(VIDEO) Riprende la protesta dei pastori: “Basta buttare il latte, ora giù le poltrone”

Ora bisogna «impedire che i 'signori padroni' del nostro consorzio continuino a giocare sulla nostra pelle - dice la donna -. Se non vogliamo che il nostro latte buttato a terra a febbraio non sia stata solo una perdita di tempo non dobbiamo aspettare che gli altri prendano decisioni per no».
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Parte questa volta da una voce femminile – ferma e decisa – la nuova ondata di proteste dei pastori sardi, di nuovo su tutte le furie dopo gli scarsi passi avanti scaturiti dopo le proteste di febbraio in cui migliaia di litri di latte ovino furono riversati nelle strade della Sardegna.
La voce che parla nel video, che sta facendo il giro del web e che è stato pubblicato su Facebook da Mauro Pili, inizia a parlare mentre viene aperto il rubinetto del latte. Questa volta però il rubinetto viene chiuso subito. «È tempo di cambiare le regole del gioco, cari pastori è tempo di finirla di buttare il nostro oro per strada» dice con fermezza la pastora, una donna che lavora in un’azienda della Baronia.
Ora bisogna «impedire che i ‘signori padroni’ del nostro consorzio continuino a giocare sulla nostra pelle – dice la donna -. Se non vogliamo che il nostro latte buttato a terra a febbraio non sia stata solo una perdita di tempo non dobbiamo aspettare che gli altri prendano decisioni per no».
++++ riparte la rivolta dei pastori dopo gli imbrogli La truffa del latte a 60 centesimi dopo le promosse truffaldine di ministri buffoni Ricevo e pubblico
Gepostet von Mauro Pili am Dienstag, 27. August 2019
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Sant’Elia, cala il sipario sul mercato civico: dopo 26 anni abbassa definitivamente le serrande

Ora resta la domanda: cosa succederà agli spazi lasciati vuoti? E soprattutto, quale futuro per i quartieri popolari, in una città che sembra trasformarsi sempre più in vetrina turistica, a scapito dei luoghi della vita quotidiana?
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Dopo oltre un quarto di secolo, il mercato civico di Sant’Elia abbassa definitivamente le serrande. Aperto l’8 dicembre 1998, era stato per anni un presidio di socialità e commercio, punto di incontro per residenti e commercianti di uno dei quartieri popolari più simbolici di Cagliari.
Negli ultimi tempi il mercato aveva perso progressivamente linfa vitale, fino a restare attivo con soli tre concessionari: due di loro hanno deciso di chiudere i box per sempre, mentre il terzo si trasferirà al mercato civico de Is Bingias a Pirri. La chiusura segna così la fine di una storia fatta di voci, profumi e quotidianità che per oltre vent’anni ha accompagnato la comunità.
L’addio al mercato ha suscitato amarezza e riflessione. «Oggi sono stato al mercato di Sant’Elia, è il suo ultimo giorno. Ho visto un mercato che chiude, che muore. O chiude tutta la città?» commenta Enrico Lobina, ex consigliere comunale e attivista cagliaritano. «Per tante cose non mi piace come è cambiata Cagliari e come sta cambiando. Di sicuro è una città non per chi ci abita e per chi ci vuole venire a vivere ed è una lavoratrice, un lavoratore, una giovane o un giovane. Però ci vedremo al prossimo bar che apre al centro, dove una birra costa 8 euro!»
Il mercato di Sant’Elia non era soltanto un luogo di acquisti: rappresentava una parte della memoria collettiva del quartiere, un microcosmo dove si intrecciavano storie di famiglie, piccole economie locali e relazioni di vicinato. La sua chiusura non è solo la fine di una struttura, ma un segnale più ampio del cambiamento urbanistico e sociale che attraversa Cagliari, sempre più segnata dal contrasto tra la spinta turistica e le necessità quotidiane dei residenti.
Ora resta la domanda: cosa succederà agli spazi lasciati vuoti? E soprattutto, quale futuro per i quartieri popolari, in una città che sembra trasformarsi sempre più in vetrina turistica, a scapito dei luoghi della vita quotidiana?

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