Lo sapevate? Che cosa vuol dire e perché si usa l’espressione in sardo “Su boi chi narara curruru a su molenti”?

Avete mai sentito l'espressione sarda "Su boi chi narara curruru a su molenti"? No? Beh, preparatevi a scoprire una perla di saggezza popolare che, con un tocco di ironia, illumina le dinamiche umane più universali.
Lo sapevate? Che cosa vuol dire e perché si usa l’espressione in sardo “Su boi chi narara curruru a su molenti”?
Avete mai sentito l’espressione sarda “Su boi chi narara curruru a su molenti”? No? Beh, preparatevi a scoprire una perla di saggezza popolare che, con un tocco di ironia, illumina le dinamiche umane più universali.
Questa frase, che nella variante campidanese del sardo si traduce letteralmente con “il bue che dà del cornuto all’asino”, è un capolavoro di sottile umorismo e acuta osservazione sociale.
Viene utilizzato anche in italiano ma è in sardo, lingua ricca di sfumature, che questa frase dà il meglio di sé. Perché si usa ancora e che cosa sottintende questa sottile e simpatica metafora?
Immaginate la scena: un bue, fiero delle sue corna ricurve, che accusa l’asino di essere cornuto. Un paradosso, vero? Eppure, quante volte nella vita incontriamo persone pronte a puntare il dito contro gli altri per difetti o colpe che, ironia della sorte, appartengono proprio a loro? È come se un ladro rimproverasse un altro per aver rubato, o un chiacchierone desse del pettegolo al vicino. In questi casi, “Su boi chi narara curruru a su molenti” calza a pennello, offrendo una descrizione vivida e ironica dell’ipocrisia umana.
Ma perché questa espressione è così radicata nella cultura sarda? La lingua sarda, ricca di sfumature e metafore, riesce a catturare con poche parole concetti complessi e universali. Questo detto, in particolare, evidenzia la tendenza umana a non riconoscere i propri difetti, pur essendo pronti a sottolineare quelli altrui. È una sorta di specchio linguistico che riflette le contraddizioni insite nell’animo umano, il tutto condito con una buona dose di ironia.
Nonostante il passare del tempo e l’evoluzione delle lingue, espressioni come questa mantengono la loro freschezza e rilevanza. Anzi, la loro capacità di sintetizzare comportamenti complessi in immagini vivide le rende strumenti preziosi per comprendere e commentare la società contemporanea. Dopotutto, l’ipocrisia non ha età, e un detto come “Su boi chi narara curruru a su molenti” rimane un’arma affilata per smascherarla, sempre con quel sorriso sornione tipico della saggezza popolare.
Quindi, la prossima volta che vi imbattete in qualcuno che critica negli altri ciò che non vede in se stesso, ricordatevi del bue e dell’asino. E magari, con un sorriso complice, sussurrate: “Su boi chi narara curruru a su molenti”. Perché, in fondo, nulla descrive meglio certe situazioni come la saggezza ironica della lingua sarda.

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