Sardegna al terzo posto in Italia per lettura di e-book. Ricerca di Confartigianato
Sardegna al terzo posto in Italia per lettura di e-book. Folchetti (Confartigianato): “Settore in rapida espansione: proseguire nello sviluppo imprenditoriale che incentivi la digitalizzazione delle imprese esistenti. L’Isola può competere con il resto del Mondo”. Il 14,9% degli utenti sardi di
Dal focus emerge anche come sia in calo la quota di lettori di libri (che hanno letto almeno un libro negli ultimi 10 anni), passata dal 42% del 2015 al 40,5% del 2016 (-4,6%). Tra i lettori di libri on line ed e-book, da segnalare che il picco dei fruitori lo si registra tra i 18 e i 24 anni (769mila a livello nazionale). La ricerca mette in luce anche come ormai ogni 3 libri stampati esca 1 e-book; infatti, il 29,6% delle opere pubblicate viene divulgato in
formato digitale. Inoltre, l’8% degli editori ha pubblicato esclusivamente opere in formato e-book, percentuale che scende al 5% tra i piccoli editori.
I dati della vendita on line dei libri rappresenta ormai il 29,5% del mercato contro il 43,8% delle librerie indipendenti. Cresce anche il commercio dei libri sui canali on line: tra il 2013 e 2016 gli editori che hanno posizionato i loro libri sulle piattaforme elettroniche è cresciuto dello 0,4% passando dal 78,7% per arrivare al 79,1%. Questa formula di vendita è scelta sempre più dai consumatori che la preferiscono per il costo inferiore all’edizione cartacea (65%) e per la facilità di archiviazione (37,3%) mentre per gli editori è ritenuta un ostacolo a causa dell’immaterialità del libro (39,8%) e della scarsa alfabetizzazione informatica degli utenti (35,4%).
In ogni caso, il 49,5% dei piccoli editori vede positivamente il processo futuro di digitalizzazione del settore. La ricerca dice anche che solo 3 italiani su 10 (il 29%) hanno acquistato on line nel 2016, contro l’82,6% del Regno Unito, l’81,5% della Danimarca e il 78,4% del Lussemburgo, registrando una crescita del 10% rispetto alla percentuale del 2015. Il settore della Comunicazione in Sardegna, tra le 1.285 imprese, conta 359 imprese tra le “Attività professionali, scientifiche e tecniche”, 341 per quelle che svolgono “Attività dei servizi d’informazione e altri servizi informatici”, 294 per le quelle relativa la “Stampa e riproduzione di supporti registrati”, 142 della “Produzione di software, consulenza informatica e attività connesse”, 86 sono le “Attività di supporto per le funzioni d’ufficio e altri servizi di supporto alle imprese”, 56 quelle che svolgono “Pubblicità e ricerche di mercato” e 7 le imprese di “Attività editoriali”.
Per Confartigianato Imprese Sardegna, la crescita competitiva del sistema imprenditoriale della Comunicazione dipende anche da interventi legislativi che possano garantire più semplificazione, più attrattività, più ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico. “Il comparto in cui operano gli artigiani della comunicazione è in rapida espansione – sottolinea Maria Carmela Folchetti, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – e le nuove tecnologie rappresentano oggi forse la migliore occasione per lo sviluppo di attività imprenditoriali, soprattutto da parte dei più giovani”. “Per questo occorre proseguire nello sviluppo imprenditoriale che incentivi la digitalizzazione delle imprese esistenti, o la nascita di nuove startup digitali – prosegue Folchetti – una regione come la Sardegna di oggi, per competere con il resto del mondo, ha bisogno di adattare la propria struttura produttiva ai lavori delle generazioni più giovani e alle loro competenze. Ha bisogno di imprese in cui coniugare la capacità di innovare con l’esperienza ovvero c’è necessità di una politica a misura di nuovi saperi”.
Per l’Associazione Artigiana, le imprese sarde del digitale hanno ricoperto un ruolo fondamentale all’interno dell’economia regionale e così faranno anche in futuro. “Con gli strumenti adeguati – conclude Folchetti – anche in quest’epoca altamente tecnologizzata, l’artigianato sardo potrà continuare a rappresentare un’eccellenza dell’imprenditoria”.
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Lo sapevate? Perché i nuragici costruivano i templi a pozzo?
Luoghi di culto spesso allestiti in siti mistici e ricchi di fascino paesaggistico, dove poter celebrare al meglio il paganesimo nuragico. Scopriamo insieme che cosa rappresentavano per gli antichi Sardi i templi a pozzo e le fonti nuragiche, alcune delle quali si conservano ancora in tutto il loro splendore nella nostra Isola.
Lo sapevate? Perché i nuragici costruivano i templi a pozzo?
Luoghi di culto spesso allestiti in siti mistici e ricchi di fascino paesaggistico, dove poter celebrare al meglio il paganesimo nuragico. Scopriamo insieme che cosa rappresentavano per gli antichi Sardi i templi a pozzo e le fonti nuragiche, alcune delle quali si conservano ancora in tutto il loro splendore nella nostra Isola.
La civiltà nuragica si sviluppò in Sardegna lungo un arco cronologico di circa mille anni dando vita a una struttura sociale molto articolata, basata su una classe dirigente fatta di capi guerrieri e sacerdoti e di lavoratori. Una società all’interno della quale svolgeva un ruolo fondamentale la donna.
Oltre al nuraghe, edifici che rappresenta al meglio la civiltà nuragica, altri edifici tipici degli antichi Sardi sono le fonti e i pozzi sacri, strutture religiose realizzati nel Bronzo Recente e Finale, dal XIII secolo a.C., per celebrare riti nei quali la presenza dell’acqua era fondamentale. L’acqua come simbolo di nascita, fertilità rinascita e purificazione. L’elemento femminile religioso che ritorna, proprio come accadeva nella preistoria sarda, dove il binomio sole/toro e luna/terra rappresentavano l’aspetto maschile e quello femminile della spiritualità.
La struttura architettonica dei pozzi e della fonti sacre da semplice diventa nei secoli sempre più elaborata e raffinata. La maestria raggiunta dai nuragici è evidente nel calcolo delle proporzioni e nella tecnica di lavorazione dei conci. Si trattava di un lavoro svolto da scalpellini provetti. Insieme ai templi a megaron testimoniano il profondo senso del sacro durante la Civiltà Nuragica. La forma dell’edificio s’ispira agli stessi principi architettonici dei nuraghi di
ultima generazione, quelli a tholos con corridoi e ingressi a ogiva. Intorno a una sorgente viene costruito l’edificio. Nei templi a pozzo il disegno costruttivo è composto da tre parti essenziali: atrio, scalinata coperta da un solaio di architravi digradanti seguendo il procedere dei gradini verso il basso e cupola circolare a tholos composta da filari aggettanti. Nella parte superiore veniva realizzato un edificio a pianta rettangolare coperto con un tetto a doppio spiovente. Intorno al pozzo si nota il temenos, un recinto sacro. Nei muri perimetrali, nelle pareti della scalinata e sul fondo, si deponevano le offerte e gli oggetti di culto, i famosi bronzetti, che tanto raccontano della vita sociale nuragica.
Nelle fonti sacre, non esiste la scalinata e l’acqua sgorga in prossimità del piano di calpestio, è presente comunque un piccolo ambiente architravato delimitato da lastre di pietra lavorate finemente che contengono il pozzetto, a volte dotato di vasca poggiata sul fondo. Questi luoghi erano meta di pellegrinaggio, qui si celebravano infatti cerimonie pubbliche, e talvolta attorno al tempio, venivano costruite altre capanne ed edifici di servizio (taverne, luoghi di assemblea e riposo, botteghe, mercati, spazi per gli spettacoli) che formavano dei veri e propri santuari.
I riti erano legati alla fertilità delle donne, della terra e del bestiame, ai cicli della luna e del sole (e probabilmente anche a quelli degli astri) e alla reale forza generatrice dell’acqua che incideva su coltivazioni, raccolti e aveva, in una economia agro-pastorale, come quella nuragica, una grande importanza per il bestiame e la vita di tutti i giorni, in genere.
Alcuni scrittori di età classica riferiscono come in Sardegna, con le acque di alcune fonti, si praticasse l’ordalia, una sorta di giudizio divino: gli accusati di furto, bagnati con tali acque, se colpevoli divenivano ciechi mentre gli innocenti, al contrario, miglioravano la propria vista.
Tra i pozzi sacri più importanti meritano sicuramente una visita quello di Santa Cristina a Paulilatino, il pozzo sacro di Sa Testa a Olbia, Matzanni a Villacidro, Predio Canopoli a Perfugas, Sant’Anastasia a Sardara e quello del santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri.
Tra le fonti sacre, bellissima quella di Su Tempiesu a Orune, Gremanu a Fonni, la fonte sacra di Niedda a Perfugas, quella di Noddule a Nuoro, Rebeccu a Bonorva e Sa Mitza de Nieddinu a Guspini.
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