“Cagliari città diversa da qualsiasi altra”: quale grande intellettuale lo scriveva negli anni Trenta?

Indimenticabile la sua Cagliari, “Gerusalemme di Sardegna”, città metà roccia e metà case di roccia, fredda e gialla di calcare, spoglia come una necropoli, eppure viva di porti, tram, piroscafi e vie in salita.
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Volete sapere com’era la Sardegna di quasi un secolo fa? A raccontarcela non è un turista qualunque, ma Elio Vittorini, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento. Autore raffinato e figura di spicco della cultura del dopoguerra, Vittorini approdò sull’Isola negli anni ’30, quando per molti italiani era ancora un territorio misterioso e poco conosciuto.
Il suo libro “Sardegna come un’infanzia” non è un racconto da cartolina: è un reportage letterario intenso, in cui la penna di un maestro cattura sia la bellezza aspra che le difficoltà quotidiane della vita sarda di allora. Tra le pagine, l’autore descrive un’Isola che stupisce e sorprende, raccontata con occhi attenti, sensibilità politica e una prosa capace di trasformare le impressioni in immagini vivide.
Indimenticabile la sua Cagliari, “Gerusalemme di Sardegna”, città metà roccia e metà case di roccia, fredda e gialla di calcare, spoglia come una necropoli, eppure viva di porti, tram, piroscafi e vie in salita. Un luogo che, agli occhi di Vittorini, sembrava appartenere a un continente ancora più lontano dell’Africa: circondato da stagni e saline, affacciato su un mare bianco e immobile come un mare morto.

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