci piove, la mano sul fuoco (forse) possiamo metterla. Ma per tutto il resto quando mai si saprà dove sta la verità, dove la bugia, il romanzo e la spy story? La donna, protagonista di uno degli scandali Vaticani più seguiti di recente, è balzata agli onori della cronaca nazionale per il ruolo, non ancora bene identificato, e le relazioni avute con il cardinale Becciu quando era il numero due della segreteria di Stato e aveva accesso ai fondi vaticani.

La Marogna, che a tutt’oggi non risulta essere neanche laureata, a suo dire si è presentata a Becciu con una semplice email: il cardinale, sempre secondo quanto da lei riportato nell’intervista al Corriere della Sera, interessato al suo cv di esperta di geopolitica e di intelligence l’ha accolta a Roma facendola diventare depositaria di bonifici che ammontano alla bellezza di 490 mila euro (versati alla società slovena, per ora fantasma, la Logsic d.o.o. di cui risulta essere la titolare).

Quei soldi, secondo la donna, sarebbero pagamenti a seguito di prestazioni lavorative in Africa e Medio Oriente dove avrebbe costruito una rete di relazioni per proteggere Nunziature e Missioni da rischi ambientali e da cellule terroristiche. La metà dei quali poi sono andati spesi in profumi Chanel, poltrone Frau, borsette e beni di lusso, ma questa è un’altra, la millesima faccia, di questa storia.

Intanto, però, è stata arrestata con l’accusa di peculato per distrazione dei beni. Lei ora, difesa da Gioele Magaldi, massone del Grande Oriente democratico, viene così definita: “Cecilia Marogna è divenuta la pedina di un gioco molto più grosso, un’arma di distrazione di massa”. Oppure è lei la grande burattinaia? In attesa di come proseguiranno le indagini, per ora la si può di sicuro mettere in lizza come protagonista di un ipotetico romanzo alla Agatha Christie.