Lo sapevate? Come si dice zucca in sardo?

Vi siete mai chiesti come si dice "zucca" in sardo? Sappiate che la lingua sarda, con tutte le sue mille sfumature e varietà, ha un cuore unico e pulsante, e un vocabolario che è un vero spettacolo. Prendiamo il campidanese, per esempio: una miniera di parole, un tripudio di suoni e significati, un vero campo minato per chi pensa che il sardo sia "uno solo". Voi lo sapete come si dice zucca in campidanese? Dai, fate i brillanti!
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Lo sapevate? Come si dice zucca in sardo?
Vi siete mai chiesti come si dice “zucca” in sardo? Sappiate che la lingua sarda, con tutte le sue mille sfumature e varietà, ha un cuore unico e pulsante, e un vocabolario che è un vero spettacolo. Prendiamo il campidanese, per esempio: una miniera di parole, un tripudio di suoni e significati, un vero campo minato per chi pensa che il sardo sia “uno solo”. Voi lo sapete come si dice zucca in campidanese? Dai, fate i brillanti!
La lingua sarda, ironica, tagliente, simpatica (e a volte più velenosa di una suocera in giornata no), ci regala espressioni deliziose e vocaboli che sono piccole opere d’arte. Uno di questi riguarda proprio la nostra amata zucca. Pronti a stupirvi? Ebbene sì, zucca in sardo campidanese si dice crocoriga. Non suona benissimo? C’è dentro tutto: il sole, la terra, e forse anche quel pizzico di follia che ci vuole per coltivarla. Ma attenzione, non stiamo parlando della semplice zucchetta ornamentale: la crocoriga era quella particolare zucca che, una volta essiccata, si trasformava in una specie di borraccia rustica per il vino. Altro che bottiglie fighette da degustazione: la crocoriga era l’eleganza rurale fatta contenitore!
E mica è finita qui! Se volete fare i raffinati, potete distinguere tra la crocoriga aresti, ovvero la zucca selvatica, che la medicina antica considerava una specie di tuttofare catartico ed antielmintico (praticamente il Dottor House delle piante), e la crocoriga burda, che invece è l’aristolochia, usata per aiutare, diciamo, certi “problemi femminili” (una specie di antenata degli integratori naturali). Poi c’è la crocoriga de acua, nientemeno che la ninfea – sì, proprio quel fiore poetico che galleggia negli stagni mentre le rane fanno karaoke – e infine la crocorighedda, la versione “mignon” e tenera, cioè la zucchina semplice.
E come ciliegina sulla torta (anzi, come zucca sulla tavola), sappiate che anche in sardo, proprio come in italiano, chiamare qualcuno “crocoriga” è tutto fuorché un complimento: è un modo molto affettuoso (ma neanche troppo) per dargli dell’ignorante, dell’asino o di quello che preferirebbe passare la vita a guardare le pecore invece di studiare. Quindi la prossima volta che qualcuno vi chiama “crocoriga”, non ringraziatelo troppo calorosamente!

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