Porte immacolate e partita equilibrata nei primi 45’ al Franchi: il Cagliari è partito meglio rispetto ai viola, per poi perdere intensità nel corso della gara, permettendo alla Fiorentina di imbastire qualche azione pericolosa. Non sono mancate le occasioni da ambedue le compagini, molto impegnati nella riresa i due portieri, bravi nell’intercettare le palle pericolose e a salvare le rispettive porte. Un match equilibrato, pareggio che accontenta entrambe, nonostante la grande voglia di vincere, il Cagliari continua il suo percorso a testa alta.  

Primo tempo. Neanche 1’ minuto e Nainggolan spaventa subito agli avversari: tenta la conclusione da fuori area, a palla esce di poco a lato ma Dragowski è sembrato sulla traiettoria. Ancora Cagliari, al 5’ gol di Simeone, ma il guardalinee alza la bandierina. Controllo del VAR dove c’è Pairetto, che conferma il fuorigioco e si riparte con il calcio di punizione per la Fiorentina. Pericoloso intervento di Chiesa su Joao Pedro: Manganiello estrae il primo giallo del match.  Al 12’ prova il destro dalla metà campo Rog, che però tira largo. Al 16’ debole tiro di Chiesa che non preoccupa Cragno. Attaccano ancora i rossoblù, BIrsa per Simeone, ma viene intercettato da Dragowski. Buon inizio dei sardi: Simeone crossa per Joao Pedro, che non riesce a coordinarsi con il pallone.

Al 26’ Lirola di entra in area di rigore per sfidare Cragno, che salva senza troppe preoccupazioni la porta grazie anche un intervento, forse rischioso, di Klavan. Cooling break al 28’decretato da Manganiello, le squadre risentono del caldo umido di Firenze.  Al 32’ calcio di punizione per i viola: Duncan attraversa tutta l’area di rigore, tiro troppo lungo. Al 36’ Chiesa vanifica un’azione pericolosa della sua squadra, divenendo involontariamente difensore rossoblù. Al 39’ paura in casa Cagliari: Duncan calcia benissimo, ma la palla finisce sul palo interno e si salva così la porta di Cragno. Il Cagliari che ha iniziato meglio della Fiorentina, sembra aver abbassato i ritmi in questi ultimi minuti del primo tempo. Ancora i viola al 40’ e ancora palo con il sinistro di Ceccherini. Tremano i sardi. Risveglio del Cagliari in questo finale: destro letale di Joao Pedro, ma Dragowski si allunga e respinge a mani aperte. Manganiello concede 4’ di recupero. Subito Ribery impegna Cragno che tiene ancora intatta la porta.

Finisce 0-0 il primo tempo al Franchi, con il Cagliari partito meglio rispetto ai viola, ma la Fiorentina nel corso della gara è riuscita ad imbastire qualche azione pericolosa. Partita equilibrata in questi primi 45’.

Secondo tempo. Rientrano in campo le compagini, Iachini sostituisce Chiesa con Ghezzal, nessun cambio invece per Zenga. Al 51’ violento scontro tra compagni di squadra al limite dell’area viola: Manganiello ferma il gioco per accertarsi delle condizioni di Ghezzal, che si rialza e continua il gioco. Al 55’ grande azione del Cagliari: Nainggolan serve Nandez, che però tira dritto su Dragowski. Pressa ancora il Cagliari, altra bella giocata di Nandez per Simeone, che non è riuscito a smarcarsi bene, ma l’estremo difensore viola para anche questa. Altro cambio per Iachini: dentro Dalbert per Lirola. Intanto doppio calcio d’angolo per il Cagliari che si conclude in un nulla di fatto. Iachini sostituisce anche Badelj con Pulgar. Zenga dalla sua panchina concretizza i primi cambi: Ragatzu per Joao Pedro e Ionita per Rog. Punizione al 65’ della Fiorentina: Pulgar di destro, Milenkovic devia troppo alto.

Al 67’ ottimo tiro sinistro di Lykogiannis, ma non difficile per Dragowski. Sta dando continuità alla propria partita il Cagliari, che pressa la Fiorentina. Giallo per Mattiello al 71’ per intervento falloso su Duncan. Ultimi due cambi per Iachini: fuori Ribery per Cutrone e Vlahovic per Kouamè. Attacco inedito per la Fiorentina: Ghezzal, Cutrone e Kouamè. Al 78’ Kouamè sfida subito Cragno che con una grande parata manda in angolo.  Cambio anche per Zenga: dentro Faragò e fuori Birsa. Cartellino giallo per Duncan, già diffidato, riserva un calcio a Nandez. Gioco fermo al 82’: Ghazzel a terra chiede il cambio, per un problema all’adduttore destro. Fiorentina momentaneamente in 10 in questo finale al Franchi. L’algerino dopo qualche minuto chiede di rientrare. 5 i minuti di recupero concessi da Manganiello. 93’ fallo di Lykogiannis su Ghezzal. Brivido al 93’ per il Cagliari: i viola in calcio d’angolo stavano per andare in vantaggio. Ultimi minuti impegnativi per Cragno, molto reattivo e attento.  Finisce 0-0 atra Fiorentina e Cagliari.

Fiorentina (3-4-3): Dragowski; Milenkovic, Ceccherini, Caceres; Lirola (58’ Dalbert), Duncan, Badelj (60’ Pulgar), Venuti; Ribery (74’Cutrone), Vlahovic (74’ Kouamè), Chiesa (45’ Ghezzal). A disposizione: Brancolini, Terracciano; Dalbert, Dalle Mura, Igor, Terzic; Agudelo, Castrovilli, Ghezzal, Pulgar; Cutrone, Kouamé, Sottil. Allenatore: Beppe Iachini.

Cagliari (3-4-1-2): Cragno; Walukiewicz, Klavan, Lykogiannis; Nandez, Birsa (79’ Faragò), Rog (62’ Ionita), Mattiello; Nainggolan; Joao Pedro (62’ Ragatzu), Simeone. A disposizione: Ciocci, Rafael; Boccia, Faragò, Pisacane; Cigarini, Ionita, Lombardi; Paloschi, Ragatzu. Allenatore: Walter Zenga.

Arbitro: Gianluca Manganiello di Pinerolo.

Marcatori:

Ammoniti: Chiesa, Mattiello, Duncan, Lykogiannis

A c…..e Pompu: quando un paese sardo diventa sinonimo di lontananza cosmica.

Benvenuti a Pompu, il luogo che, nell’immaginario collettivo sardo, è un po’ la versione isolana di Timbuktu o, per i più avventurosi, della faccia nascosta della luna.

Non è una questione di chilometri, bensì di filosofia: se c’è un posto lontanissimo, irraggiungibile, una meta che neanche l’esploratore più testardo vorrebbe raggiungere, beh, quello è proprio Pompu. Il paese, situato nella zona centro-occidentale della Sardegna, in provincia di Oristano, si trova involontariamente al centro di un fenomeno linguistico isolano che lo ha reso famoso in tutta l’isola, ma non certo per le sue incredibili feste paesane o per un record mondiale. Stiamo parlando della coloratissima, e ironica, espressione sarda: A casin’e pompu.

Se per caso siete turisti e sentite un sardo esclamare questa frase, non pensate che si stia lamentando del traffico verso il borgo di Oristano, perché l’espressione è molto più profonda, e decisamente più spassosa. Questa frase, infatti, viene utilizzata quotidianamente per indicare una meta molto lontana o, peggio ancora, un luogo apparentemente inaccessibile. La parola “pompu” è il dialetto sardo che identifica, per l’appunto, il paese di Pompu. Tuttavia, nel momento in cui l’espressione viene pronunciata, non ci si sta affatto riferendo a quello specifico luogo geografico. È invece un vero e proprio modo di dire che denota una destinazione molto lontana o irraggiungibile per chi parla, indipendentemente dalla sua effettiva, e magari vicinissima, posizione in Sardegna.

Una delle caratteristiche più affascinanti della Sardegna è la sua varietà della sua lingua: ogni zona dell’Isola, con un tocco di genio e una spruzzata di ironia, ha le sue particolarità e le sue espressioni coloratissime, ma poche hanno avuto la fortuna, o la sfortuna, di diffondersi così tanto, trasformando un tranquillo paese nell’epitome della lontananza universale. Questo detto non fa che riflettere l’intrigante geografia dell’Isola e, diciamocelo, le sfide che la vita nell’entroterra e le sue strade tortuose hanno presentato nel corso dei secoli. La Sardegna è rinomata per la sua bellezza naturale e la sua diversità paesaggistica, ma è anche caratterizzata da aree remote e difficilmente accessibili, specialmente nelle regioni montuose e costiere, e Pompu, in questa cornice, è diventato il simbolo della fatica di chiunque debba raggiungere un luogo che si trova, letteralmente, dall’altra parte del mondo.

Questo detto sardo è ancora oggi ampiamente utilizzato nella vita quotidiana dell’isola, un vero e proprio inno all’esagerazione affettuosa tipica del popolo sardo. Quando un sardo vuole indicare un posto molto distante o difficile da raggiungere, non esita a dire: È proprio a casin’e pompu! È un modo colorito e pittoresco per descrivere una destinazione che può sembrare remota o lontana, anche se, ironia della sorte, non è necessariamente così: magari è solo il luogo in cui si è dimenticata la giacca, ma il viaggio per recuperarla appare già un’epopea degna di Ulisse.