Luoghi di Sardegna: Sa Macchina Beccia, un’architettura bizzarra e affascinante costruita in mezzo al nulla

Oggi vogliamo raccontarvi di un luogo apparentemente assurdo e molto affascinante che non tutti conoscono. Una allucinazione. Un castello che svetta in in mezzo al nulla. Avete mai sentito parlare di Sa Macchina Beccia? Un nome che suona antico, evocativo, quasi mistico. Un luogo che sembra sospeso tra realtà e allucinazione, dove il tempo si è fermato lasciando dietro di sé un enigma architettonico che ancora oggi sorprende e affascina.
Luoghi di Sardegna: Sa Macchina Beccia, un’architettura bizzarra e affascinante costruita in mezzo al nulla.
Oggi vogliamo raccontarvi di un luogo apparentemente assurdo e molto affascinante che non tutti conoscono. Una allucinazione. Un castello che svetta in in mezzo al nulla. Avete mai sentito parlare di Sa Macchina Beccia? Un nome che suona antico, evocativo, quasi mistico. Un luogo che sembra sospeso tra realtà e allucinazione, dove il tempo si è fermato lasciando dietro di sé un enigma architettonico che ancora oggi sorprende e affascina.
Immaginatevi di camminare tra la macchia mediterranea, circondati dal silenzio, con l’altopiano della miniera di San Giorgio che si estende tutto intorno. Poi, all’improvviso, eccola: un’imponente costruzione che si staglia nel nulla, quasi un miraggio. Non è una cattedrale, eppure ne ha la maestosità. Non è una fabbrica, eppure le sue mura raccontano di un passato industriale. Non è un castello, eppure i suoi merli medievaleggianti la fanno sembrare la dimora di un misterioso signore del tempo. Sa Macchina Beccia è tutto questo e molto di più. Un’architettura fuori luogo e fuori tempo, che pare arrivare da una dimensione parallela, come un relitto di un’epoca che non è mai esistita. Ma in realtà, il suo stile eclettico riflette perfettamente le tendenze architettoniche del periodo in cui fu costruita.
Si dice che la sorpresa sia ancora più grande se la si osserva da lontano, percorrendo il sentiero che parte dal Villaggio Asproni. Man mano che ci si avvicina, il profilo della struttura diventa sempre più nitido, la sua sagoma sempre più imponente. Davanti a voi, in lontananza, si apre la vista sulla miniera di Monteponi, i suoi fanghi rossi, la città di Iglesias. Sopra, solo il cielo, l’universo infinito e l’ignoto spazio profondo.
Sa Macchina Beccia venne costruita nel 1870. Nonostante si tratti di un pozzo minerario, noto ufficialmente come Pozzo Santa Barbara, il suo nome in sardo ne restituisce tutto il fascino: la Macchina Vecchia. Un nome che richiama il cuore pulsante della struttura, un’enorme macchina a vapore che un tempo sollevava dalle profondità della terra la galena argentifera, il prezioso minerale che per secoli ha alimentato l’economia della Sardegna. Poi, nel 1940, il silenzio. La miniera venne abbandonata, la macchina scomparve nel nulla, e rimase solo il suo scheletro di pietra, con la ciminiera che ancora si erge verso il cielo, testimone di un passato svanito.
A progettare questa meraviglia fu Adolfo Pellegrini, ingegnere e direttore della miniera di Monteponi. Ma il mistero rimane: perché realizzare una struttura così elaborata per un semplice pozzo minerario? Un capriccio estetico? Un desiderio di grandiosità? O forse l’intento di lasciare un segno indelebile nel tempo? Di certo, oggi come allora, chi si trova davanti a Sa Macchina Beccia non può fare a meno di restare a bocca aperta.
Se siete curiosi di vederla con i vostri occhi, il modo più semplice per raggiungerla è partire dal Villaggio Asproni e seguire il sentiero che si snoda tra le antiche tracce dell’attività mineraria. Lungo il cammino, centinaia di pozzi di origine romana e pisana raccontano di un passato ancora più remoto, mentre poco distante, la miniera di Seddas Moddizzis veglia silenziosa sulla storia di queste terre. Un viaggio nel tempo, tra misteri irrisolti e architetture impossibili, in uno dei luoghi più affascinanti e surreali della Sardegna.

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