Opere di Maria Lai, non c’è stata contraffazione: assolti due galleristi cagliaritani

La vicenda giudiziaria che vedeva coinvolti i galleristi cagliaritani Dante Crobu e Luigi Puddu, accusati di aver falsificato decine di opere dell’artista di Ulassai, si conclude con un esito positivo per loro: sono stati assolti con formula piena, confermando l’integrità delle opere e la correttezza del loro operato.
Opere di Maria Lai, non c’è stata contraffazione: assolti due galleristi cagliaritani.
La vicenda giudiziaria che vedeva coinvolti i galleristi cagliaritani Dante Crobu e Luigi Puddu, accusati di aver falsificato decine di opere dell’artista di Ulassai, si conclude con un esito positivo per loro: sono stati assolti con formula piena, confermando l’integrità delle opere e la correttezza del loro operato.
Dante Crobu, 62 anni, e Luigi Puddu, 45 anni, erano finiti sotto accusa dopo che l’Archivio Maria Lai aveva sollevato sospetti circa la provenienza e l’autenticità di alcune opere che circolavano nel mercato dell’arte. La causa principale era l’ipotesi che i due galleristi avessero contraffatto, o comunque messo in commercio, un gran numero di opere dell’artista sarda, scomparsa nel 2013, tra cui “Geografie” in stoffa, “Lavagne” e vari disegni, molte delle quali avevano un valore economico stimato tra gli 80 e i 100mila euro ciascuna. La lunga battaglia legale, durata anni e caratterizzata da approfonditi esami e perizie, si è conclusa con un pronunciamento di assoluzione che ha confermato l’assenza di contraffazione, portando un’importante vittoria sul fronte della tutela del patrimonio culturale e della reputazione dei protagonisti coinvolti.
L’indagine, partita da una serie di esposti presentati dall’Archivio Maria Lai, aveva portato nel 2018 al sequestro di 23 opere sospette, poi dissequestrate dal Tribunale del Riesame, dopo aver superato i dubbi e le analisi di esperti e periti. Tra queste opere, spiccavano alcuni “libri tessili” e disegni, pezzi di grande valore artistico e commerciale, che avevano generato non poco clamore nel mondo dell’arte. Dante Crobu, noto esperto e antiquario di grande prestigio in Sardegna, aveva immediatamente difeso la propria integrità, sostenendo con fermezza che non vi fosse alcuna contraffazione e che le opere fossero autentiche. Egli aveva spiegato di aver ricevuto le opere da un anziano gallerista sassarese, il primo a organizzare una mostra su Maria Lai nel 1960, e di aver successivamente contattato l’Archivio per una perizia ufficiale. Tuttavia, questa richiesta di autenticazione aveva causato problemi, poiché alcune opere erano state poi ritenute false e avevano portato alle denunce.
Le analisi delle stoffe e dei disegni sono state affidate a un team di esperti di altissimo livello, tra cui Alessandro Ponzeletti, Roberto Concas, Caterina Ghisu e la nota critica d’arte Elena Pontiggia. I risultati delle verifiche sono stati complessi e ambivalenti, con alcuni periti che affermavano l’autenticità delle opere, altri invece che le consideravano falsificate. Sono stati esaminati anche dettagli come le firme, le scritture presenti sui libri tessili e le tecniche utilizzate, in un processo che si è evoluto come un vero e proprio simposio sull’arte di Maria Lai, coinvolgendo i maggiori studiosi e specialisti del settore. La presenza di questa diversità di opinioni ha reso il procedimento particolarmente complesso, considerando anche le cifre in gioco: un “libro tessile” può raggiungere quotazioni anche di 50mila euro, e questo ha alimentato le tensioni e le preoccupazioni di tutti gli attori coinvolti.
Il giorno della sentenza, il giudice Sara Caterina Ghiani, dopo un lungo dibattimento e l’analisi di tutte le prove, ha deciso di assolvere Crobu e Puddu con la formula più ampia, dichiarando che “il fatto non sussiste”. La pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero che aveva chiesto una condanna a un anno di reclusione, si è dovuta piegare alla decisione del Tribunale, che ha riconosciuto la correttezza dell’operato dei due galleristi e l’autenticità delle opere in questione. Entro 90 giorni saranno depositate le motivazioni ufficiali della sentenza, che chiuderanno definitivamente questa vicenda giudiziaria, restituendo onore e reputazione a chi, fin dall’inizio, aveva sempre sostenuto di essere estraneo a qualsiasi attività illecita. Questa conclusione rappresenta un importante esempio di come il sistema giudiziario, attraverso approfondite analisi e perizie, possa fare luce su questioni complesse legate al mondo dell’arte e alla tutela del patrimonio culturale, confermando che l’arte di Maria Lai, tra le pieghe di questa vicenda, resta intatta e autentica, libera da ogni sospetto di contraffazione o frode.

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