Da quasi 40 anni colleziona campanacci in bronzo per il bestiame e ora ha superato i 6 mila pezzi. Salvatore Devias, 47 anni, pastore di Orgosolo (NU), ha una collezione con la quale punta al record che ha messo su negli anni sin da bambino.

La collezione si trova nella casa dell’allevatore, ora in carcere, ben sistemata sotto una tettoia. È stato un amico dell’uomo, Nicola Dettori, 58 anni, anche lui originario di Orgosolo, a farla conoscere lanciando l’idea che questa collezione si possa trasformare in un museo. La moglie di Salvatore Devias ha accolto con entusiasmo l’idea e ora spera si possa realizzare.

«Chi si trova davanti a questa collezione rimane a bocca aperta per la visione di uno spettacolo meraviglioso – ha spiegato all’ANSA Dettori – Le campane sono tutte appese a dei tubi innocenti in base alla grandezza o in base all’utilizzo. Si tratta di una raccolta straordinaria che va esposta e fatta visitare».

«Dovremmo trovare un posto per ospitare l’esposizione: la collezione è molto grande e richiede uno spazio adeguato – ha detto la signora Devias – Mio marito ha acquistato o scambiato campane da ogni parte d’Europa e dall’Italia attraverso dei siti specializzati e una volta a casa le tratta come se fossero beni preziosi pulendole spesso e dando l’olio alle collane in pelle che stanno intorno ai manufatti».

Lo sapevate? Come si dice albicocca in sardo?

Una parola che in sardo fa sorridere (e arrossire) i più, non solo perché indica il famoso e ottimo frutto estivo. Scoprite perché.

Piricocu, frutto del desiderio (e non solo): quando l’albicocca in sardo fa arrossire più della frutta.

In sardo, specialmente nella variante campidanese, la parola che indica l’albicocca è talmente simpatica e carica di doppi sensi da far sorridere anche chi non ha mai messo piede in un frutteto. Stiamo parlando di “piricocu”, un termine che sì, descrive quel delizioso frutto estivo dalla polpa dolce e succosa, ma che nella lingua più ironica, tagliente e particolare del Mediterraneo, ha assunto significati ben più… stimolanti. Eh già, perché “piricocu” in sardo non si limita al cesto della frutta: può essere anche una bella ragazza (“Cussa picciocca esti unu bellu piricoccu”) e, per i più spinti, pure un modo allusivo e sfrontato per indicare l’organo femminile, specialmente se appartenente a una giovane e avvenente fanciulla. Insomma, la prossima volta che qualcuno vi offre unu “piricocu”, chiedete bene a cosa si riferisce: potrebbe essere una merenda o… un complimento ardito.