Dal 12 al 14 maggio i campionati italiani di scherma a Cagliari. All’inaugurazione anche Valentina Vezzali

Nel fine settimana del 12 ,13, 14 maggio si svolgeranno a Cagliari i Campionati Italiani per cadetti e giovani di Scherma. In occasione dell’evento verrà allestito un vero e proprio villaggio per accogliere gli sportivi con le rispettive famiglie e
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«Il villaggio è stato concepito per sensibilizzare ed informare, turisti e non solo, sui trasporti ecosostenibili – rimarca Marzia Cilloccu assessora alle Attività produttive – Le piste ciclabili, sono il fiore all’occhiello di Cagliari, insieme all’ottimo servizio di trasporto pubblico Ctm». Infatti, nell’area tra le due palestre Coni e del Palarockfeller, ci sarà anche un stand Ctm dove sarà possibile acquistare in loco i biglietti e ricaricare la Proxy Card. Verranno inoltre illustrati i percorsi delle numerose linee che transitano a pochi metri dalla zona.
Per presentare invece i percorsi delle piste ciclabili che collegano l’area sportiva al Poetto e al centro della città è stata creata una guida “La scherma a Cagliari: Istruzioni per l’uso”. Al villaggio saranno esposte anche le eccellenze gastronomiche del territorio. Tra gli eventi collaterali tre mostre sul tema della scherma. Un’accoglienza a tuttotondo per gli schermidori che dopo le gare avranno l’occasione di visitare la città che proprio in quei giorni aderirà al progetto “Monumenti Aperti”.
Alla conferenza stampa , tenutasi questa mattina all’Exma, erano presenti anche Gianmarco Tavolacci, presidente dell’Accademia d’Armi Athos e presidente del Comitato organizzativo locale, Efisio Podda delegato regionale della Fis. Non poteva mancare neanche Gianfranco Fara, presidente Coni Sardegna.

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Un borgo sardo fu fondato da contadini veneti ed esuli istriani in fuga dalla Jugoslavia: sapete quale?

Chi si salvò dalle famigerate foibe - le cavità tipiche delle Alpi carsiche dove i partigiani di Tito erano soliti gettare i corpi delle persone uccise - cercò il suo spaziò un po' ovunque in Italia e nel mondo.
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Via Pola, via Istria, via Fiume, via Dalmazia e Chiesa di San Marco. Passeggiando per le vie di Fertilia, a pochi chilometri da Alghero, la toponomastica ci ricorda che siamo in Sardegna, ma siamo anche un po’ più a est, al di là di Trieste, in quella terra che smise di essere italiana – e solo politicamente – dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dal febbraio del 1947, quando il Trattato di Parigi assegnò Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia, iniziò l’esodo di tanti italiani verso ovest, in fuga dalle rappresaglie delle truppe partigiane di Tito. Alcuni di loro giunsero in Sardegna, a Fertilia per la precisione.
Furono migliaia le persone uccise e gettate nelle foibe dalle rappresaglie titine tra il 1943 e il 1947. Chi si salvò dalle famigerate foibe – le cavità tipiche delle Alpi carsiche dove i partigiani di Tito erano soliti gettare i corpi delle persone uccise – cercò il suo spaziò un po’ ovunque in Italia e nel mondo.
A pochi chilometri dalla bella città catalana di Alghero, sorgeva un piccolo agglomerato di case fondato nel 1936 da Mussolini e denominato Fertilia. Alcune decine di istriani viaggiarono per mare, dal chiuso e accogliente Mare Adriatico fino al tempestoso e lunatico Mare di Sardegna. Chissà cosa pensarono una volta avvistati i faraglioni e le coste frastagliate di Porto Conte. Guidati da un prete, costruirono prima un campanile simile a quello di Piazza San Marco a Venezia, poi le case e infine le scuole. Da pescatori millenari, iniziarono a raccogliere quello che offriva il mare, per poi scoprire quanto quel mare fosse diverso e più insidioso dall’Adriatico. Fu soprattutto la terra, fertile e produttiva in quell’area dopo essere stata bonificata, a dare loro da vivere.
Sorbendo un caffè da Sbisa’, un bar del centro di fondazione giuliana, è ancora possibile di tanto in tanto sentire qualcuno parlare in istriano. E su una alta stele di marmo che guarda il mare si può leggere la scritta: «Qui nel 1947 la Sardegna accolse fraternamente gli esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia». Furono anni non facili per gente in fuga dall’orrore e in cerca di integrazione tra i sardi e gli immigrati di origine ferrarese che popolarono Fertilia in cerca di terra da coltivare dopo le bonifiche.

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