Oggi semi-inghiottita dalla vegetazione e in parte in rovina, una chiesa racconta di leggende e misteri: dove ci troviamo

Un tesoro nascosto, che vale la pena scoprire non solo per la sua bellezza architettonica, ma anche per il mistero e la memoria che ancora conserva.
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Vicino al rio Silanis, si cela uno dei gioielli più enigmatici del romanico sardo: San Nicola di Silanis, nel territorio di Sedini, in provincia di Sassari.
Oggi semi-inghiottita dalla vegetazione e in parte in rovina, questa chiesa millenaria continua a raccontare storie di nobili famiglie, antichi monaci e architetture dimenticate. Fu edificata poco dopo il 1100 dai nobili Zori – una potente casata del giudicato di Torres – come dimostrano le iscrizioni funerarie in latino ancora visibili sulla facciata.
San Nicola non era solo un luogo di culto, ma anche sede di un importante monastero cassinese. La sua struttura originaria era imponente: tre navate, un’abside curiosamente orientata a nord-ovest (un’anomalia per l’epoca), arcate sorrette da pilastri quadrangolari senza capitelli e pareti costruite con grande precisione utilizzando blocchi calcarei di media grandezza.
Oggi ne restano solo frammenti: il muro absidale, un campanile mozzo, parte della facciata e una navatella solitaria sul fianco destro. Ma è proprio questo suo stato di abbandono – tra rovi, silenzio e pietre antiche – a renderla ancora più affascinante, come un luogo sospeso nel tempo, dove la storia continua a parlare sottovoce a chi sa ascoltarla.
Un tesoro nascosto, che vale la pena scoprire non solo per la sua bellezza architettonica, ma anche per il mistero e la memoria che ancora conserva.

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