Lo sapevate? Perché l’espressione “Ho brutta voglia” viene utilizzata e capita solo in Sardegna?

Sembra italiano ma non lo è. Perché questa espressione molto diffusa nel Campidano e nel Sud Sardegna viene capita solo dai sardi?
Lo sapevate? Perché l’espressione “Ho brutta voglia” viene utilizzata e capita solo in Sardegna?
Sembra italiano ma non lo è. Perché questa espressione molto diffusa nel Campidano e nel Sud Sardegna viene capita solo dai sardi?
Lo sapevate? Che l’espressione “Ho brutta voglia” sembra italianissima, ma in realtà è più sarda del pane carasau? Eppure la diciamo con tanta naturalezza che ci sembra strano scoprire che fuori dall’isola nessuno capisca cosa diamine vogliamo dire. Eh sì, perché questa perla linguistica, diffusissima nel Campidano e nel Sud Sardegna, è una di quelle frasi che ti porti dietro fin da piccolo, come le urla della nonna che ti dice di mettere la maglia.
Ma provate a usarla fuori dalla Sardegna, a Bari, come a Napoli: “C’ho brutta voglia”. Vi guarderanno confusi, con la faccia di chi pensa che stiate facendo una proposta indecente già dal mattino. “Brutta che?” vi risponderanno, sospettosi. E lì capirete tutto: non è italiano, non per davvero. È un meraviglioso adattamento dal sardo “gana mala”, che vuol dire, appunto, nausea, disgusto, quel senso di pentimento esistenziale che solo una pizza alle quattro del mattino può dare. È una di quelle espressioni che nascono dall’amore per la traduzione letterale, quella creatività linguistica che ci porta a costruire frasi in apparenza corrette ma in realtà comprensibili solo a chi ha respirato l’aria di Sant’Avendrace o di Serramanna. In fondo, “Ho brutta voglia” è un piccolo capolavoro della sarda italianizzazione, una specie di password non scritta tra isolani: se la capisci, sei dei nostri; se non la capisci, arrangiati.

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