Cagliari, porto Canale: la nave Bahri Tabuk, “carica di bombe per lo Yemen”

"Basta alle morti innocenti e alle stragi": la protesta di chi, da stamattina, sta monitorando l'attività della nave porta container Bahri Tabuk, attraccata a Cagliari e diretta, pare carica di bombe, in Arabia Saudita
Cagliari: al porto Canale questa mattina è attraccata la nave porta container Bahri Tabuk. Secondo Cgil e Rete disarmo, la nave sarebbe stata caricata con decine di container pieni di bombe destinate all’Arabia Saudita. “I nostri porti continuano ad essere meta di navi del gruppo Bahri per i rifornimenti bellici ai Paesi sauditi”, dice il segretario nazionale della Filt Cgil, Natale Colombo, a seguito dell’attracco. Per il sindacalista, “il governo continua a tacere nonostante le denunce e le manifestazioni di protesta che ci hanno già visti impegnati in analoghi casi, prima a Genova e poi a Monfalcone”.
E continua: “Noi diciamo basta alle morti innocenti, non vogliamo essere complici delle stragi di incolpevoli civili e continuiamo ad essere fermamente contrari a tali rifornimenti perché violano gravemente le norme nazionali, europee ed internazionali”.
A lanciare l’allarme anche il Comitato per la riconversione della Rwm, la fabbrica di bombe con sede a Domusnovas, nel Sulcis: partita la richiesta al prefetto di Cagliari e all’Autorità portuale affinchè si adoperino “per evitare che la nave saudita imbarchi bombe destinate alla carneficina dello Yemen”. L’appello è rivolto anche ai lavoratori addetti alle operazioni di carico, ai vigili del fuoco e alle forze di pubblica sicurezza con l’invito a rifiutarsi di svolgere mansioni che eventualmente agevolino l’operazione.
Mariano Olla, il dolore dei suoi professori dell’istituto Meucci di Cagliari: “Ci mancherai, cucciolo”

Mariano aveva un desiderio semplice e profondo: essere promosso, trovare un lavoretto estivo, iniziare ad affrontare la vita con un po’ più di serenità.
Un dolore profondo ha colpito l’Istituto Meucci di Cagliari. Mariano Olla, 16 anni, è stato ritrovato senza vita nel mare di Sant’Elia, lasciando attoniti i compagni, i professori, il personale scolastico. Un ragazzo solare e fragile, come tanti alla sua età, che nonostante le difficoltà aveva appena concluso l’anno scolastico con risultati positivi. A esprimere il cordoglio è la comunità scolastica tutta, che con parole semplici e sincere racconta chi era Mariano, e quanto sia grande la ferita lasciata dalla sua scomparsa.
“La nostra scuola è in lutto. Siamo tutti sconvolti per la tua perdita, Mariano”, scrive l’Istituto Meucci in un messaggio carico di dolore e affetto. “Venerdì sera, mentre voi ragazzi eravate a festeggiare, anche noi prof avevamo appena finito gli scrutini. E per te erano andati bene”. Mariano frequentava la terza. Un anno complicato, fatto di novità, cambiamenti e anche di piccole battaglie quotidiane, come ricordano i suoi insegnanti.
“Non è stato un anno facile: professori nuovi, materie nuove, la voglia di giocare e chiacchierare coi compagni, anche durante la lezione”, raccontano. “Ma non era difficile entrare in relazione con te: bastava sorridere, essere gentili, e tu ricambiavi con spontaneità e dolcezza”. Dietro quell’apparente indifferenza mostrata a volte in classe, c’era un ragazzo capace di chiedere aiuto, con coraggio.
“L’atteggiamento di chi sembra disinteressato si alternava a momenti in cui avevi la forza di dire ‘non ci riesco’, ‘ho bisogno di una mano’. Eri forte, Mariano. Perché ci vuole forza, per chiedere aiuto”. I professori ricordano con commozione i piccoli progressi, i tentativi, gli impegni portati a termine, le frasi sussurrate con timidezza ma che restavano nel cuore.
“Era una soddisfazione immensa quando ti avvicinavi alla cattedra per consegnare il compito e dicevi: ‘Prof, mi sono impegnato’. O quando, dopo l’ultima verifica dell’anno, hai detto: ‘Prof, io non rispondo quando fa le domande perché sono timido, ma l’ho ascoltata, tutto l’anno’”.
Mariano aveva un desiderio semplice e profondo: essere promosso, trovare un lavoretto estivo, iniziare ad affrontare la vita con un po’ più di serenità. “Quando ci siamo salutati, l’ultimo giorno, avevi ancora qualche dubbio: ‘Prof, ma con lei ho la sufficienza?’”, scrivono gli insegnanti. “Vedi tu!”, ti abbiamo risposto, quasi a lasciarti sereno. Ma avevi ancora dubbi, ancora paura.
“Stai tranquillo, cucciolo”, si legge nel messaggio finale. “Non più dubbi, non più paura di non farcela. Ci mancherai, cucciolo”. Un addio straziante che parla d’amore, quello vero, che una scuola può dare. E che oggi si trasforma in memoria viva.

© RIPRODUZIONE RISERVATA