Questa non ci voleva: la Dinamo Sassari perde garatre della finale scudetto contro la Reyer Venezia. Finisce per 76-73 a favore degli ospiti, capaci di rimanere sempre in vantaggio in ogni quarto e rispedire al mittente i tentativi di rimonta dei sassaresi. Ci hanno provato Pierre e Thomas, croce e delizia in attacco; ci ha provato Gentile nel trovare le occasioni migliori nei momenti di maggior necessità. È mancata però la lucidità finale, quella che ha avuto Austin Daye nel decidere le sorti della sfida e firmare il 2-1 nella serie.

CRONACA.

Smith, Carter, Thomas, Pierre e Cooley è il quintetto di questa sera. Il primo possesso è per la Dinamo che guadagna solo un fallo, Bramos invece apre il tabellino con un buon canestro dalla media. Serve una inversione di Pierre dentro l’area per sbloccare i biancoblù, l’intraprendenza dei lagunari a rimbalzo dà fastidio a Cooley che deve lottare troppo con più avversari. Tripla di Haynes per il 7-2, Smith guadagna un canestro e fallo (con liberto segnato) e Pierre pareggia concludendo un break di 5-0. Thomas tenta di accendersi e si fa notare in due occasioni. C’è tanto equilibrio con continui botta e risposta, Watt stoppa Cooley e Pierre prima che Daye scriva 17-13 per gli ospiti. Pozzecco fa un po’ di turnover, Tonut però buca la retina e allora ci vuole la tripla di Gentile per far esplodere il pubblico di casa.

Tonut ha la mano calda e apre il secondo quarto con quattro punti, Thomas fa solo 1/2 dai liberi. La tripla di Giuri del 27-17 arriva dopo una azione spettacolare, Spissu risponde con la stessa moneta ed è una bella iniezione di fiducia. Tripla anche McGhee del – 4, Daye e Watt riportano ben avanti Venezia che controlla ottimamente in difesa e riesce a ripartire con più efficacia. Tripla pure per Stone, Daye batte ancora Polonara (35-24) mentre la tripla di Pierre viene sputata dal ferro. L’ala sassarese fa 2/2 dai liberi, Thomas si inventa un canestro in tuffo e De Raffaele deve chiamare il time out. Morbido Daye dalla media per il 37-28, Thomas appoggia ancora a tabellone per due punti. Il finale non premia Sassari, ma Watt sì: la Reyer va negli spogliatoi sul 39-32.

Al rientro in campo prima Thomas e poi Smith fanno sentire il fiato sul collo agli avversari, Stone però mette una tripla centrale che i sassaresi si fanno sfuggire. Una palla persa da Watt invita McGhee a correre e Pierre a segnare il – 2, Tonut brucia la retina con la tripla del 45-40. Lo segue Bramos e Pozzecco deve chiamare la sospensione sul nuovo + 8 degli ospiti. Tripla anche di Stone, Venezia scappa bene mentre i biancoblù spadellano facendo molta confusione. A Daye risponde Polonara (44-53), i due si punzecchiano e gli arbitri li richiamano ad una condotta regolare. Bomba di De Nicolao del + 12, Polonara non sbaglia dalla lunetta, Bramos mette il più classico dei 2+1.

Watt schiaccia eludendo Thomas, De Nicolao mette la tripla del 64-50. Bomba anche per Polonara, Venezia continua a giocare con scioltezza ma Spissu non ci sta e riduce ancora. Polonara serve a Thomas il 58-64, Watt esce per somma di falli, Thomas e Pierre riescono a pareggiare. Daye e Haynes riportano avanti gli ospiti, due palle perse consentono il + 7 di Daye (71-64). Thomas è glaciale dalla lunetta, Gentile mette la tripla del – 2 e Polonara pareggia. Tripla sanguinosa di Daye a 16″ dalla fine, Gentile e Daye fanno 2/2 dalla lunetta e qui si chiude la sfida: la Reyer vince per 76-73.

Il 27 aprile del 1902, ben 119 anni fa, si giocò a Cagliari la prima partita di calcio di cui si abbia memoria in Sardegna.

Bisognerebbe dire in realtà la prima partita di “fubalu” come ricorda bene la pagina Facebook dell’Associazione politico-culturale “A Innantis”, che racconta in un post curato da Ornella Demuru quel primo straordinario evento calcistico della Sardegna, descritto con dovizia di particolari da “Storie di football perduto” e  “Cronologia della Sardegna”.

“Fubalu” o “Fuba”: così infatti veniva chiamato nell’Isola lo sport inventato nel XIX secolo dagli inglesi e che appassiona ancora oggi miliardi di persone in tutto il mondo. La dicitura “calcio” non esisteva e la disciplina veniva chiamata, ovunque nel mondo, “football”. “Fubalu” era quindi, chiaramente, un adattamento linguistico diretto dall’inglese al sardo.

Il match si disputò in piazza d’Armi, e a sfidarsi furono due squadre divise dai colori azzurro e rosso, più o meno quelli che poi diventeranno i colori sociali del Cagliari.

Foto – Unione Sarda/Facebook A Innantis

L’incontro fu organizzato dall’associazione universitaria “Corda Fratres”, e in particolar modo Tullio Zedda, tra i primi ad imparare le regole del giuoco e a diffonderle in tutta la Sardegna.

«Secondo la stampa dell’epoca, in particolar modo L’Unione Sarda – racconta ancora Ornella Demuru di A Innantis – all’incontro assistette una folla enorme, e tanti altri preferirono godersi quel nuovo evento dal rondò di Buoncammino anziché dai bordi del campo. La partita iniziò alle 17.30 e durò un’ora e mezza, vennero pure giocati i tempi supplementari e il risultato fu di parità, 2-2, con questo strano score riportato dalle cronache: “i rossi un goal e un fallo, gli azzurri con due falli, dove per fallo si deve presumibilmente intendere il calcio di rigore”. La partita proseguì quindi ad oltranza e alla fine gli azzurri ebbero la meglio grazie ad un altro fallo. Ai posteri viene consegnata la cronaca dell’unico goal segnato su azione per opera di Giorgio Ballerini, attaccante dei rossi: “Il Ballerini dopo una corsa brillantissima, avendo sviato con la palla tutti gli avversari, la fece entrare dalla porta”».

Foto – Unione Sarda/Facebook A Innantis

«Ballerini è uno studente della facoltà di Medicina, Giorgio Ballerini che segnerà l’unico goal su azione – si legge ancora nel racconto di quel giorno -. Il cronista rileva inoltre che le squadre sono state “intimidite” dalla grande presenza di pubblico: “Tutta Cagliari aveva accettato l’invito ed aveva corrisposto in modo gentile al primo sforzo sportivo della studentesca universitaria assistendovi in una folla immane e tumultuosa”. Da quel momento fu amore a prima vista o quasi e le partite – giocate con regole e modalità proprie della Federazione Ginnastica – si moltiplicarono non solo a Cagliari ma anche su tutto il territorio sardo».