Intervista a Ylenia Parente, la “regina della pasta fresca” che incanta anche il web

Con le mani immerse nella farina e il cuore colmo di tradizione, questa giovane sarda di Sant’Antioco ha conquistato migliaia di follower su Instagram, diventando un punto di riferimento per gli amanti della pasta fresca. A soli 28 anni, la sua abilità nel trasformare semplici ingredienti in autentiche opere d’arte l’ha incoronata “Regina della pasta fresca”
Nel mondo dei social, Ylenia Parente è riuscita a ritagliarsi un posto speciale. Con le mani immerse nella farina e il cuore colmo di tradizione, questa giovane sarda di Sant’Antioco ha conquistato migliaia di follower su Instagram, diventando un punto di riferimento per gli amanti della pasta fresca. A soli 28 anni, la sua abilità nel trasformare semplici ingredienti in autentiche opere d’arte l’ha incoronata “Regina della pasta fresca”, un titolo che porta con orgoglio mentre condivide segreti, tecniche e ispirazioni della cucina artigianale.
Conosciamola meglio.
Come è iniziato il tuo percorso nel mondo della pasta fresca? Cosa ti ha ispirato a intraprendere questa carriera?
Il mio percorso è iniziato grazie a mia nonna Caterina, già quando avevo 9-10 anni. Ogni sabato sera, passavamo il tempo insieme preparando la pasta per il pranzo della domenica in famiglia. Era un momento speciale che mi ha permesso di imparare le tecniche tradizionali e di apprezzare il valore della cucina fatta con amore.
Durante il Covid, ho avuto la possibilità di concentrarmi completamente sulla pasta fresca. Ogni giorno sperimentavo nuovi impasti e formati di pasta, cercando di affinare la tecnica e di sviluppare nuove idee. È stato un periodo fondamentale per la mia crescita, che mi ha permesso di perfezionare il mio lavoro prima di partecipare al campionato nazionale della pasta fatta a mano, dove ho vinto il primo posto, seguito dai premi per il miglior impasto e per la dieta mediterranea. Da quel momento, ho capito che quella legata alla pasta fresca sarebbe stata la mia strada. Ho deciso così di buttarmi, anima e cuore, tra masterclass, eventi e collaborazioni.
Cosa significa per te portare avanti questa tradizione in un mondo che sta cambiando velocemente?
Per me, portare avanti la tradizione della pasta fresca significa mantenere vivo un patrimonio culturale che rischia di perdersi. In un mondo che corre veloce e dove spesso si privilegia la praticità alla qualità, voglio dimostrare che fare la pasta a mano non è solo una tecnica, ma un gesto d’amore e condivisione. È importante innovare senza dimenticare le radici, e io cerco di farlo unendo tradizione e creatività nei miei impasti e nei miei corsi.
Sei molto attiva sui social media, con migliaia di follower su Instagram. Come ti relazioni con il tuo pubblico online e che tipo di contenuti ti piace condividere?
I social media sono fondamentali per condividere la mia passione e far conoscere l’arte della pasta fresca a un pubblico sempre più ampio. Cerco di essere autentica e di raccontare il mio lavoro in modo spontaneo, mostrando sia la tecnica che il lato umano di ciò che faccio. Mi piace condividere video dimostrativi, consigli pratici, momenti delle mie masterclass ed eventi, oltre a retroscena della mia vita da pastaia.
L’interazione con chi mi segue è molto importante per me: rispondo ai messaggi, ai commenti e cerco di creare un dialogo vero con la mia community. Voglio che chi mi segue si senta parte di questo viaggio e che possa trarre ispirazione e motivazione per avvicinarsi al mondo della pasta fresca, sia per passione che per lavoro.
Qual è il piatto di pasta fresca che più ti emoziona, e perché?
Il piatto che più mi emoziona è il culurgiones, non solo per il legame con la tradizione sarda, ma anche per la possibilità di giocare con diverse varianti e trasformazioni. Sebbene il culurgiones classico, con il suo ripieno di patate, menta e pecorino, sia un piatto che mi porta sempre a ricordare le tradizioni della mia terra, adoro anche sperimentare con ingredienti diversi. Mi piace reinterpretarlo, provando ripieni alternativi come pesce o verdure, che aggiungono una nuova dimensione alla ricetta tradizionale.
Ogni volta che preparo i culurgiones, che siano classici o innovativi, mi emoziona il fatto che questo piatto rappresenti non solo la cucina sarda, ma anche la mia voglia di esplorare nuove combinazioni e di portare avanti la tradizione con un tocco personale. È una continua ricerca di equilibrio tra il rispetto per le origini e la voglia di sperimentare.
Hai mai avuto delle difficoltà nel cercare di rendere la pasta fresca un’arte riconosciuta a livello più ampio? Come le hai affrontate?
Sì, sicuramente. La pasta fresca viene spesso vista solo come un prodotto della tradizione casalinga, e farla riconoscere come una vera e propria arte richiede impegno. All’inizio non era semplice far capire il valore del lavoro artigianale e l’importanza di preservare certe tecniche. Ho affrontato queste difficoltà con determinazione, portando avanti il mio messaggio attraverso eventi, masterclass e collaborazioni.
La vittoria al campionato nazionale della pasta fatta a mano è stato un passo importante, perché mi ha dato la credibilità per mostrare che dietro la pasta fresca c’è studio, tecnica e passione. Inoltre, i social media mi hanno aiutata tantissimo a far conoscere il mio lavoro a livello internazionale, permettendomi di connettermi con persone che apprezzano l’artigianalità e la tradizione.
Cosa pensi della crescente attenzione verso l’alta cucina e l’artigianato culinario nelle piattaforme digitali come Instagram?
Penso che sia una grande opportunità per dare visibilità all’artigianato culinario e alla cucina tradizionale. Le piattaforme digitali, come Instagram, hanno democratizzato l’accesso a contenuti di alta qualità e permettono a chef e artigiani di mostrare il loro lavoro a un pubblico globale. Questo ha sicuramente aumentato l’interesse verso l’alta cucina e ha dato nuova vita alla valorizzazione di piatti tradizionali e tecniche culinarie.Personalmente, credo che dobbiamo essere attenti a non perdere l’autenticità in questo processo. La visibilità online è fondamentale, ma è altrettanto importante continuare a fare le cose con passione e senza compromettere la qualità.
La tua attività ha un forte legame con Sant’Antioco e con la Sardegna. In che modo il tuo territorio influenza il tuo approccio alla cucina e alla preparazione della pasta?
Il legame con Sant’Antioco e la Sardegna è profondamente radicato nel mio lavoro. La mia cucina è un riflesso del mio territorio: i sapori, gli ingredienti e le tradizioni che caratterizzano la Sardegna sono sempre presenti nei miei piatti. Per me, ogni impasto che preparo è come un viaggio nella mia terra, fatta di grano, erbe aromatiche, formaggi locali e, soprattutto, della storicità della pasta sarda come i culurgiones.
L’influenza del mio territorio è visibile non solo nei piatti tradizionali, ma anche nelle innovazioni che cerco di introdurre. Credo che la cucina sarda abbia un’identità forte che va preservata, ma allo stesso tempo voglio farla evolvere per farla apprezzare anche fuori dall’isola, mantenendo sempre il legame con le sue radici.
C’è un ingrediente segreto o una tecnica speciale che usi nella preparazione della pasta che vuoi condividere con noi?
Non ho un ingrediente segreto, ma credo che ogni passo nella preparazione della pasta fresca sia fondamentale. Una cosa che trovo particolarmente importante è il giusto equilibrio nell’impasto: deve essere abbastanza elastico da permetterti di lavorarlo facilmente, ma anche abbastanza consistente da mantenere la forma durante la cottura. Per me, il segreto è tutto nella tecnica, come il modo in cui impasti e il tempo che dedichi a far riposare la pasta.
Un’altra cosa che trovo cruciale è l’uso di ingredienti di alta qualità, come le farine locali. Cerco sempre di combinare farine sarde, che hanno una texture e un sapore unici, per dare alla pasta una marcia in più. Questi piccoli dettagli rendono ogni piatto speciale e pieno di storia.
Quale evento/esperienza ti ha più emozionata in questi anni?
Una delle esperienze che mi ha più emozionata è stata la mia partecipazione al primo campionato nazionale della pasta fatta a mano, dove ho vinto il primo posto. Non solo per il riconoscimento che ho ricevuto, ma anche per la possibilità di incontrare altre persone che condividono la stessa passione e vedere la pasta fresca valorizzata come arte.
Un’altra esperienza che mi ha lasciato un segno profondo è stata quella di tenere masterclass internazionali, come a Los Angeles. L’emozione di poter insegnare la pasta fresca a persone provenienti da culture diverse e di vedere come questa tradizione venga apprezzata nel mondo mi ha dato una gratificazione unica. Ogni volta che qualcuno mi dice che la pasta che ha imparato a fare da me ha cambiato la sua percezione della cucina, è un’emozione indescrivibile. Inoltre, sono entusiasta di poter insegnare ad Abu Dhabi e di fare delle dimostrazioni a Milano e a Chicago. Sono esperienze che mi emozionano molto perché mi permettono di portare la tradizione della pasta fresca a nuovi orizzonti e condividerla con una community internazionale.
Quali sono i tuoi progetti per i prossimi anni?
I miei progetti per i prossimi anni sono molto ambiziosi. Voglio continuare a diffondere la cultura della pasta fresca, sia in Italia che all’estero, attraverso masterclass, eventi e collaborazioni con chef e ristoranti. Ho in programma di organizzare più corsi in Sardegna e di portare la tradizione della pasta fresca in altre città del mondo, come Abu Dhabi, Milano e Chicago, dove farò delle dimostrazioni.
Inoltre, sto lavorando su un progetto che unisce la mia passione per la cucina alla promozione della dieta mediterranea, cercando di sviluppare nuovi piatti e format di pasta che siano gustosi e salutari. Un altro obiettivo è quello di ampliare la mia presenza online, continuando a condividere la mia passione per la pasta fresca attraverso il mio profilo Instagram e altre piattaforme.
Un aspetto importante dei miei progetti futuri è fare consulenze con ristoranti o pastifici, aiutandoli a perfezionare la preparazione della pasta fresca e a integrare la tradizione artigianale nei loro menu. L’idea è di portare avanti questa tradizione in modo innovativo, rendendola accessibile a più persone possibile, senza mai perdere di vista le radici che mi hanno dato tanto.
Infine, qual è il consiglio che daresti a chi vuole intraprendere una carriera nel mondo della cucina oggi?
Il mio consiglio è di seguire la propria passione con determinazione, ma anche con umiltà e una grande dose di pazienza. La cucina è un’arte che richiede costante impegno, studio e perfezionamento. Non esistono scorciatoie, ma solo dedizione e pratica. È fondamentale essere disposti a imparare, sia dai propri errori che dai successi degli altri, e avere la capacità di adattarsi, in un mondo che evolve rapidamente.
Oltre alla tecnica, è importante sviluppare una propria identità culinaria, qualcosa che ti renda unico e che trasmetta la tua passione attraverso i piatti. Non aver paura di innovare, ma senza dimenticare le radici della tradizione.
Infine, la cucina è anche un mestiere che porta molta gratificazione, soprattutto quando vedi che il tuo lavoro riesce a emozionare chi lo assaggia. Quindi, la chiave è non perdere mai la curiosità, la passione e la voglia di migliorarsi, perché ogni giorno in cucina è una nuova opportunità di crescita.

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Nonna Lea, 13 anni in canile, cerca famiglia: quando l’amore non ha età, e la dignità, nemmeno

Nonna Lea si trova al canile di Quartu Sant’Elena (Cagliari) ma per una buona adozione può viaggiare anche in centro e Nord Italia. Per info 328 3661490.
Nonna Lea ha passato tutta la vita dietro le sbarre, senza conoscere il calore di una famiglia, una cuccia vera, una passeggiata in libertà. Lei ha 13 anni, e da 13 anni vive in canile. È una cagnolina di taglia media, dallo sguardo timido e silenzioso, come chi ha smesso di sperare ma dentro, in fondo, custodisce ancora il desiderio di essere scelta, anche solo per poco.
I suoi giorni non possono finire così. Dopo una vita passata ad aspettare, Lea merita un riscatto, una carezza, un po’ di amore. Merita di capire, almeno una volta, cosa vuol dire essere a casa. Il tempo per Lea è prezioso. Non aspettiamo che sia troppo tardi.
Si trova al canile di Quartu Sant’Elena (Cagliari) ma per una buona adozione può viaggiare anche in centro e Nord Italia. Chiunque voglia cambiare il suo destino può contattare il numero 328 3661490.

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