Situazione di completo degrado e abbandono quella che compare ai piedi dell’ex carcere di Buoncammino, in pieno centro a Cagliari. Nelle foto scattate e inviateci dalla nostra lettrice Valentina Puddu si vedono auto abbandonate, un camper in disuso utilizzato come rifugio dai senzatetto e rifiuti di ogni genere, tra cui un vecchio divano comparso pochi giorni fa.

«Frequento l’area cani che si trova di fronte a questo spiazzo – spiega Valentina – anche se ormai non ci viene più nessuno. Oltre alle due auto abbandonate e al camper utilizzato come rifugio da clochard e senzatetto, hanno iniziato a usare questo spiazzo come una vera e propria discarica. Divani, carrozzerie d’auto, cassette di frutta, vecchi computer, c’è veramente di tutto».

«Ho presentato denuncia ai Vigili urbani, ho contattato il sindaco e scritto ad altri giornali – spiega – ma non si è mosso nulla. È una zona molto frequentata dai turisti, soprattutto crocieristi, e non facciamo certo una bella figura con una simile discarica a cielo aperto».

Donne sarde, donne di carattere. Lo si dice spesso e a volte la storia interviene a corroborare questa tesi. Un primato in rosa molto particolare spetta infatti a una donna sarda, Grazia Pinna, cagliaritana residente in Toscana. Nel febbraio del 1979 passò alla storia per essere stata la prima donna arbitro d’Italia.

Come racconta un articolo de L’Unione Sarda del 14 febbraio 1979, Grazia Pinna, precedentemente commessa della Rinascente di Cagliari, dal «corpo minuto e gli occhi intensi», si era trasferita dal 1962 in Toscana per seguire il marito, un pasticciere, poi scomparso prematuramente. Allora 35enne, vedova e madre con due figli, fu scelta ufficialmente dall’Uisp per arbitrare partite di calcio.

Un primato conteso però da altre donne, tutte sarde o con legami con la Sardegna. Quando infatti uscì la notizia di Grazia Pinna, una 32enne di Guspini cresciuta a Terralba ed emigrata a Roma, Agnese Carta, raccontò di aver arbitrato da più tempo per conto della Fia. Come lei altre due donne, Placida Marrosu, anche lei sarda, e Paola Oddi, romana, ma sposata con un uomo di Bitti. Tutte in realtà arbitravano match da diversi anni. L’eccezionalità di Grazia Pinna fu proprio il riconoscimento da parte dell’Uisp, allora ancora negato dalla Figc, autorità competente per le altre tre donne.

Di chiunque sia stato il primato, una cosa è certa: per “mettere la gonnella” a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.