Giovedì 19 dicembre alle ore 18.00, nell’elegante cornice di Palazzo Tirso, boutique hotel a 5 stelle nel cuore di Cagliari con vista mozzafiato sul mare, si terrà un evento imperdibile per gli appassionati di marketing e per tutti gli imprenditori che desiderano rendere memorabile il loro brand attraverso una comunicazione vincente. Stiamo parlando della presentazione del libro Marketing di Buon Senso, l’undicesima pubblicazione del pubblicitario francese Jean-Paul Tréguer. Il libro, che rappresenta la prima opera di Tréguer scritta interamente in italiano, è un compendio di 12 regole d’oro per il marketing che riflettono oltre 40 anni di esperienza nel settore.

“Non importa se la vostra azienda è una piccola start-up o un colosso internazionale, il vostro brand merita di essere trattato con cura e buon senso”, spiega l’autore.

Il volume offre principi pratici e immediatamente applicabili per ottimizzare le strategie di marketing, evitando sprechi e massimizzando l’efficacia. Non si tratta solo di un manuale tecnico, ma di una guida che trasmette un approccio fresco e accessibile, reso ancor più coinvolgente grazie al linguaggio diretto e alle vivide illustrazioni. Si rivolge a dirigenti, marketing manager e imprenditori che desiderano affinare le loro competenze e distinguersi in un mercato sempre più competitivo, integrando pratiche tradizionali e moderne tecniche digitali. Tra le regole d’oro illustrate, una delle più incisive è: “K.i.s.s.: Keep It Simple and Sexy”. In un’epoca in cui l’attenzione del consumatore è sempre più frammentata, comunicare in modo chiaro e diretto è fondamentale per catturare l’interesse. “La semplicità è sexy! Semplice non significa facile: creare messaggi semplici richiede creatività e intuizione,” sottolinea l’autore, citando esempi di successo come le strategie comunicative di Apple.

L’evento sarà anche un’occasione per conoscere più da vicino il pensiero di Jean-Paul Tréguer, pubblicitario francese di fama internazionale con oltre 40 anni di esperienza nel settore, che ha lavorato per prestigiose agenzie pubblicitarie come Saatchi & Saatchi, prima di fondare realtà di successo come Senioragency, TVLowCost e BIG Success. Il suo gruppo è stato per anni il leader della pubblicità televisiva in Francia. Oggi, dopo aver venduto le sue aziende, si è trasferito in Sardegna, dove ha avviato nuovi progetti imprenditoriali, tra cui la produzione del vino Rosé So Chic!, e collabora come co-CEO dell’agenzia VistaJPT.

La presentazione si terrà presso Palazzo Tirso, un luogo emblematico che unisce fascino storico e comfort moderno, rendendo l’evento un’esperienza esclusiva. L’ingresso è gratuito, ma i posti sono limitati. Si consiglia di prenotare in anticipo scrivendo alla mail [email protected] per assicurarsi un posto e non perdere l’opportunità di immergersi nei segreti del marketing di buon senso.

In Sardegna, il pane non è mai stato solo cibo. È sempre stato simbolo, rito, ingegno. Tra i tanti pani che affollano la straordinaria tradizione sarda – dal carasau al civraxiu, dal frattau al pistoccu – ce n’è uno che affonda le radici in un tempo così lontano da sembrare mitico: Su Pan’Ispeli, il pane di ghianda. Citato persino da Plinio il Vecchio, scrittore dell’antica Roma, nella sua enciclopedia “Naturalis Historia”, viene descritto come “un pane impastato con argilla del quale si nutrono i Sardi”.

Questo alimento antico risale al Neolitico e nasce in un contesto di fame e sopravvivenza. Quando il grano scarseggiava, le donne sarde guardavano alle querce, generose di ghiande mature. La raccolta era attenta: si sceglievano solo quelle ben sviluppate, simbolo di forza e nutrimento. Ma non bastava raccoglierle: le ghiande andavano sbucciate, lessate e poi depurate con un rituale tanto antico quanto affascinante.

L’acqua della bollitura veniva filtrata attraverso uno strato composto da argilla, erbe aromatiche e cenere. Questo non solo serviva a eliminare le sostanze amare e tossiche, ma aveva anche un significato profondamente spirituale. In epoca primitiva, in Sardegna era fortissimo il culto della Dea Madre, divinità della terra e della vita. L’argilla, considerata il suo sangue, aveva un valore sacro: cibarsi di quel pane significava ricevere protezione ultraterrena e conquistarsi un posto nell’aldilà.

Una volta cotte e purificate, le ghiande venivano ridotte in una sorta di “polenta” densa, modellata in pezzi, poi asciugata lentamente al sole o nel forno. Il risultato era un pane dal colore scuro, quasi nero cenere, con un sapore intenso e inaspettatamente gradevole. Nonostante la sua origine umile, Su Pan’Ispeli era tanto apprezzato che continuò a essere preparato e consumato in Ogliastra fino agli anni ’50 del Novecento.

Oggi, il pane di ghianda è quasi scomparso, ma resta uno dei simboli più potenti dell’ingegno e della spiritualità antica della Sardegna: un cibo che nutriva il corpo e, secondo chi lo preparava, anche l’anima.