Nuove tecnologie per i rilevatori satellitari di aerei. In Sardegna lo sviluppo di un progetto milionario
Il sistema di navigazione inerziale è una tecnologia che consente di riconoscere la posizione di un oggetto in qualunque punto e in ogni momento sfruttando l'asse di rotazione della Terra, al contrario del notissimo Gps, che opera solo se è garantita la copertura da parte del satellite.
Un progetto milionario per la ricerca e lo sviluppo di un sistema di rilevazione satellitare in grado di funzionare anche senza il segnale gps, con sensori montati sugli aerei di cui devono stimare posizione e velocità. Culla di questa avanguardia del volo aereo sarà la Sardegna che diventerà un centro di eccellenza internazionale con la sperimentazione, attraverso i propri aeroporti, di nuove tecniche che rendano più sicura e precisa l’attività di volo.
Il progetto si chiama “BAT: Sistema innovativo di navigazione aerea basato su sistema inerziale” ed è finanziato da 8 milioni e 200mila euro, in gran parte stanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico e cofinanziato dalla Regione con poco meno di 1 milione (984mila euro), pari al 12% del costo complessivo. Se la ricerca andrà a buon fine, però, la Sardegna si candida ad ospitare l’azienda che produrrà questi rilevatori con ricadute economiche e occupazionali.
L’Accordo di programma che dà il via al progetto di investimento delle società Lion Consulting, Airbus, Gem Elettronica e Wes Trade si colloca all’interno della collaborazione tra Regione, con il Centro regionale di programmazione, e Mise, per consentire il cofinanziamento regionale dei progetti di rilevante e significativo impatto sulla competitività del sistema produttivo sardo che partecipano a procedure nazionali. A marzo del 2018 il progetto è stato valutato positivamente dal CNR, il Centro Nazionale di Ricerca.
Il sistema di navigazione inerziale è una tecnologia che consente di riconoscere la posizione di un oggetto in qualunque punto e in ogni momento sfruttando l’asse di rotazione della Terra, al contrario del notissimo Gps, che opera solo se è garantita la copertura da parte del satellite. In più il sistema inerziale indica la posizione dell’oggetto cercato con precisione millimetrica. Già utilizzato sulle navi e per applicazioni terrestri, in ambito aeronautico si stanno studiando dei sistemi integrati complessi e degli algoritmi in alcune fasi specifiche del volo, una sorta di “reingegnerizzazione” del sistema. Molti costruttori di sistemi di navigazione sono infatti continuamente alla ricerca di sistemi alternativi per sopperire alla mancanza temporanea del segnale radio proveniente dai satelliti o a causa della orografia del terreno particolarmente limitante (barriere naturali, montagne, palazzi alti). Tutti ostacoli che saranno superati se la ricerca che si farà in Sardegna andrà a buon fine.
Saranno sette le fasi del progetto BAT: progettazione del sistema integrato complesso; realizzazione meccanica del sistema integrato; programmazione del software di controllo; realizzazione di una infrastruttura di test presso l’aeroporto scelto; esecuzione delle prove e sperimentazione attraverso test; registrazione e analisi dei risultati; sintesi dei risultati e contributo all’innovazione ottenuto.
«Il progetto prevede l’impiego di risorse altamente qualificate del settore aerospaziale sardo, e questo significa un elevato sviluppo di quelle aziende che sono alla ricerca di nicchie di mercato su questo tema. L’intero indotto avrà il beneficio di una crescita infrastrutturale, occupazionale e tecnologica, e l’intera infrastruttura rimarrà in eredità alla Regione che potrà utilizzarla con successive attività di test e sperimentazione. Il progetto – ha dichiarato l’assessore della Programmazione Raffaele Paci – ha inoltre un elevato impatto occupazionale sia in fase di elaborazione che di esecuzione, ma soprattutto in previsione dell’industrializzazione del prodotto, che ha prospettive di grande rilievo a livello regionale e nazionale».
Il progetto BAT rientra in una più ampia collaborazione con il Mise, che prevede appunto il finanziamento di progetti particolarmente strategici per la Sardegna. La Regione ha messo complessivamente a disposizione 25 milioni di euro attraverso la programmazione unitaria, e ha già cofinanziato tre importanti progetti. Lo Space Propulsion Test Facility (SPTF) di Avio nel Sarrabus, infrastruttura tecnologica unica in Italia e in Europa che, con un investimento di 26 milioni (5 la quota regionale) e circa 35 assunzioni interamente sul territorio fra informatici, chimici, ingegneri oltre a tutto l’indotto, permetterà alla Sardegna di diventare strategica nella filiera dello spazio a livello mondiale. L’ampliamento della Antica Fornace Villa di Chiesa nella piana di Ottana, anche in questo caso 5 milioni di cofinanziamento per un progetto da 50 milioni e 92 nuove assunzioni. Quattro progetti di sviluppo turistico in Gallura, investimento di 44 milioni (5 regionali), 54 nuovi posti di lavoro.
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Lo sapevate? In Sardegna esiste il formaggio di pecora nera
Sono numerose le testimonianze di persone anziane che fanno risalire la pratica dell’allevamento di pecore nere di Arbus e della relativa produzione di formaggio ad oltre 100 anni fa.
La pecora nera di Arbus costituisce una delle più importanti biodiversità animali della Sardegna. Il suo nome deriva dal paese di Arbus, situato nella parte sud occidentale della Sardegna e caratterizzato da un territorio vocato per l’attività agropastorale, in particolare per l’allevamento caprino e ovino, grazie alla presenza di estese superfici a pascolo, collinari e ricoperte di macchia mediterranea. La pecora nera di Arbus, particolarmente adattabile e resistente ai pascoli di collina, è sempre stata utilizzata per la sua lana nera con la quale si tesse l’orbace, tessuto utilizzato per la confezione di abiti e costumi tradizionali e per “su saccu”, coperta utilizzata dai pastori per le sue proprietà impermeabili dalla pioggia e dal freddo. Gli agnelli neri, ad una età fra i 6/7 mesi, garantivano un vello morbido utilizzato per confezionare “sa besti”, un cappotto impermeabile che proteggeva i pastori dalle intemperie. La presenza di caratteri ancestrali suggerisce che la pecora nera sia in parte sfuggita, in particolare nel territorio di Arbus, al processo di selezione che ha invece interessato la razza Sarda. È probabile che cioè sia avvenuto, oltre che per le capacità di adattamento all’ambiente, anche per il mantenimento di alcune attività artigianali proprie della zona, quale quella della produzione dei coltelli e della lavorazione della lana.
Le diverse tipologie di formaggio, prevedono la breve stagionatura, con consumo entro i 60 giorni e la lunga stagionatura, a partire dai 120 giorni e fino ad oltre un anno di maturazione. Il formaggio a breve stagionatura si consuma entro i 60 giorni dalla produzione. Il peso variabile crea una vera e propria gamma in grado di soddisfare le diverse esigenze dei consumatori. Al taglio la pasta si presenta di colore bianco con occhiatura regolare e ben distribuita. La buona umidità del prodotto e la tecnologia di trasformazione adottata fanno si che il prodotto risulti totalmente mantecabile al palato sprigionando sentori legati alla qualità del latte conferendo una complessità di aromi difficilmente riscontrabili in prodotti con meno di 60 giorni di maturazione. L’uso di tecnologia produttiva completamente a freddo mantiene inalterati i sentori del latte ascrivibili alle caratteristiche dei pascoli e della macchia mediterranea prospiciente il mare. Con il progredire della maturazione sprigiona intensi caratteri di sapidità e piccantezza.
Lavorazione e conservazione – Il formaggio, prima dell’avvento dei caseifici e minicaseifici, veniva prodotto all’interno di piccoli fabbricati costituiti da un unico locale (Sa domu de su casu – La casa del formaggio) in cui si svolgevano tutte le fasi di produzione, trasformazione e stagionatura del formaggio. Al centro di questo locale era sistemato lo spazio destinato al fuoco (sa forredda) in cui si procedeva al riscaldamento del latte posto all’interno di un contenitore in rame (su caddaxiu) che veniva utilizzato per la coagulazione dello stesso latte. Nel medesimo locale veniva fatta la salatura e la stagionatura del formaggio che veniva affumicato con le essenze di macchia mediterranea. A partire dagli anni 60, con la nascita dei caseifici e successivamente dei primi mini-caseifici, nel rispetto della tradizione, si continua a produrre queste tipologie di formaggi, con l’apporto di piccole varianti alla tecnologia, legate alla introduzione di nuove attrezzature e all’esigenza del rispetto delle norme igienico sanitarie.
Storia e tradizione – Le testimonianze raccolte hanno evidenziato che l’allevamento della pecora nera di Arbus è praticato da tempo immemore, grazie alla rusticità e all’adattabilità di questa razza, e ai pascoli cespugliati di collina che caratterizzano il paesaggio agricolo di questo comune. Arbus è infatti situato nella parte sud occidentale della Sardegna e ha ben 47 chilometri di territorio bagnato dal mare. Dall’archivio del Comune provengono i documenti storici che hanno consentito di avviare lo studio e la richiesta di istituzione del registro anagrafico della pecora nera di Arbus. Da sempre esiste uno stretto legame tra questa comunità e la pecora nera; un legame che di fatto ha condizionato le attività sociali, economiche ed in particolare agricole e artigianali. Sono presenti aziende che praticano l’allevamento con greggi costituite esclusivamente da pecore nere, le quali, in continuità con la tradizione, producono formaggi a latte crudo e ricotta mediante la trasformazione di questo latte che presenta caratteristiche organolettiche uniche. I formaggi di pecora nera di Arbus hanno avuto e stanno avendo importanti riconoscimenti nell’ambito di concorsi a carattere regionale e nazionale. Una delle caratteristiche di tale prodotto è la lavorazione artigianale, condotta all’interno di costruzioni antiche in pietra e mattoni crudi destinate alle procedure di caseificazione. Sono numerose le testimonianze di persone anziane che fanno risalire la pratica dell’allevamento di pecore nere di Arbus e della relativa produzione di formaggio ad oltre 100 anni fa. Fonte Laore, Sardegna Agricoltura.
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