Al via Lavoras, 8mila potenziali posti di lavoro. Pigliaru: “Grande attenzione per i giovani. Spesi in tutto 128 milioni”
Saranno circa 8 mila le persone potenzialmente interessate al piano straordinario per il lavoro LavoRas varato con la Legge finanziaria appena pochi giorni fa e su cui la Giunta è al lavoro da subito, con rapidità e determinazione. Dopo le
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Saranno circa 8 mila le persone potenzialmente interessate al piano straordinario per il lavoro LavoRas varato con la Legge finanziaria appena pochi giorni fa e su cui la Giunta è al lavoro da subito, con rapidità e determinazione.
Dopo le riunioni preliminari della scorsa settimana, questa mattina, a Villa Devoto, il presidente Francesco Pigliaru con gli assessori del Lavoro Virginia Mura e della Programmazione Raffaele Paci, ha incontrato, assieme ad Aspal e alla Cabina di regia della Programmazione unitaria, prima le rappresentanze sindacali, poi le associazioni datoriali e infine, raggiunto anche dall’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, Anci e Cal.
«Stiamo elaborando un intervento importante e complesso, e per questo vogliamo che la condivisione e il confronto sulle nostre proposte, aperte e in via di definizione, siano i più ampi possibile. Abbiamo creato uno spazio finanziario molto importante e vogliamo usare bene le risorse, in maniera rapida, flessibile e intelligente – ha detto il presidente Francesco Pigliaru – I dati stanno confermando i numeri positivi, anche se ancora piccoli, della ripresa. Per evitare che la crescita, però, sia lunga e divisiva, con il rischio di lasciare qualcuno indietro, creiamo immediatamente posti di lavoro nel breve periodo per chi è più in difficoltà. Inoltre, attraverso i bonus, diamo alle aziende stimoli per assumere. Stiamo dunque ragionando su come creare al meglio occupazione, sia immediata, sia stabile. Per tutto questo abbiamo 128 milioni”, ha proseguito Francesco Pigliaru. “L’obiettivo è aggredire la disoccupazione con un riguardo particolare a quella giovanile, che pesa sul futuro stesso della Sardegna».
Sono due i grandi ordini di intervento che sono stati delineati: una politica per i Cantieri, che prevede interventi rapidi e capaci di incidere subito sulla crisi occupazionale e una dei Bonus per sollecitare le aziende ad assumere, in particolare giovani. Il quadro delle risorse finanziarie disponibili è stato reso noto dell’assessore Raffaele Paci, cui la Legge finanziaria affida, per il tramite della Cabina di regia sulla Programmazione unitaria, la programmazione delle risorse. «Abbiamo 128 milioni per Lavoras, che ha un orizzonte almeno triennale: diamo continuità infatti con uno zoccolo duro di risorse regionali di ulteriori 70 milioni per il 2019 e altrettanti per il 2020. Sui cantieri abbiamo 45 milioni: c’è grande apertura sui settori di intervento e interesseranno competenze diverse e a diversi livelli. L’idea è di attribuire le risorse direttamente ai Comuni, sulla base delle liste dei disoccupati e individuando criteri che tengano conto della situazione concreta, quale il livello di spopolamento. I Comuni potranno attivare direttamente i cantieri, se avranno spazi assunzionali, o fare affidamenti diretti alle cooperative di tipo B, già esistenti e attive. Altri 48 milioni li mettiamo invece sui Bonus. A tutto ciò si sommano gli interventi già in essere quali le misure del piano per il lavoro, per i lavoratori over 55, per le situazioni di crisi, le altre tipologie di cantieri già esistenti, le risorse per la conciliazione e altro ancora».
L’assessora del Lavoro Virginia Mura ha fatto rilevare gli ulteriori effetti attesi, in materia di bonus occupazionali, dalla normativa nazionale ed ha sottolineato la mancanza di alcune qualifiche professionali specie nei settori innovativi e tecnologici: «Vogliamo allineare le competenze e formare i lavoratori perché abbiano le competenze che le imprese richiedono, creando e incentivando lavoro stabile e di qualità. Abbiamo in corso oltre 4mila tirocini. La sfida è che il tirocinio diventi occasione di lavoro fisso. Per questo a fine mese, quando termineranno i primi tirocini, incentiveremo le aziende per trasformarli in posto di occupazione stabile».
L’assessore Cristiano Erriu, intervenuto all’ultimo tavolo con Anci e Cal, ha sottolineato l’importanza del protagonismo degli enti locali, che “sono chiamati ad essere molto operativi. Sarà importante coinvolgere le cooperative che hanno legami stretti alle comunità di appartenenza per le quali svolgono servizi di interesse pubblico. Questo piano si rivolge anche alle imprese private e al movimento cooperativo. Penso ad esempio a interventi su usi civici, economia della conoscenza, ambiente e risorse locali: abbiamo la grande opportunità di creare servizi utili e duraturi. Per questo puntiamo alla dimensione territoriale sovracomunale e alla costruzione di reti. Ricordo inoltre la possibilità di interfacciarsi con le misure nazionali del programma ‘Resto a Sud’, destinato anche alla Sardegna».
A breve anche la creazione dell’Osservatorio regionale previsto dalla Legge, che sarà formato da una rappresentanza della Giunta, del Consiglio regionale, degli Enti locali, dei sindacati e delle associazioni economiche. Il suo compito sarà quello di monitorare l’efficacia e gli avanzamenti del piano LavoRas.
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Perché al British Museum di Londra sono conservati numerosi antichi gioielli sardi?

Ori e pietre preziose in vetrina: perché antichi gioielli sardi sono custoditi al British Museum di Londra?
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Perché al British Museum di Londra sono conservati numerosi antichi gioielli sardi?
Ori e pietre preziose in vetrina: perché antichi gioielli sardi sono custoditi al British Museum di Londra?
Nel cuore di uno dei musei più prestigiosi e visitati al mondo, il British Museum di Londra, si può ammirare una collezione di tesori provenienti dalla Sardegna, in particolare dal sito archeologico di Tharros. Questa raccolta, che dal 1850 costituisce una delle più significative testimonianze dell’archeologia sarda, rappresenta un vero e proprio ponte tra il passato millenario dell’isola e il pubblico internazionale. La presenza di numerosi gioielli antichi, oggetti di ornamento e reperti funerari, testimonia come la storia di questa regione mediterranea sia stata al centro di intense attività di scavo e di interesse da parte delle principali istituzioni museali europee del XIX secolo. Ma come sono arrivati questi preziosi reperti nel cuore di Londra? Le ragioni sono molteplici e radicate in un contesto storico complesso, segnato da scoperte archeologiche spesso condotte con metodi non ancora consapevoli dell’importanza della tutela dei beni culturali. Durante l’Ottocento, infatti, il sito di Tharros venne esplorato attraverso numerose campagne di scavo, che portarono alla luce le vestigia di una antica città fenicia risalente all’VIII secolo a.C. Tuttavia, queste operazioni, condotte in modo spesso non scientifico e irregolare, causarono la distruzione di tombe e la dispersione di molteplici oggetti appartenenti ai corredi funerari. Le tombe ipogeiche, tra le più ricche di tesori, furono spesso fatte saltare con esplosivi, causando la perdita di preziosi monili punici, gioielli in oro e argento, e altri manufatti di grande valore storico e culturale.
Questa “febbre dell’oro” che si diffuse nel XIX secolo, alimentata dall’entusiasmo per le scoperte archeologiche e dalla voglia di possedere i tesori dell’antichità, coinvolse anche le più alte autorità, tra cui il re Carlo Alberto e suo figlio Vittorio Emanuele, che parteciparono personalmente a scavi in zona. La scoperta di città fenicie e di necropoli puniche alimentò questa corsa al possesso di reperti, portando spesso alla distruzione di sepolture di grande importanza archeologica. I manufatti riemersi da Tharros, infatti, finirono per essere saccheggiati e venduti a musei e collezionisti di tutta Europa, con un’attenzione particolare verso le collezioni di gioielli, monili, vasellame e oggetti di uso quotidiano appartenenti alla cultura punica. L’eco di tali scoperte travalicò i confini dell’isola, attirando l’interesse di istituzioni museali come il Louvre e il British Museum. Quest’ultimo, in particolare, si mostrò molto interessato alla collezione di reperti provenienti dalla necropoli punica di Tharros, che nel corso degli anni si consolidò come uno dei nuclei principali della cosiddetta Great Sardinian Collection. La collezione londinese nacque grazie all’acquisto di ben 1430 pezzi, tra gioielli in oro e argento, scarabei, vasellame e altri manufatti di grande pregio, per un investimento di circa 1000 sterline.
A contribuire alla qualità e all’importanza di questi reperti furono anche i dettagliate registrazioni e disegni effettuati da Gaetano Cara, direttore del Museo Archeologico di Cagliari e sovrintendente degli scavi, che documentarono con precisione la provenienza e la collocazione di ciascun oggetto. Questa attenzione alla documentazione ha permesso oggi di comprendere appieno la rilevanza storica e culturale di quei manufatti, che costituiscono il cuore della collezione attualmente conservata al dipartimento delle Western Asiatic Antiquities del British Museum. Tra gli oggetti più affascinanti figurano ornamenti in oro che ancora oggi ricordano moduli di lavorazione sardi, collane in pietre dure con pendenti d’oro, piccoli amuleti di materiali preziosi appartenenti a contesti funerari, e numerosi oggetti di uso quotidiano che i familiari dei defunti deponevano nelle sepolture, come segno di affetto e di rispetto.
La collezione comprende anche ceramiche attiche a figure nere, contenitori di profumi punici, e altri manufatti provenienti dai più lontani porti del Mediterraneo, testimonianza della vivace attività commerciale di Tharros a partire dall’VIII secolo a.C. Questa vasta gamma di reperti rappresenta non solo un patrimonio culturale di inestimabile valore, ma anche un filo conduttore tra le civiltà che nel corso dei secoli hanno attraversato il Mediterraneo, lasciando tracce indelebili della loro presenza. Oggi, visitando la collezione al British Museum, si può cogliere la complessità di un passato ricco di scambi e di incontri tra popoli diversi, e si comprende come l’interesse per l’arte e i reperti di civiltà antiche sia un’attrazione universale e senza tempo. La storia di questa collezione, nata tra scavi improvvisati e scoperte casuali, testimonia l’importanza di preservare e valorizzare i beni archeologici, affinché le future generazioni possano continuare a scoprire le meraviglie di civiltà scomparse ma non dimenticate.
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