Lo sapevate? “Tasinanta e taddinanta”: che cosa vogliono dire queste espressioni gergali sarde e da dove derivano?

La differenza esiste tra questi due termini ormai entrati alla grande nel gergo colloquiale. Ma cosa vogliono dire e soprattutto da dove derivano?
Lo sapevate? “Tasinanta e taddinanta”: che cosa vogliono dire queste espressioni gergali sarde e da dove derivano?
La differenza esiste tra questi due termini ormai entrati alla grande nel gergo colloquiale. Ma cosa vogliono dire e soprattutto da dove derivano?
Sapevate che nel meraviglioso mondo del sardo si celano due gemme linguistiche come “tasinanta” e “taddinanta”? Ma cosa significano esattamente queste espressioni, e come sono riuscite a farsi strada nel nostro linguaggio quotidiano? Se pensate che siano solo semplici parole da usare quando ci viene in mente un nome che non riusciamo a pronunciare, beh, avete ragione! Ma c’è molto di più! Questi termini sono entrati a gamba tesa nel gergo colloquiale, come il miglior amico che scivola nel tuo gruppo di amici senza essere invitato.
Immaginatevi in una situazione in cui il vostro amico Francesco vi chiede di passargli qualcosa, ma il suo cervello è in modalità “off”. Ecco che scatta il famosissimo “Francesco, passami i tasinanta per favore!” Oppure, vi trovate a chiacchierare con Giovanni e all’improvviso vi rendete conto di non ricordare il nome del suo amico, e allora, con un colpo di genio, esclamate: “C’era anche l’amico, quel ragazzo, taddinanta?”. Queste espressioni non sono solo divertenti; portano con sé una storia che pochi conoscono e che merita di essere raccontata.
In realtà, le forme corrette dovrebbero essere “Ittasinanta” e “Ittadinanta”, una sorta di evoluzione linguistica che ci fa sentire un po’ come dei linguisti in erba. Ma da dove provengono? Si tratta di contrazioni e abbreviazioni di “itta si naranta” (come si chiamano) e “itta di naranta” (come lo chiamano). La prima si riferisce al plurale, mentre la seconda al singolare, rendendo così il nostro linguaggio tanto ricco quanto confuso, proprio come una tavola imbandita di piatti sardi dove non si sa mai cosa assaporare per primo!
E non finisce qui! Queste espressioni simpatiche e un po’ maldestre hanno persino dato vita a un vero e proprio verbo: “tasinantare”. Sì, avete capito bene! Questo verbo ci consente di esprimere l’azione di cercare di ricordare un nome, ma senza alcun successo – un’arte che molti di noi hanno perfezionato nel corso degli anni. Quindi, la prossima volta che vi troverete a utilizzare “tasinanta” o “taddinanta”, ricordate che non state solo parlando, ma state anche partecipando a una tradizione linguistica che unisce ironia e cultura. In fondo, chi non ama un po’ di divertimento mentre si fa del sano “tasinantare”?

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