Girasole si prepara per la festa più attesa e sentita dell’anno, che coinvolge da sempre tutti gli abitanti del paesino costiero. Stiamo parlando dei festeggiamenti ( di natura sia religiosa che civile) in onore della Beata Vergine di Monserrato, patrona di Girasole. Si inizierà sabato 8 settembre con l’esibizione nell’anfiteatro comunale del gruppo etnico Kantidos e del cabarettista Marco Piccu, noto ai più per la sua collaborazione con il gruppo dei La Pola. Il “Comitato donne” di Girasole, organizzatore e promotore della festa, ha previsto invece per domenica 9 settembre la processione solenne del simulacro della Vergine per le vie del paese e la Santa Messa delle 19 presso la chiesa parrocchiale. Ad accompagnare il simulacro fino a destinazione, saranno le launeddas di Ignazio Lussu e il gruppo folk di Muravera. Anche i giovani di Girasole faranno la loro parte accompagnando la Vergine festosi e abbigliati con il tradizionale costume sardo. La festa vedrà il proprio epilogo nella serata di domenica, prima con i balli orchestrati da Ignazio Lepori e poi con lo spettacolo ( a quanto pare molto atteso dai giovani) del cabarettista Nicola Cancedda, che divertirà il pubblico con i suoi strambi personaggi e con le rivisitazioni in chiave comica di alcuni successi musicali.

Il tema dei rifiuti radioattivi in Sardegna torna a far discutere, soprattutto dopo che nuove ricerche condotte nella zona della Marmilla (Sardegna centrale) hanno fatto emergere un dato molto importante: i luoghi indicati in passato come possibili siti per lo stoccaggio non sono adatti.

La ragione principale è semplice ma decisiva, ce la spiega il geologo Luigi Sanciu. In queste aree l’acqua sotterranea si trova a poca profondità, troppo vicina alla superficie. Questo rappresenta un problema grave, perché uno dei criteri fondamentali per scegliere un sito adatto allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi è proprio che le falde acquifere siano ben protette e lontane dalla superficie, per evitare qualunque rischio di contaminazione.

Ma allora, perché queste zone erano state considerate “idonee”? La risposta sta nel fatto che all’epoca delle prime analisi non c’erano studi approfonditi sul sottosuolo della Marmilla. Mancavano dati aggiornati e precisi sull’andamento delle acque sotterranee. Le decisioni, quindi, si basavano su informazioni incomplete.

Oggi, grazie a nuove indagini più dettagliate, la situazione è molto più chiara: la Marmilla non è adatta a ospitare un deposito di rifiuti radioattivi. I rischi legati alla presenza di acqua troppo vicina al suolo sono troppo elevati per garantire la sicurezza necessaria in operazioni così delicate.

Questi nuovi dati sono fondamentali e dovrebbero essere tenuti in considerazione dalle istituzioni e dagli enti preposti. Fare scelte su temi così importanti senza conoscere bene il territorio è pericoloso, e la vicenda della Marmilla lo dimostra chiaramente. Una gestione responsabile dei rifiuti radioattivi richiede conoscenze scientifiche aggiornate e un’attenzione particolare alla tutela dell’ambiente e delle comunità locali. Solo così è possibile evitare errori e garantire davvero la sicurezza di tutti.