Il corpo come prigione, la rinascita come sfida: in libreria il nuovo romanzo di Francesca Spanu

Il merito più grande di questo libro è la sua autenticità. Francesca Spanu non edulcora, non cerca scorciatoie: la sua scrittura è onesta, diretta, vibrante. Il corpo sbagliato è un grido contro il body shaming, una denuncia che coinvolge, commuove, fa riflettere. È la storia di Cecilia, ma è anche la storia di tante persone che ogni giorno si confrontano con uno sguardo giudicante, con una società che confonde il valore umano con l’apparenza.
“Il corpo sbagliato” di Francesca Spanu è un romanzo potente, profondo e necessario. Una storia che lascia il segno, capace di scuotere le coscienze e mettere a nudo verità spesso taciute. Al centro della narrazione c’è Cecilia, una donna di poco più di trent’anni che sceglie di affrontare un intervento di chirurgia bariatrica per liberarsi di oltre cinquanta chili di peso. Ma ciò che potrebbe sembrare un semplice cambiamento fisico si rivela presto una rivoluzione ben più ampia, che tocca l’identità, le relazioni, la percezione di sé.
Francesca Spanu, avvocata originaria di San Gavino, con questo suo secondo romanzo – pubblicato da Il Maestrale – conferma la sua capacità di raccontare l’intimità umana con profondità e delicatezza. Il corpo di Cecilia cambia, ma la società intorno a lei resta intrappolata nei suoi pregiudizi. Cagliari, città tanto amata quanto giudicante, si fa cornice di una rinascita ostacolata, di un passato che non lascia andare. Il lettore entra con empatia nella mente di Cecilia, nelle sue insicurezze, nei suoi traumi infantili, nella relazione tossica con Sergio, simbolo di un mondo che continua a rifiutare chi non si adegua a modelli preconfezionati.
Il merito più grande di questo libro è la sua autenticità. Spanu non edulcora, non cerca scorciatoie: la sua scrittura è onesta, diretta, vibrante. Il corpo sbagliato è un grido contro il body shaming, una denuncia che coinvolge, commuove, fa riflettere. È la storia di Cecilia, ma è anche la storia di tante persone che ogni giorno si confrontano con uno sguardo giudicante, con una società che confonde il valore umano con l’apparenza.
Eppure, in questo percorso doloroso, c’è una luce. Una delle dimensioni più toccanti del romanzo è quella dell’amicizia: un sentimento autentico, spesso dato per scontato, ma che nel libro emerge come ancora di salvezza. Sono i rapporti umani veri, quelli liberi dal giudizio, che permettono a Cecilia di non perdersi del tutto, di riscoprirsi degna d’amore, di cura, di esistenza. È proprio l’incontro con chi guarda oltre il corpo, che segna la differenza tra crollare e rialzarsi.
Il corpo sbagliato è un’opera matura, intensa, che si insinua sotto la pelle e che, soprattutto, lascia il lettore con una domanda inevitabile: quante volte abbiamo giudicato senza sapere? Spanu ci invita a guardare oltre, a riconoscere l’altro nella sua interezza, nella sua fragilità e nella sua forza.
Un libro che merita di essere letto, condiviso e discusso. Perché in una società che premia solo l’immagine, questo romanzo ci ricorda che dietro ogni corpo c’è una storia. E che spesso, a salvarci, non sono i cambiamenti esteriori, ma la verità di un legame umano.
“Non mi sono mai pentita. Sono riuscita a tirare fuori una forza che ero ignara di avere, senza mai arrendermi. Nemmeno nel peggiore dei giorni, quello dell’incontro con il gruppo di altri pazienti, nove persone con il fisico strabordante. E’ stato come guardarmi nove volte allo specchio, tutti carichi del senso di colpa di essere al mondo con quel peso, di occupare troppo spazio, di arrecare disturbo. Da bambina mi ero convinta che il peso fosse un problema solo mio e paradossalmente ho sempre evitato le persone come me, un atteggiamento inconscio che mi ha reso parte attiva di una stigmatizzazione che mi vedeva nel duplice ruolo di vittima e carnefice”.
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