Sapere che il proprio marchio di fabbrica e di famiglia, è stato ‘esportato’ e ha varcato l’Isola, per un imprenditore dovrebbe essere il massimo della gratificazione. Nessuno purtroppo lo ha mai reso noto al nostro amico ristoratore.

Vi raccontiamo la storia.

Roberto Zorcolo, di punti di Vistanet, incontra Alberto Zucca, erede di un’azienda storica di famiglia, la “Trattoria Lilliccu” di Cagliari, quartiere Marina.

Ho chiesto ad Alberto come fosse venuto a conoscenza del fatto che la sua trattoria, incluso il suo marchio, fossero stati esportati in Giappone.  In che modo il suo brand, le foto del suo locale e del suo menù così particolareggiato, sono magicamente finiti in un paese nell’altro capo del mondo?

«Abbiamo clienti che arrivano da tutto il mondo- spiega il titolare- ma non mi sarei mai aspettato di vedere una replica, quasi identica, del ristorante di famiglia, riproduzioni fedeli del nostro menù e addirittura foto di mio fratello Francesco che serve ai tavoli, in una realtà così diversa dalla nostra come il Sol Levante».

«Chi frequenta la trattoria solitamente fa video, foto e recensioni – prosegue Alberto – e più volte nei motori di ricerca sul web è capitato di apparire in qualche rivista famosa, ma mai di avere qualcuno che si fosse talmente innamorato del nostro ristorante da riportare e ricostruirne il logo e persino il menù. Vorrei proprio assaggiare le loro pietanze e confrontarle con quelle servite da noi».

«Grazie alla cucina tipica, all’accoglienza e all’intrattenimento che offre da anni la nostra trattoria, i video vengono diffusi facilmente e condivisi in tutto il mondo. Proprio dal Giappone – afferma il ristoratore – abbiamo ricevuto moltissime recensioni e feedback».

Gli chiedo se questa sorta di “furto bonario” arrechi disturbo alla sua attività. Mi risponde: «Nessuna collera. Solo l’orgoglio per un prodotto e un’idea che piace anche in un paese dalla cultura così diversa dalla nostra. Lilliccu è una realtà forte ma, sicuramente, se dovessero riprodurre il nostro brand qui, in “casa nostra”, non sarebbe piacevole e non mi troverebbero così accondiscendente. Diciamo che, fino a quando sono così lontani, ben venga la pubblicità!»

Giusto o sbagliato? Punti di Vistanet.

Il tema dei rifiuti radioattivi in Sardegna torna a far discutere, soprattutto dopo che nuove ricerche condotte nella zona della Marmilla (Sardegna centrale) hanno fatto emergere un dato molto importante: i luoghi indicati in passato come possibili siti per lo stoccaggio non sono adatti.

La ragione principale è semplice ma decisiva, ce la spiega il geologo Luigi Sanciu. In queste aree l’acqua sotterranea si trova a poca profondità, troppo vicina alla superficie. Questo rappresenta un problema grave, perché uno dei criteri fondamentali per scegliere un sito adatto allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi è proprio che le falde acquifere siano ben protette e lontane dalla superficie, per evitare qualunque rischio di contaminazione.

Ma allora, perché queste zone erano state considerate “idonee”? La risposta sta nel fatto che all’epoca delle prime analisi non c’erano studi approfonditi sul sottosuolo della Marmilla. Mancavano dati aggiornati e precisi sull’andamento delle acque sotterranee. Le decisioni, quindi, si basavano su informazioni incomplete.

Oggi, grazie a nuove indagini più dettagliate, la situazione è molto più chiara: la Marmilla non è adatta a ospitare un deposito di rifiuti radioattivi. I rischi legati alla presenza di acqua troppo vicina al suolo sono troppo elevati per garantire la sicurezza necessaria in operazioni così delicate.

Questi nuovi dati sono fondamentali e dovrebbero essere tenuti in considerazione dalle istituzioni e dagli enti preposti. Fare scelte su temi così importanti senza conoscere bene il territorio è pericoloso, e la vicenda della Marmilla lo dimostra chiaramente. Una gestione responsabile dei rifiuti radioattivi richiede conoscenze scientifiche aggiornate e un’attenzione particolare alla tutela dell’ambiente e delle comunità locali. Solo così è possibile evitare errori e garantire davvero la sicurezza di tutti.