Accadde Oggi. Il 24 febbraio del 1990 morì Sandro Pertini
				#AccaddeOggi "Non è necessario essere socialisti per amare e stimare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità" (Indro Montanelli). Uomo autorevole e intransigente, nessun capo di Stato o uomo politico italiano ha conosciuto all'estero una popolarità paragonabile alla sua. Pertini riesce inoltre, nei lunghi anni in cui è presidente della Repubblica, a riaccendere negli italiani la fiducia nelle istituzioni e a mettere in atto un'aperta denuncia della criminalità organizzata e del terrorismo
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Alessandro Pertini nasce a Stella (in provincia di Savona) il 25 settembre 1896. Dopo aver frequentato il collegio dei Salesiani a Varazze, Sandro Pertini frequenta il liceo “Chiabrera” di Savona, e diviene collaboratore di “Critica Sociale” di Filippo Turati, il che contribuisce sicuramente ad avvicinarlo all’ambiente e all’ideologia socialista. Consegue una prima laurea in giurisprudenza, all’università di Genova e una seconda in scienze politiche nel 1924 a Firenze anno in cui entra in contatto con gli ambienti legati a Gaetano Salvemini e dell’interventismo democratico e socialista. La sua militanza politica inizia però nel 1918 con l’iscrizione al PSI. Tra i due titoli di studio acquisiti, Sandro Pertini vive la tragica esperienza del primo conflitto mondiale in seguito allo scoppio del quale, nel 1917, viene richiamato e inviato sul fronte dell’Isonzo e sulla Bainsizza; il suo ruolo è di sottotenente di complemento. Egli si distingue inoltre per un’azione particolarmente coraggiosa durante l’assalto al monte Jelenik e viene proposto per la medaglia d’argento al valore militare.
Nel 1922 entra al potere in Italia il fascismo con la marcia su Roma e il giovane avvocato Sandro Pertini diventa presto il bersaglio delle violenze squadriste, ma è l’assassinio di Matteotti che lo fa scendere in campo in modo definitivo, caparbio e determinato: saranno anni durissimi di condanne, pestaggi ed esilio. Il 22 maggio 1925 Sandro Pertini è arrestato, e il 3 giugno condannato a 8 mesi di detenzione (oltre che al pagamento di un’ammenda) per diversi reati tra i quali quello di stampa clandestina. Egli ha, infatti, distribuito il foglio clandestino “Sotto il barbaro dominio fascista” nel quale rivendica la paternità di alcuni scritti antifascisti e individua la responsabilità della monarchia nel perdurare del regime fascista. La violenza più pesante da parte delle forze antifasciste è quella del 1926 a seguito della quale Sandro Pertini finisce ricoverato all’ospedale, ferito in modo grave. Nel dicembre dello stesso anno, viene condannato al confino per 5 anni, a seguito della proclamazione delle leggi eccezionali anti-fasciste.
Da questo momento in poi Pertini entra in contatto con altri personaggi che sono stati protagonisti della storia d’Italia di quegli anni: Filippo Turati e Antonio Gramsci, Giuseppe Saragat, nonché Leo Valiani e Luigi Longo (con questi ultimi due organizzerà nell’aprile del 1945, l’insurrezione di Milano). Datosi alla macchia e alla clandestinità, si dedica ad organizzare la fuga di Filippo Turati, leader del socialismo riformista. Accompagnerà quest’ultimo in Corsica, mentre gli altri protagonisti dell’impresa Ferruccio Parri e Carlo Rosselli, vengono intercettati sulla strada del ritorno in Italia, catturati e processati a Savona il 14 settembre 1927, infine condannati a 10 mesi di reclusione. Anche Turati e Pertini sono condannati, però in contumacia. Tra le azioni importanti di Sandro Pertini in esilio ricordiamo nel 1928 la costituzione di una trasmittente radio a Eze (vicino a Nizza), con la quale riesce a svolgere la sua azione di propaganda contro il fascismo. Insofferente della vita dell’esule egli organizza ben presto il rientro in Italia che gli riesce con un passaporto falso: viene però catturato il 14 aprile 1929, dopo solo 20 giorni di libertà in patria. Condannato a 10 anni e 9 mesi di reclusione il 30 novembre dello stesso anno, inizia il duro carcere dove si ammala. Nel 1930 viene trasferito nella casa di malati cronici di Turi dove incontra un altro leader dell’antifascismo: Antonio Gramsci. Due anni dopo viene trasferito nel sanatorio giudiziario di Pianosa e le sue gravi condizioni di salute inducono la madre a chiedere la grazia per lui. Sandro Pertini respinge la domanda e risponde in toni durissimi alla madre con la quale si verifica una frattura.
Pertini riacquista la libertà solo nell’agosto del 1943 (dopo 14 anni), dopo aver vissuto nei confini di Ponza (1935), delle Tremiti (1939) prima e a Ventotene poi. Gli anni del secondo conflitto mondiale vedono Sandro Pertini sempre attivo sulla scena politica, data la sua partecipazione alla costituzione del partito socialista, nel quale opera fino all’ottobre del 1943 (Sandro diventerà responsabile dell’organizzazione militare), momento in cui viene arrestato dai nazi-fascisti insieme a Giuseppe Saragat. Qui rischia la vita poiché viene condannato a morte ma viene liberato grazie a un’azione dei partigiani il 24 gennaio 1944; è tra i partigiani che incontra la sua futura moglie Carla Voltolina, che allora operava come staffetta partigiana. Gli anni successivi saranno dedicati all’organizzazione del partito in particolare nel nord Italia e dal ritorno a Roma nel luglio 1944, dopo la liberazione della capitale da parte degli alleati.
Esponente di spicco del partito socialista, ne diviene segretario nel 1945, viene eletto alla Costituente e poi deputato, sarà direttore dell'”Avanti!” negli anni 1945-1946. Nel 1968 viene eletto presidente della Camera dei Deputati e diviene presidente della Repubblica nel 1978. Uomo autorevole e intransigente, nessun capo di Stato o uomo politico italiano ha conosciuto all’estero una popolarità paragonabile a quella da lui acquistata, grazie ad atteggiamenti di apertura ed eccezionale schiettezza nei suoi incontri diplomatici. Sandro Pertini riesce inoltre, nei lunghi anni in cui è presidente della Repubblica, a riaccendere negli italiani la fiducia nelle istituzioni e a mettere in atto un’ aperta denuncia della criminalità organizzata e del terrorismo (definirà l’attività della Mafia come “la nefasta attività contro l’umanità”). Una delle sue immagini più note e ricordate è quella di quando, sorridente ed esultante, dalla tribuna gioisce per la vittoria della nazionale di calcio italiana ai mondiali di Spagna del 1982. Sandro Pertini si spegne il 24 febbraio del 1990 all’età di 94 anni.
        
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Il Cagliari lotta per un tempo ma si arrende all’Olimpico contro la Lazio

Buon Cagliari a Roma ma gli uomini di Pisacane alla fine si arrendono (0-2) alla Lazio.
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Il Cagliari lotta per un tempo ma si arrende all’Olimpico contro la Lazio.
Buon Cagliari a Roma ma gli uomini di Pisacane alla fine si arrendono (0-2) alla Lazio. La Lazio accelera nella ripresa e il Cagliari cade ancora: Isaksen e Zaccagni decidono all’Olimpico.
Il Cagliari esce sconfitto per la seconda volta in pochi giorni e vede allontanarsi la zona di sicurezza della classifica. All’Olimpico la Lazio si impone 2-0, sfruttando la superiorità tecnica e la maggiore brillantezza nella ripresa. A decidere la gara sono due splendide conclusioni di Isaksen e Zaccagni, che nel secondo tempo piegano la resistenza dei rossoblù dopo una prima parte equilibrata ma povera di emozioni.
Pisacane sceglie di ripartire con il 4-3-1-2, confermando gran parte dell’undici visto nel turno precedente. Palestra viene spostato a sinistra, una mossa pensata per contenere le accelerazioni di Lazzari e Zaccagni. L’inizio è bloccato: i ritmi bassi e le difese attente limitano le occasioni da gol. Il primo squillo arriva al 4’, quando Prati ci prova da fuori area dopo un corner, ma il suo tiro sorvola la traversa. Al quarto d’ora è Gaetano a trovare Folorunsho con un passaggio filtrante, ma il destro dell’esterno è troppo debole per impensierire Provedel. Anche Esposito, al 20’, non trova la mira su un pallone vagante al limite.
Gaetano accusa qualche problema fisico ma resta in campo, mentre la Lazio cresce con il passare dei minuti. Al 27’ Cataldi mette in mezzo un cross basso dopo uno schema su calcio d’angolo, e Palestra in scivolata riesce a liberare. Subito dopo Zaccagni crea scompiglio: supera Zappa, serve Bašić, ma il mancino del centrocampista finisce alto. Lazzari, pochi istanti più tardi, mette un altro pallone pericoloso in mezzo che Zaccagni gira a lato di un soffio. I biancocelesti aumentano la pressione e al 31’ costringono Caprile al primo vero intervento decisivo, un tuffo spettacolare sul tiro a giro di Marušić. Nel finale di tempo il Cagliari sfiora il vantaggio con Folorunsho, che raccoglie una punizione di Esposito e calcia da posizione defilata trovando la risposta di Provedel, poi Luperto vede il suo tentativo ribattuto. Il primo tempo si chiude senza reti ma con la sensazione che la Lazio stia prendendo il controllo.
La ripresa si apre con un cambio forzato per Sarri, che sostituisce Romagnoli con Provstgaard. Il Cagliari parte con buon piglio, ma spreca subito due occasioni potenzialmente interessanti: Esposito serve Borrelli, che calcia malamente, poi Gaetano fugge in contropiede ma conclude debolmente di sinistro. I rossoblù danno l’impressione di poter colpire, ma mancano di precisione nell’ultimo passaggio. Al 53’ Mina prova di testa su cross di Palestra, senza fortuna.
La partita si accende al 65’. Isaksen, fino a quel momento contenuto, riceve sulla destra, punta Palestra, si accentra e lascia partire un sinistro magnifico che si infila all’incrocio. È il gol che sblocca la gara e taglia le gambe al Cagliari. Pisacane tenta di reagire inserendo Luvumbo e Kılıçsoy al posto di Esposito e Borrelli, ma la Lazio gestisce bene il vantaggio, affidandosi all’esperienza di Vecino, entrato poco prima. Al 75’ Adopo ci prova dalla distanza, ma Provedel blocca senza difficoltà.
Negli ultimi minuti il Cagliari si riversa in avanti con generosità. Pavoletti e Idrissi entrano per dare peso all’attacco, e proprio il centravanti, all’82’, sfiora la deviazione vincente su un cross di Prati. Poco dopo Felici calcia con potenza, ma Guendouzi si oppone col corpo, evitando il pareggio. La Lazio, pur arretrando, resta pericolosa in contropiede e al 90’ chiude definitivamente i conti: un errore in uscita di Prati consente a Zaccagni di recuperare palla, accentrarsi e firmare con un destro preciso il 2-0 finale.
Per il Cagliari è un’altra serata amara, fatta di buone intenzioni ma poca concretezza. La Lazio, invece, ritrova serenità e continuità di risultati, dimostrando di saper colpire nei momenti decisivi. I rossoblù tornano a casa senza punti, con la necessità di ritrovare fiducia e lucidità prima che la classifica diventi davvero complicata.
          
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