Lo sapevate? Perché si dice “Andai a mari e no agattai nimancu acua”?

Quante volte vostra nonna vi avrà detto questa frase? Ma cosa c'entra il mare e soprattutto l'acqua?
canale WhatsApp
“Andai a mari e no agattai nimancu acua” – un’espressione che risuona nelle case e nelle strade della Sardegna, in particolare a Cagliari e nel sud dell’Isola, come un mantra di frustrazione e incredulità. Questa frase, che letteralmente si traduce come “Andare al mare e non trovare nemmeno l’acqua”, è un gioiello della saggezza popolare sarda, un concentrato di ironia e critica sottile che solo una cultura millenaria come quella isolana poteva partorire.
Ma cosa si cela dietro queste parole apparentemente assurde? Immaginate la scena: una nonna sarda, con il suo grembiule a fiori e le mani sui fianchi, che guarda con esasperazione il nipote tornato a mani vuote da una commissione semplice. “Luigi,” esclama con un misto di affetto e irritazione, “Pigamindi cussu prattu, po prexeri” (prendimi quel piatto, per favore). Ma Luigi, forse distratto dai pensieri o semplicemente poco incline alle faccende domestiche, torna senza il piatto richiesto. Ed ecco che la nonna, con quella saggezza che solo gli anni possono dare, tira fuori dal suo arsenale linguistico la frase fatidica: “Oh Luigi, andasa a mari e no agattasa nimancu acua”.
In questo momento, Luigi non è solo un nipote distratto, ma diventa l’emblema dell’incapacità, colui che fallisce persino nell’impresa più semplice. Perché, diciamocelo, cosa c’è di più facile che trovare l’acqua al mare? Eppure, nella sua brillante semplicità, questa espressione racchiude una critica mordace all’incompetenza e all’inettitudine. Non è solo un rimprovero, ma un vero e proprio giudizio sull’abilità (o la mancanza di essa) di una persona nel portare a termine anche i compiti più elementari.
L’uso di questa frase si è esteso ben oltre il contesto familiare, diventando un modo comune per commentare qualsiasi situazione in cui qualcuno fallisce in modo spettacolare in un’impresa apparentemente semplice. Che si tratti di un politico incapace di mantenere una promessa elettorale o di un amico che non riesce a organizzare una semplice uscita, “Andai a mari e no agattai nimancu acua” è sempre pronto a sottolineare l’assurdità della situazione. La bellezza di questa espressione sta nella sua versatilità e nella sua capacità di adattarsi a molteplici contesti. Non è solo un modo per criticare, ma anche per sdrammatizzare situazioni potenzialmente frustranti. In un certo senso, riflette la resilienza e l’umorismo del popolo sardo, capace di trovare il lato comico anche nelle difficoltà. Inoltre, questa frase ci offre uno spaccato della mentalità sarda, dove il mare – onnipresente e vitale – diventa il metro di paragone per tutto. In una cultura insulare, dove il mare è al contempo fonte di vita e di pericolo, usarlo come termine di paragone per l’incompetenza è particolarmente significativo. È come dire: se non riesci nemmeno in ciò che è più ovvio e abbondante, come puoi affrontare le vere sfide della vita? Ma non lasciatevi ingannare dalla sua apparente durezza. Come molte espressioni sarde, anche questa nasconde un fondo di affetto e di speranza. È un invito a fare meglio, a essere più attenti, a non accontentarsi. È il modo tutto sardo di dire “Puoi fare di meglio”, senza perdere quel tocco di ironia che rende la critica più digeribile. Nel corso degli anni, “Andai a mari e no agattai nimancu acua” è diventata parte integrante del patrimonio linguistico e culturale sardo, un pezzo di saggezza popolare che si tramanda di generazione in generazione. È uno di quei detti che, una volta sentiti, rimangono impressi nella memoria, pronti a essere riutilizzati al momento opportuno.
E forse, in un’epoca in cui l’incompetenza sembra spesso premiata e l’mediocrità celebrata, abbiamo più che mai bisogno di espressioni come questa. Ci ricordano che c’è sempre spazio per migliorare, che non dovremmo accontentarci della mediocrità, e che, a volte, un po’ di sano umorismo può essere il miglior insegnante. Quindi, la prossima volta che vi trovate in Sardegna e sentite qualcuno usare questa espressione, non limitatevi a sorridere. Riflettete sul suo significato profondo, sulla saggezza che racchiude, e magari, se siete voi l’oggetto della critica, prendetela come uno sprone a fare meglio. Perché, in fondo, in un mondo dove sembra sempre più difficile orientarsi, essere capaci di trovare almeno l’acqua quando si va al mare potrebbe essere un buon punto di partenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA