La Cucina Anarchica di Ilenia Sara Perra: nutrirsi in modo consapevole per cambiare il mondo (partendo dall’orto)

La sua Cucina Anarchica non è un capriccio creativo né una moda effimera, ma un modo rivoluzionario — e profondamente umano — di stare al mondo attraverso il cibo. Nasce quasi per caso: ecco la storia della cucina anarchica di Ilenia Sara Perra
Una donna dai mille talenti, che irradia intorno a sé grazia e profondità. Un’artista che è anche una rigorosa artigiana, capace di realizzare con incredibile determinazione i propri sogni. Stiamo parlando di Ilenia Sara Perra, stilista, sarta e ricamatrice originaria di Serramanna, che ha trasformato la sua passione per la natura, l’arte e la moda in un lavoro ricco di significato e di soddisfazioni. E come se non bastasse, nel tempo libero si dedica con lo stesso impegno alla Cucina Anarchica e alla cura amorevole del suo orto, vere e proprie estensioni della sua visione etica e consapevole della vita.
La sua Cucina Anarchica non è un capriccio creativo né una moda effimera, ma un modo rivoluzionario — e profondamente umano — di stare al mondo attraverso il cibo. Nasce quasi per caso, due anni fa, mentre conduceva i suoi laboratori di Sartoria Anarchia. In quelle giornate dedicate all’autoproduzione di abiti, Ilenia offriva alle partecipanti dolci alternativi: senza zucchero, ingredienti raffinati, glutine o lattosio. Piacevano. Tanto che le ricette cominciarono a essere richieste, e da lì il passo verso i laboratori di cucina fu naturale. Così è nata CucinArchia, un progetto in cui “anarchia” significa libertà dai condizionamenti della grande distribuzione, dalle ricette imposte dalla pubblicità, dal cibo industriale. È una cucina che invita a tornare ai mercati rionali, ai piccoli produttori, agli ingredienti semplici e stagionali.
Ma le radici di questo approccio affondano ancora più indietro, nel suo percorso universitario in biologia e in un’infanzia segnata da una madre attenta all’alimentazione. La conoscenza dei meccanismi del corpo umano e delle patologie legate al cibo industriale l’ha portata, passo dopo passo, a rimuovere tutto ciò che non è essenziale, fino a tornare a ricette tradizionali rivisitate in chiave etica e salutare. E poi c’è stato un evento che ha cambiato tutto: la perdita del padre a causa di una malattia grave. In quel dolore, Ilenia ha trovato una verità potente: “fa’ che il cibo sia la tua medicina” non è solo una frase, è una strada da percorrere ogni giorno. Da allora, il cibo è diventato per lei vita, cura, consapevolezza. E i laboratori di Cucina Anarchica sono il suo modo per trasmettere agli altri un messaggio semplice ma radicale: non cucinare per apparire, cucina per vivere meglio.
A differenza della cucina tradizionale o persino di molte cucine che si definiscono sostenibili, la Cucina Anarchica è minimalista e coerente fino in fondo. Usa ingredienti locali, puri, non processati, e rifiuta i sostituti “finti-sani” come margarine o prodotti a base di soia industriale, che spesso si trovano anche in contesti che si dichiarano etici. Niente scorciatoie o prodotti pseudo-green: l’attenzione è totale, dalla provenienza degli ingredienti fino alla loro trasformazione. La fantasia serve, sì, ma non per inventare piatti spettacolari. Serve per valorizzare ciò che la stagione offre, per adattarsi al tempo che si ha, per cucinare in modo accessibile anche per chi non è cuoco né ha molto tempo libero.
Il cuore di tutto è l’autoproduzione. Per Ilenia è un gesto politico, spirituale e quotidiano. Per coltivare il proprio orto ha deciso di dimezzare le ore di lavoro in sartoria. Un investimento che nutre il corpo, ma soprattutto l’anima. Nella sua dispensa ci sono solo pochi ingredienti, scelti con cura: olio extravergine d’oliva, semola biologica da un mulino sardo, legumi, frutta e verdura dell’orto o dei contadini del paese. In compenso, ha eliminato del tutto zuccheri raffinati, farine bianche, prodotti industriali e perfino la pellicola da cucina, che ha sostituito con canovacci e foglie. Ogni scelta, anche la più piccola, è parte di una visione complessiva: ridurre l’impatto, rispettare la terra, disobbedire alle regole del consumo.
Un esempio concreto? Le sue zuppe. Semplici, antiche, complete. Le prepara ogni tre giorni, seguendo la stagionalità e ottimizzando i tempi e i consumi. Di solito cuociono all’alba, mentre lei studia o si prepara per l’orto. A tavola non mancano mai, accompagnate da pane di semola integrale fatto in casa con lievito madre. Sono gesti semplici, ma dietro c’è un’organizzazione precisa, una volontà ferma di vivere in coerenza.
Il messaggio che Ilenia vuole trasmettere è chiaro: se lo faccio io, può farlo chiunque. Non serve essere chef o avere ore libere. Serve solo decidere che la salute e la coerenza sono più importanti della comodità. Anche solo preparare una torta per la colazione richiede meno di un quarto d’ora. E mentre cuoce, si può parlare con i figli, dedicarsi ad altro, o semplicemente ascoltare il silenzio della propria cucina. Il tempo si trova. Basta volerlo.
Ma c’è di più. La Cucina Anarchica è anche un invito a cambiare il nostro rapporto con il cibo e con chi ci circonda. È un modo per ricostruire legami, per far tornare la cucina il centro della casa, per ritrovare il piacere di cucinare per gli altri come gesto d’amore. Fare la spesa diventa occasione di socialità e cultura, non una scocciatura. L’autoproduzione diventa strumento per tramandare saperi, creare dialogo, coltivare relazioni.
Mentre il mondo sembra sempre correre senza senso, Ilenia propone l’opposto: rallentare, scegliere, creare. Perché, come dice lei, alimentiamo il nostro cuore, non il sistema. E ogni pasto può essere un piccolo atto di rivoluzione.
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