Chi di voi non si è mai dato appuntamento con gli amici a La Bussola per un caffè prima di partire per qualche gita o per raggiungere le spiagge di una Villasimius o di una Costa Rei che, quando esisteva solo la litoranea, sembrava lontana anni luce da Cagliari? Come spesso accade, le cose belle non durano in eterno e così questo famoso punto di ritrovo sulla spiaggia del litorale del Poetto di Quartu fu dismesso e per anni è giaciuto in stato di totale abbandono, un vero e proprio rudere.

Ma a luglio 2017 si è riacceso un barlume di speranza per tanti nostalgici, con l’inizio dei lavori di demolizione delle vecchie strutture che faranno spazio a un nuovo locale che porterà lo stesso nome: un albergo fronte mare, con tanto di piscina, info point, centro benessere, bar e ristorante; certo, l’aspetto non sarà più lo stesso, non ci sarà più la torretta bianca come l’abbiamo conosciuta, ma almeno non vedremo più quel rudere. Decisivo è stato l’intervento di Comune di Quartu e Regione Sardegna. La nuova struttura sarà aperta tutto l’anno, dunque la scommessa è di attrarre turismo oltre la stagione estiva.

A stamane, i lavori di ristrutturazione (affidati allo studio Pilia) procedono, seppur lentamente. Come si legge nel cartello affisso lungo la recinzione, la durata presunta è di circa 450 giorni e, considerando che sono iniziati a luglio dello scorso anno, si dovrebbe poter ammirare la nuova struttura a partire dai primissimi mesi del 2019. Il condizionale è d’obbligo perché, come spesso accade, il termine dei lavori slitta ulteriormente. Speriamo non sia anche questo il caso.

Un frammento di preistoria riaffiora lungo le coste della Sardegna. Il geologo Luigi Sanciu ha recentemente condiviso una straordinaria scoperta: un dente fossile di squalo, risalente a circa 15 milioni di anni fa, ritrovato lungo il litorale oristanese.

Foto del geologo Luigi Sanciu

L’esemplare, perfettamente conservato, apparteneva a uno squalo molto simile all’attuale squalo Mako (Isurus), uno dei predatori marini più veloci e affascinanti. Il ritrovamento getta nuova luce sulla storia geologica e paleontologica dell’isola, confermando la presenza, in epoche remote, di un ricco ecosistema marino popolato da grandi predatori.

“Si tratta di un fossile risalente al Miocene – spiega Sanciu – un’epoca in cui le attuali coste sarde erano sommerse da mari profondi e caldi, ideali per la fauna marina di grandi dimensioni”. Ancora una volta, la Sardegna si conferma come un vero e proprio scrigno di biodiversità e memorie geologiche, pronte a sorprendere chi sa osservare.