Perché il ginepro coccolone si chiama così?
Flora di Sardegna, alla scoperta del ginepro coccolone, un tesoro botanico della nostra isola.
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Perché il ginepro coccolone si chiama così?
Flora di Sardegna, alla scoperta del ginepro coccolone, un tesoro botanico della nostra isola.
La flora della Sardegna è un patrimonio naturale straordinario, arricchito da specie uniche che raccontano storie ancestrali e si fondono armoniosamente con il paesaggio. Tra queste, spicca il ginepro coccolone, una sottospecie del Juniperus oxycedrus che incarna l’essenza delle aree costiere del Mediterraneo. Questo arbusto o alberello, che raggiunge altezze variabili tra i tre e i sei metri, presenta un portamento cespuglioso eretto, con una chioma caratterizzata da un aspetto irregolare e rami talvolta penduli.
Il nome comune “ginepro coccolone” si deve alla presenza di galbuli, le drupe tipiche di questa pianta, che assumono dimensioni maggiori rispetto a quelle delle altre varietà del genere, rendendola particolarmente interessante. La corteccia, di un grigio-bruno che tende a squamarsi in lunghe strisce, rivela una resistenza ai fattori atmosferici e un adattamento straordinario all’ambiente marino, grazie alla quale il ginepro coccolone prospera lungo le dune sabbiose dell’isola.
Le foglie, disposte in verticilli di tre, sono aghiformi e pungenti, persistenti nell’arco dell’anno, e misurano tra i quindici e i venticinque millimetri. Presentano due bande stomatiferiche glauche sulla pagina superiore e una nervatura centrale evidente. Le infiorescenze maschili e femminili, che generalmente si trovano su piante diverse, sono posizionate all’ascella delle foglie, un’ulteriore caratteristica botanica che rende il ginepro coccolone unico.
In termini di corologia, questa pianta è tipica delle zone litoranee e gioca un ruolo fondamentale nell’ecosistema costiero. Fiorisce da gennaio a marzo, mentre la fruttificazione avviene nell’autunno dell’anno successivo, garantendo così un ciclo vitale continuo in sinergia con le stagioni. Tuttavia, nonostante la sua frequenza in Sardegna, il ginepro coccolone è considerato una sottospecie relativamente rara, evidenziando l’importanza di preservare questi ambienti naturali vulnerabili.
Dal punto di vista ecologico, il ginepro coccolone offre ospitalità a creature come volpi, mustelidi e vari uccelli, che si nutrono delle sue bacche. Non solo svolge un ruolo cruciale nella catena alimentare, ma la sua capacità di consolidare le dune e di agire come frangivento per i rimboschimenti retrostanti lo rende un alleato prezioso nella lotta contro l’erosione costiera.
Un’altra curiosità riguarda il legno di ginepro coccolone, che si distingue per compattezza, durezza e un profumo inconfondibile. Utilizzato sin dai tempi antichi per la realizzazione di statue, imbarcazioni, travature e solai, il legno può essere levigato e intarsiato con straordinaria facilità. Dalla distillazione del legno si estrae un olio dalle proprietà terapeutiche, impiegato nel trattamento di affezioni cutanee e, in veterinaria, per combattere la scabbia nei bovini.
Ma non è tutto: i galbuli possono essere utilizzati per la preparazione di marmellate e conserve, mentre la macerazione di questi ultimi in acquavite o alcool dà vita a liquori dal sapore intenso, come il gineprino o il gin. Conoscere il ginepro coccolone significa dunque esplorare un angolo prezioso della tradizione sarda, dove natura e cultura si intrecciano in un’unica, affascinante narrazione.
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