Uta, anziano si ustiona mentre accende una stufa, trasferito d’urgenza a Sassari.

Momenti di paura a Uta, dove un uomo di 69 anni è rimasto gravemente ferito in seguito all’accensione di una stufa.

Le sue condizioni sono apparse subito critiche: il sessantanovenne ha riportato ustioni estese sul quaranta per cento del corpo, con lesioni di secondo grado e un rischio concreto di edema alle vie respiratorie. L’incidente si è verificato nel primo pomeriggio, quando l’allarme è scattato e ha richiesto l’intervento immediato del 118 di Cagliari. I soccorritori, giunti rapidamente sul posto, hanno prestato le prime cure di emergenza al paziente che presentava gravi ustioni dalla zona del bacino in giù e difficoltà respiratorie tali da far temere un interessamento delle prime vie aeree. La situazione è stata valutata come particolarmente delicata e, considerata la gravità del quadro clinico, i medici hanno deciso per il trasferimento immediato all’ospedale Santissima Annunziata di Sassari, dove si trova il Centro grandi ustionati, struttura specializzata in trattamenti di questo genere.

Per abbreviare i tempi e garantire al paziente la massima assistenza è stato richiesto l’intervento dell’elisoccorso, che ha trasportato l’uomo d’urgenza nel capoluogo turritano. Attualmente il sessantanovenne è ricoverato in prognosi riservata e resta sotto costante osservazione da parte dell’equipe medica, che monitora attentamente sia l’evoluzione delle ustioni sia le condizioni respiratorie, ritenute particolarmente a rischio nelle prime ore dopo un incidente simile. Nel frattempo sono in corso gli accertamenti per ricostruire con precisione le dinamiche dell’accaduto, per capire se alla base ci sia stato un malfunzionamento della stufa, un ritorno di fiamma o un altro tipo di imprevisto domestico. La comunità di Uta segue con apprensione l’evolversi della vicenda, sperando che l’uomo possa superare le prossime ore, considerate decisive dai sanitari.

Perché dei sardi si dice che sono “Pocos, locos y mal unidos”?

L’espressione “pocos, locos y mal unidos” – cioè “pochi, pazzi e mal uniti” – è una delle frasi più note che vengono associate ai sardi, ma ha origini storiche ben precise. Perché viene attribuita anche a torto?

Risale al XVII secolo e fu utilizzata da un funzionario spagnolo che, in un rapporto al re, descrisse così gli abitanti dell’isola. Non era un insulto generico, ma un giudizio legato al contesto del tempo, in particolare alla frammentazione linguistica e culturale che caratterizzava la Sardegna: nei villaggi si parlava il sardo, nelle città dominavano catalano e spagnolo, e mancava una reale coesione.

Col passare dei secoli, la frase si è trasformata in un luogo comune, tanto radicato da essere ripetuto persino dai sardi stessi, fino a diventare una sorta di autocritica. Eppure, se la si analizza, non tutto ciò che afferma corrisponde a verità. “Pocos” riflette una realtà oggettiva: l’isola è sempre stata poco popolata rispetto ad altri territori e ancora oggi soffre di spopolamento, soprattutto nei piccoli centri. “Locos”, invece, appare come un pregiudizio: la storia e la cultura sarda mostrano piuttosto resilienza, ingegno e capacità di adattamento, qualità sviluppate in secoli di dominazioni, difficoltà economiche e isolamento geografico. Più complesso il discorso su “mal unidos”: è vero che la Sardegna, divisa da montagne e difficoltà nei trasporti, ha spesso vissuto in comunità autonome e autosufficienti, ma allo stesso tempo non mancano esempi di solidarietà e unità, come pratiche comunitarie tradizionali e l’orgoglio collettivo nel sostenere l’isola nelle sfide moderne.

Oggi il detto viene spesso ricordato con ironia o ribaltato come stimolo all’autocritica e al miglioramento, più che come un marchio negativo. In realtà, dietro quella formula seicentesca rimane l’immagine stereotipata di un popolo che, nonostante i luoghi comuni, ha dimostrato di saper preservare una forte identità, con una cultura unica e una coesione che emerge soprattutto nei momenti più difficili.