La piazza chiama, il Palazzo tace. Il mondo dell’agricoltura è in ginocchio, stremato da annose vertenze e da una crisi che non dà tregua, ma il grido di dolore lanciato due settimane fa a Cagliari da migliaia di contadini, allevatori e pescatori è rimasto inascoltato. E così Coldiretti Sardegna ha deciso che è arrivato il momento di riprendere la mobilitazione di scaldare, ancora una volta, i motori dei trattori. Che sono pronti a sfilare sulla statale 131.
L’articolata e lunga piattaforma, consegnata lo scorso primo febbraio in Regione non ha trovato nessuna risposta se non dal ministro alle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha sbloccato 100 milioni di euro di premi comunitari, 40 dei quali sono arrivati. Mentre sul fronte regionale la giunta Pigliaru non ha dato risposte. Nè al dramma dei pastori che denunciano un costo del latte sotto i costi di produzione e neanche ai cerealicoltori che vedono mortificato il proprio grano dall’invasione di quello estero. Nessuna risposta neanche ai pescatori o ai suinicoltori.
“La mobilitazione continua – ha annunciato il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu – noi le promesse le manteniamo come abbiamo dimostrato il primo febbraio. La prossima iniziativa sarà ancora più dura, abbiamo i trattori già pronti per portarli sulla 131. Prendiamo atto – sottolinea – che chi dovrebbe studiare e trovare gli strumenti per consentire la sopravvivenza delle aziende agricole, preferisce chiacchierare sui social e interrogarsi sulle scelte politiche della Coldiretti. Ribadisco: noi le idee le abbiamo chiare e non ci fermeremo fin quando i nostri soci non avranno avuto le risposte giuste”. Il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba vuole fatti concreti, non parole. “Teniamo sotto controllo la politica – osserva Saba e gli stiamo contingentando il tempo. Vogliamo atti non parole. In questo momento non servono appelli all’unità sindacale quanto lealtà verso chi produce”.
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