Un cuore sardo tra libri, ricordi e un nuovo inizio: intervista a Massimiliano Perlato, alla guida della testata Tottus in Pari

Massimiliano Perlato ci racconta in questa intervista il legame profondo con la madre Maria, recentemente scomparsa, che gli ha trasmesso l’amore per la Sardegna. Parla del suo ultimo libro, del nuovo progetto letterario e della sua testata online Tottus in pari, punto di riferimento per i sardi nel mondo. Il 2025 potrebbe rappresentare un anno di svolta per lui
A dispetto del mio cognome che tradisce le origini, il legame con la Sardegna è vivo da quando sono nato, nel 1969. La mia mamma di Terralba, che ho perso pochi giorni fa, è sempre stata colei che mi ha trasmesso l’amore e i valori umani che l’isola può trasmettere. Rimangono i sentimenti forti ed incrollabili verso una madre che mi ha tramandato dei valori fortissimi che come il sangue scorrono nelle vene con la velocità pura di un ruscello che sgorga in tutta la sua purezza in alta montagna. Quotidianamente si parlava di Sardegna, della sua/nostra “Terralbabella”, del suo/nostro impegno ventennale nel mondo dell’associazionismo dei circoli sardi degli emigrati. La mia passione giornalistica ha fatto il resto: “Tottus in Pari” è nato nel 1997 e ancora oggi grazie al sito e alle pagine social, viaggia a vele spiegate in ogni angolo del mondo che respira Sardegna. Scatoloni interi di giornalini della rivista (oggi che è arrivata al numero 1035), sono nei mobili di casa e se un numero usciva online, succedeva solo dopo la sua prima lettura. E in qualche modo, il suo consenso. Il mio grande cruccio è quello di non essere riuscito ad accompagnarla in queste ultime sue settimane, con la lettura del mio ultimo libro “Farfalle” che sono racconti d’amore, ora in libreria.
Quindi è sempre stata la tua prima lettrice?
Sì, da quanto ho creato il portale “Tottus in Pari”. C’è stato un momento in questo percorso che ha portato alla sua scomparsa, che volevo mollare tutto. Forse una mancanza di lucidità, di stimoli, di stanchezza. Oggi so che quel percorso cominciato quasi trent’anni fa, deve proseguire nel ricordo di mia madre. E anche il binario parallelo come scrittore, che negli ultimi tempi ha avuto un’importante accelerazione anche grazie al supporto di mia moglie Daniela, proseguirà con tutta la determinazione di cui sono capace. Almeno nel concretizzare quest’ultimo progetto che dovrebbe veder la luce entro la fine del 2025.
La tua testata Tottus in Pari è un faro per i sardi nel mondo. Come è nata l’idea e quale missione porta avanti oggi?
Ero un giovanotto di belle speranze quando con un gruppo di giovani sardi dell’hinterland milanese lo abbiamo fondato. La passione pubblicistica e la mission legata alla comunicazione, oggi fanno si che la testata possa continuare il suo viaggio.
Quanto è importante per te raccontare la Sardegna e la sua comunità attraverso Tottus in Pari? Hai mai sentito il peso di questa responsabilità?
No, perché ogni giorno per ventotto anni ho messo in prima linea le esigenze dell’isola e le meravigliose persone che in giro per il mondo, si sono ritagliati un ruolo fondamentale nella loro professione o nelle associazioni create per dar visibilità alle peculiarità della terra lontana. E le firme sui nostri articoli, sono di tutti. Non serve avere un tesserino da giornalista per poter scrivere. Per noi è fondamentale che parli il cuore e la passione per quello che si fa.
C’è un episodio o un incontro legato al giornale che ti ha particolarmente emozionato o segnato nel tempo?
Dal giornale per i suoi 25 anni, nel 2022 ho pubblicato il libro “In movimento” che raccoglie 184 storie al femminile e mette in evidenza il ruolo della donna sarda nel mondo. Un fiume silenzioso ma possente che rappresenta anche una straordinaria opportunità di emancipazione e uno strumento di risveglio per le comunità di origine. Il sottotitolo parla di “tasselli di un unico mosaico” e a tutti questi piccoli pezzi del puzzle, sono fortemente legato, perché per ogni intervista portata a termine, mi arricchivo di briciole esistenziali di pregevole valore.
Nella tua ultima raccolta di racconti d’amore, “Farfalle”, quali emozioni e ricordi hai voluto fissare sulla carta?
Per questo libro, la musa ispiratrice è Daniela, mia moglie dal 2023. Frequentavamo le scuole medie insieme e ci siamo ritrovati, quasi del tutto casualmente, quarant’anni dopo. E da quel momento ci siamo raccontati la vita vissuta, le esperienze positive come la nascita dei nostri figli e le vicende dolorose che ci hanno accompagnato. In particolar modo per me che amo scrivere, con il cospetto della sua figura, si è creato un ‘corteggiamento della parola’ che ha dato vita ad una serie di racconti d’amore, la maggior parte di fantasia, in cui si è dato del tu al Sentimento Nobile per eccellenza.
Parlaci quindi del libro “Farfalle” che oggi è in libreria. C’è un passaggio a cui sei particolarmente legato?
Amore, Tempo, Rispetto e Vita, sono alcune delle tematiche che propongo in questa raccolta di racconti. Di molti la cornice sullo sfondo è la Sardegna, soprattutto il suo mare e la sua vegetazione, che chi conosce l’isola ritrova anche nei richiami meno espliciti. Le scenografie sono spesso spiagge, note mete turistiche, come Costa Rei, talora invece luoghi meno valorizzati ma suggestivi, come il lago Omodeo, o ancora la casa-albero sita tra nella Marina di Arbus tra Pistis e Torre dei Corsari. Quello de “La pianta del poeta a Pistis” è il racconto a cui sono più affezionato ed è legato alla mia adolescenza. E tanti dialoghi di un sentimento amoroso consapevole, scandagliato a volte fino agli anfratti più reconditi di un “pragmatismo romantico”, volto a ricercare conferme e sicurezze prima di un affidamento reciproco. I dubbi e le titubanze dei protagonisti rispetto agli slanci dell’uno o dell’altro affondano le loro ragioni nel bagaglio esistenziale maturato con gli anni durante i quali si sono avvicendate storie sentimentali poco fortunate, promesse matrimoniali infrante e progetti familiari realizzati a metà. Questo libro parla di Amore, garbato e passionale, sia quando si ritrova dopo tanti anni, sia che sfoci nuovo da un incontro per strada o si anima da uno specchio in una stanza, nei diversi scenari dipinti. Le righe che compongono Farfalle narrano di vita, la celebrano in tutte le sue sfumature.
Il tuo nuovo romanzo potrebbe vedere la luce nel prossimo autunno: cosa puoi raccontarci della sua genesi? Quali temi hai voluto affrontare?
Il libro sarà dedicato a mia madre ed è ambientato nella “sua” Sardegna, quella dell’oristanese, della borgata di pescatori di Marceddì, frazione di Terralba. Sarà un intreccio di tre esistenze legate l’un l’altro per vincoli affettivi e di amicizia. Il tema ambientale sarà il leitmotiv che da un senso alla storia. Un’industria che inquina e nasconde le scorie radioattive in mare, sarà il sottofondo che darà tonalità anche forti al racconto che passa dal rosa al noir e viceversa. Con l’aggressione alla protagonista principale del racconto nel parcheggio sotterraneo dell’azienda dove lavora a Milano, ci sarà l’inizio di un paludoso percorso personale indagatore nella verità e nella giustizia per Caterina, donna determinata e volitiva che suo malgrado, trascinerà in un vortice oscuro di angoscia e morte, gli affetti più vicini. Il trasferimento in Sardegna, sarà il crocevia risolutivo per l’evolversi della vicenda. Caterina ritrova l’amica adolescenziale Elena, alla continua ricerca di rivalsa con la vita. E Mattia, il pescatore della Laguna di Marceddì che con saggezza e protettività, ridarà equilibrio e stabilità alla protagonista. In un mosaico di rimpianto e dolore, sarà una continua lotta tra amore ed oblio nel cogliere “Il peso degli Attimi”, che è il titolo ad oggi provvisorio del libro, dell’esistenza tra punti di equilibrio raggiunti per taluni protagonisti, smarriti definitivamente per altri.
La Sardegna è una presenza costante nella tua vita e nella tua scrittura. In che modo la tua terra ti ha influenzato come autore?
Sardegna è magia. Il milione di situazioni che la decorano a festa rendendo idilliaco il pensiero di una tranquillità interiore che non ammette paragoni. Luoghi paradisiaci che cantano soavi il loro benessere. E poi la natura che dipinge con colori armoniosi la tavolozza della propria esistenza non appena se ne assapora il contenuto. Il senso d’amicizia e d’affetto della gente che ti dà il cuore se solo glielo si domanda. Il solo respirare l’aria ti riempie i polmoni di una vitalità fatta di virtù e appagamento. Sardegna non vuol dire solo spiagge incantevoli e mari cristallini: Sardegna significa per me tornare bambino, apprezzare anche i piccoli sassolini scalciati con le scarpe che vanno a sbattere contro le cancellate. Girovagare per le viuzze in corse sfrenate con le biciclette o ritrovarsi lungo una striscia d’asfalto incandescente a tirar calci ad un pallone con le magliette inzuppate di sudore, e, nonostante la stanchezza che lentamente s’impadroniva del fisico fanciullesco, la voglia, la tenacia di continuare a godere di quegli attimi che, ripensati adesso a distanza di anni, accrescono il magone dei tempi che furono. I rimbrotti degli adulti che continuavano ad indicare l’orologio quando ci si gettava a capofitto fra le onde dell’acqua, schiamazzando all’infinito in una lotta all’ultimo respiro con i lamenti di un mare che vedeva violata la propria pacatezza d’esistere. Dopo le corse nella rena, con il cuore gonfio che batteva nel petto all’impazzata, si crollava nella sabbia sfiniti a contemplare i raggi del sole ad occhi aperti sino a farli lacrimare dal dolore. Questo è il flashback più ricorrente che si accosta alla magia più pura.
Il tuo legame con la Sardegna è rimasto forte anche grazie a lei. Cosa significava per tua madre questa terra e come ha trasmesso a te questo amore?
Mamma Maria amava ascoltare e guardare il mare. E lo faceva sempre con gli occhi lucidi e l’animo sereno. Adorava le cromature vivaci d’azzurro che sfumavano di volta in volta sulla linea indistinta dell’orizzonte. Vivendo ‘al di là del mare’, rimembrare i suoi luoghi del cuore che sono diventati i miei sin dall’adolescenza, aveva la stessa essenza di un riverbero di fede. Nell’isola ricca di bellezza che affascina, dove le trasparenze assolute non solo del mare, l’intensità dei colori, la varietà estrema delle coste e dei paesaggi dell’entroterra, i profumi della macchia mediterranea e la dolcezza del clima, sono il prodigioso concorso di tutti questi elementi che rende unico e ineguagliabile l’amore per un territorio. La spiaggia di Pistis in Costa Verde per esempio dove il respiro riempiva i polmoni d’aria salmastra, era e rimarrà per sempre il nostro ombelico del mondo. Ascoltavo il vento di maestrale con mamma Maria, mentre mi teneva per mano quando ero piccolo. Nell’ultimo viaggio fatto nel 2023 in Sardegna, abbiamo ascoltato lo stesso vento tenendoci per mano. In questo caso, purtroppo, era lei la ‘piccola’ a causa della patologia che aveva preso possesso del suo intelletto. Sapevo che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio. E con mia moglie Daniela l’abbiamo accompagnata in ogni anfratto affettivo della sua vita vissuta, rinverdendo in ogni istante, le sue enormi peculiarità esistenziali che ne hanno fatto agli occhi del suo microcosmo, una donna speciale. Ho sempre ben impresso nella mente gli occhi carichi di lacrime di mia madre, quando dal ponte di una nave a Porto Torres, si lasciava la terraferma per tornare al nord. Osservavo il suo viso e immaginavo i suoi pensieri. L’accarezzavo e l’abbracciavo e la voglia di lasciarmi andare era troppo forte ed è forse in quei frangenti, che promettevo a lei e a me stesso, che per passione nella vita, mi sarei preso cura di quella terra. Facendolo poi nel campo a me più congeniale, ovvero la scrittura.
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