Le segnalazioni dei residenti ormai non si contano più. Da anni le carcasse di alcune macchine sono diventate parte del paesaggio a Tanca Fiorita, al pari di villette e alberi. L’ultima segnalazione dei residenti, risale ad agosto, ma è appunto, l’ultima di una lunga serie. Ma neanche stavolta la Polizia Municipale è intervenuta.

I residenti sbottano: «Ci sono macchine a cui hanno tolto il motore, e vengono usate per buttare spazzatura, aghi di pino, sporcizia di vario genere». Un degrado al quale da tempo sono costretti abitanti e turisti: «Abbiamo segnalato più volte le carcasse di questa auto anche direttamente al Comune, ma la segnalazione è caduta nel vuoto».

«Eppure – prosegue un abitante della zona -alcune macchine sono targate, non sarebbe difficile rintracciare i proprietari per  intimare loro di rimuoverle». In attesa dell’intervento delle autorità, i ladri di ricambi e pezzi d’auto stanno pian piano smontando ciò che rimane di utilizzabile nelle macchine.

Donne sarde, donne di carattere. Lo si dice spesso e a volte la storia interviene a corroborare questa tesi. Un primato in rosa molto particolare spetta infatti a una donna sarda, Grazia Pinna, cagliaritana residente in Toscana. Nel febbraio del 1979 passò alla storia per essere stata la prima donna arbitro d’Italia.

Come racconta un articolo de L’Unione Sarda del 14 febbraio 1979, Grazia Pinna, precedentemente commessa della Rinascente di Cagliari, dal «corpo minuto e gli occhi intensi», si era trasferita dal 1962 in Toscana per seguire il marito, un pasticciere, poi scomparso prematuramente. Allora 35enne, vedova e madre con due figli, fu scelta ufficialmente dall’Uisp per arbitrare partite di calcio.

Un primato conteso però da altre donne, tutte sarde o con legami con la Sardegna. Quando infatti uscì la notizia di Grazia Pinna, una 32enne di Guspini cresciuta a Terralba ed emigrata a Roma, Agnese Carta, raccontò di aver arbitrato da più tempo per conto della Fia. Come lei altre due donne, Placida Marrosu, anche lei sarda, e Paola Oddi, romana, ma sposata con un uomo di Bitti. Tutte in realtà arbitravano match da diversi anni. L’eccezionalità di Grazia Pinna fu proprio il riconoscimento da parte dell’Uisp, allora ancora negato dalla Figc, autorità competente per le altre tre donne.

Di chiunque sia stato il primato, una cosa è certa: per “mettere la gonnella” a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.