(VIDEO) Riprende la protesta dei pastori: “Basta buttare il latte, ora giù le poltrone”

Ora bisogna «impedire che i 'signori padroni' del nostro consorzio continuino a giocare sulla nostra pelle - dice la donna -. Se non vogliamo che il nostro latte buttato a terra a febbraio non sia stata solo una perdita di tempo non dobbiamo aspettare che gli altri prendano decisioni per no».
Parte questa volta da una voce femminile – ferma e decisa – la nuova ondata di proteste dei pastori sardi, di nuovo su tutte le furie dopo gli scarsi passi avanti scaturiti dopo le proteste di febbraio in cui migliaia di litri di latte ovino furono riversati nelle strade della Sardegna.
La voce che parla nel video, che sta facendo il giro del web e che è stato pubblicato su Facebook da Mauro Pili, inizia a parlare mentre viene aperto il rubinetto del latte. Questa volta però il rubinetto viene chiuso subito. «È tempo di cambiare le regole del gioco, cari pastori è tempo di finirla di buttare il nostro oro per strada» dice con fermezza la pastora, una donna che lavora in un’azienda della Baronia.
Ora bisogna «impedire che i ‘signori padroni’ del nostro consorzio continuino a giocare sulla nostra pelle – dice la donna -. Se non vogliamo che il nostro latte buttato a terra a febbraio non sia stata solo una perdita di tempo non dobbiamo aspettare che gli altri prendano decisioni per no».
++++ riparte la rivolta dei pastori dopo gli imbrogli La truffa del latte a 60 centesimi dopo le promosse truffaldine di ministri buffoni Ricevo e pubblico
Gepostet von Mauro Pili am Dienstag, 27. August 2019
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Rifiuti radioattivi, ecco perché la Marmilla non è adatta: ce lo spiega il geologo Luigi Sanciu

Rifiuti radioattivi in Marmilla? I nuovi studi dicono no.
Il tema dei rifiuti radioattivi in Sardegna torna a far discutere, soprattutto dopo che nuove ricerche condotte nella zona della Marmilla (Sardegna centrale) hanno fatto emergere un dato molto importante: i luoghi indicati in passato come possibili siti per lo stoccaggio non sono adatti.
La ragione principale è semplice ma decisiva, ce la spiega il geologo Luigi Sanciu. In queste aree l’acqua sotterranea si trova a poca profondità, troppo vicina alla superficie. Questo rappresenta un problema grave, perché uno dei criteri fondamentali per scegliere un sito adatto allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi è proprio che le falde acquifere siano ben protette e lontane dalla superficie, per evitare qualunque rischio di contaminazione.
Ma allora, perché queste zone erano state considerate “idonee”? La risposta sta nel fatto che all’epoca delle prime analisi non c’erano studi approfonditi sul sottosuolo della Marmilla. Mancavano dati aggiornati e precisi sull’andamento delle acque sotterranee. Le decisioni, quindi, si basavano su informazioni incomplete.
Oggi, grazie a nuove indagini più dettagliate, la situazione è molto più chiara: la Marmilla non è adatta a ospitare un deposito di rifiuti radioattivi. I rischi legati alla presenza di acqua troppo vicina al suolo sono troppo elevati per garantire la sicurezza necessaria in operazioni così delicate.
Questi nuovi dati sono fondamentali e dovrebbero essere tenuti in considerazione dalle istituzioni e dagli enti preposti. Fare scelte su temi così importanti senza conoscere bene il territorio è pericoloso, e la vicenda della Marmilla lo dimostra chiaramente. Una gestione responsabile dei rifiuti radioattivi richiede conoscenze scientifiche aggiornate e un’attenzione particolare alla tutela dell’ambiente e delle comunità locali. Solo così è possibile evitare errori e garantire davvero la sicurezza di tutti.

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