Il favoritissimo della vigilia Anastasio vince la dodicesima edizione del talent show X Factor. La sua forza è risultata inscalfibile anche da Luna Melis, la sedicenne sarda (di Uta) giunta fino alla finale del programma di Sky con la nomea di essere un piccolo fenomeno nel contesto musicale contemporaneo. Ha dato tutto, cantato canzoni dalla grande energia ma il verdetto è stato chiaro: terzo posto. Esattamente come quattro anni fa a “Io Canto”.

La finalissima di X Factor di Luna comincia con l’omaggio alle vittime del concerto di Corinaldo di sabato scorso con una rivisitata “Heroes” di David Bowie cantata assieme ai colleghi in lizza per la vittoria. Poi si ritrova al fianco di Marco Mengoni per intonare il pezzo “Ti ho voluto bene veramente” con assoluta leggerezza, tenendo testa al più illustre performer e scatenando l’ovazione del pubblico. Il suo coach Manuel Agnelli la loda con giudizio: «Dove la metti, sta. Ha dimostrato di avere personalità e coraggio nel duetto». È la prima a passare alla seconda manche, in una roulette che elimina a sorpresa i Bowland.

Al momento dei medley la ragazzina terribile presenta “Mica Van Gogh“, “God is Woman” e “Blue Jeans” con grande sicurezza. «Tu su un palco hai una energia adatta a tenere un concerto in un palasport» annuncia Lodo Guenzi, appena prende parola. Fedez gli augura di aprire una carriera di alto livello anche a livello di scrittura, mentre Agnelli si spinge oltre: «Non abbiamo in Italia artiste di questo calibro, sono molto orgoglioso di lei. Ha una voce pazzesca». Anastasio e Naomi rispondono con altre due esibizioni di altissimo livello che rendono incerto il passaggio alla sfida finale. Ed infatti finisce terza, seppur con tutti gli onori dei giudici e gli applausi scroscianti del pubblico del Forum.

Negli anni Settanta, in via Cocco Ortu, c’era una boutique che più di ogni altra riuscì a intercettare i sogni, lo stile e le ambizioni di un’intera generazione. Non era soltanto un negozio di abbigliamento maschile, ma un vero punto di riferimento per chi voleva vestire alla moda, senza lasciare Cagliari.

L’intuizione fu semplice e allo stesso tempo rivoluzionaria: viaggiare fino a Roma per scoprire le ultime tendenze e portarle in Sardegna, anticipando mode che altrove sarebbero arrivate molto più tardi. Dietro quell’idea c’era un imprenditore visionario, che diede alla boutique il proprio nome, trasformandola in un simbolo di eleganza e modernità. Avete capito di chi parliamo? Si tratta di Bruno Sechi e della sua boutique Brunse, che venne chiamata così per il nome del proprietario.

Foto condivisa da A.Soro nel gruppo FB, Cagliari Tra Passato e Presente Notizie Arte e Cultura

Tra quelle vetrine sono passate camicie dal collo largo, pantaloni scampanati, loden, cinturoni con maxi fibbie: capi che oggi raccontano un’epoca e che allora rappresentavano il desiderio di distinguersi. I giovani cagliaritani trovavano tutto ciò che serviva per sentirsi al passo coi tempi, mentre tra i clienti più affezionati figuravano anche i calciatori del Cagliari, icone di stile e successo.

Nel 1979 il negozio cambiò nome in Brillantina, segnando una nuova fase della sua storia, ma senza perdere la propria identità. Il successo fu tale che il format venne replicato anche a Quartu, dove Riccardo Sechi, fratello del fondatore aprì un altro punto vendita, mantenendo lo stesso stile e la stessa filosofia.

Oggi quelle immagini in bianco e nero, con i commessi e il proprietario ritratti davanti alla boutique, raccontano molto più di un’attività commerciale: raccontano un momento in cui la moda diventò linguaggio, appartenenza e sogno condiviso, lasciando un segno indelebile nella memoria della città.