Vertice studenti-Cus sugli impianti sportivi universitari
Questa mattina i rappresentanti degli studenti di Unica 2.0 hanno incontrato Marco Meloni, Presidente del Cus, per discutere della situazione degli impianti sportivi universitari.
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Questa mattina i rappresentanti degli studenti di Unica 2.0 hanno incontrato Marco Meloni, Presidente del Cus, per discutere della situazione degli impianti sportivi universitari.
«Abbiamo fatto presente come, sia per gli sportivi, quanto per gli studenti, la chiusura di tutti i servizi abbia recato notevoli disagi – si legge in una nota dell’associazione – abbiamo chiesto e ottenuto che gli studenti di scienze motorie possano riprendere a svolgere normalmente le attività didattiche previste dal loro corso di studi non appena il corso presenterà al Cus il calendario di queste attività. Il Cus si è impegnato ad assicurare lo svolgimento delle attività anche se la chiusura della struttura di Sa Duchessa dovesse perdurare».
L’ incontro di questa mattina si è focalizzato soprattutto sulla situazione generale e il Presidente del Cus si è detto propenso a perseguire la strada del dialogo. «È quanto meno necessario che il luogo occupato venga ripristinato alla sua funzione originaria – spiega il coordinatore di Unica 2.0 Matteo Vespa – quello che dovrà esserci, allora, è un accorciamento delle tempistiche dell’Ateneo affinché i lavori di ristrutturazione dello spogliatoio inizino al più presto. Come dichiarato in questi giorni, il nostro unico obiettivo è fare in modo che gli studenti non si vedano privati dei loro diritti: il nostro compito ora è quello di continuare a premere affinché l’Ateneo e il Cus risolvano la situazione in via non traumatica, continuando l’interlocuzione con la rappresentanza studentesca e anche direttamente con gli studenti protagonisti dell’occupazione».
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Qual è la chiesa più antica di tutta la Sardegna? La risposta vi sorprenderà

Una pianta a croce greca e una necropoli paleocristiana tutto intorno: dove si trova questa chiesa che è la più antica di tutta la nostra Isola?
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A Cagliari, nel quartiere Villanova, sorge la Basilica di San Saturnino.
È la chiesa più antica di tutta la Sardegna, dedicata appunto a San Saturnino, giovane martire e patrono della città, la cui leggenda aleggia ancora tra le sue mura di pietra chiara.
Sotto il suo pavimento e tutt’intorno si estende una necropoli paleocristiana, un mosaico di sepolture e memorie che arriva fino alla chiesa di San Lucifero, raccontando secoli di devozione e di vita silenziosa sotto terra.
Le sue origini affondano nel VI secolo, quando il diacono Ferrando la descrisse come un santuario “fuori città”, circondato dal silenzio e dal vento del colle. La tradizione vuole che sia sorta sul sepolcro di Saturnino, ucciso nel 304 d.C. durante le persecuzioni di Diocleziano. Molti secoli dopo, nel 1089, la chiesa passò ai monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia, che le diedero il volto romanico che oggi possiamo ancora intuire: archi sobri, linee provenzali e una solennità senza ornamenti.
La storia, però, non è stata gentile con lei. Subì danni durante l’assedio aragonese del 1324, e molti dei suoi elementi architettonici vennero smontati e riutilizzati altrove, come reliquie di pietra. Poi, dopo i bombardamenti del 1943, la basilica trovò nuova vita grazie ai restauri del dopoguerra e ai lavori condotti tra 1978 e 1996, che misero in luce il suo cuore più antico: il vano cupolato, dove la luce filtra come un soffio divino.
Riaperta al culto nel 2004, oggi la basilica accoglie visitatori e studiosi con la sua pianta a croce greca, la cupola centrale e l’abside semicircolare. Tutto intorno, l’area recintata della necropoli continua a rivelare segreti sepolti, pezzi di storia che lentamente riaffiorano.
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