Restyling piazza Matteotti: aperto il cantiere per lo studio
Piazza Matteotti di nuovo ai cittadini: partono gli studi dei sottofondi e degli apparati radicali degli alberi. La piazza, sottoposta a vincolo monumentale dagli anni ’90, verrà restituita alla città
Aperto il cantiere per lo studio di piazza Matteotti con la finalità di acquisire le informazioni necessarie alla predisposizione del relativo progetto di restauro e riqualificazione.
Saranno, quindi, verificate la condizione dei sottofondi e degli apparati radicali degli alberi presenti nella piazza, così da individuare le migliori pratiche silviculturali che garantiscano la buona salute del patrimonio verde monumentale assicurando al contempo il miglioramento funzionale ed estetico dei luoghi. La piazza, sottoposta a vincolo monumentale dagli anni ’90, sarà restituita ai cittadini nella sua funzione di porta della città e raccordo tra la futura stazione intermodale e il centro storico.
L’intervento si inserisce in un quadro più generale di riqualificazione della stazione ferroviaria e delle aree ad essa connesse, obiettivo alla base di un protocollo recentemente firmato con RFI e Ferrovie dello Stato.
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Lo sapevate? Nelle acque della Sardegna antica nuotavano le “tartarughe dal guscio molle”
Qual è la caratteristica principale delle tartarughe e delle testuggini? Be’, senza ombra di dubbio il loro duro carapace. E se vi dicessimo che in Sardegna erano diffusissime, però, le cosiddette “tartarughe dal guscio molle”?
«Tartarughe e testuggini sono rettili molti antichi e particolari, quando pensiamo ad esse la prima cosa che ci viene in mente è probabilmente il loro duro carapace, sistema difensivo che in molti casi le rende una “pietanza complicata” per molti predatori.»
Il dottor Daniel Zoboli, paleontologo dell’Università di Cagliari, ci conduce per mano in un viaggio all’indietro del tempo, quando animali che fatichiamo anche a immaginare erano molto diffusi.
«Quello che forse molte persone non sanno è l’esistenza di un particolare gruppo di questi animali che è sprovvisto del caratteristico guscio rigido e ricoperto di placche cornee. Questo è il gruppo delle cosiddette “tartarughe dal guscio molle”.»
Niente placche cornee – su dorso e ventre – per quelli che, come chiarisce il dottore, erano voraci predatori, sebbene dall’aspetto (per noi) bizzarro.
«Attualmente sono diffuse nei fiumi e nei laghi africani, asiatici e americani ma un tempo erano presenti anche in Europa. I loro fossili sono infatti relativamente comuni in molti depositi sedimentari cenozoici tra cui quelli che oggi affiorano in Sardegna. I primi fossili sardi di queste particolari tartarughe sono stati raccolti dal paleontologo Domenico Lovisato nell’area di Cagliari tra la fine dell’800 e i primi del 900 ma altri interessanti reperti sono venuti alla luce nella seconda metà del secolo scorso e sono stati studiati dalla paleontologa sarda Ida Comaschi Caria.»
«In un recente lavoro pubblicato assieme ad altri colleghi di diversi istituti, abbiamo fatto un sunto sulle conoscenze riguardanti le tartarughe fossili della Sardegna ed è emerso che le “tartarughe dal guscio molle” sono tra le più antiche e numerose nella nostra isola» chiarisce lo studioso. «I fossili più antichi risalgono infatti all’epoca chiamata Eocene (circa 50 milioni di anni) e sono stati ritrovati nella miniera di carbone di Nuraxi Figus (Gonnesa). Quelli più recenti, si fa per dire, risalgono invece ad appena 7-10 milioni di anni fa e provengono dall’area di Cagliari.»
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