Lo sapevate? Che cosa vuol dire in sardo “làstima”?

"Ta làstima", quante volte avete sentito nominare questa parola? Ma che cosa vuol dire e da dove deriva? Scopriamolo insieme. Ma cos'è esattamente questa "làstima"? Beh, è un po' come il famoso "42" di Douglas Adams: la risposta a tutto, ma nessuno sa esattamente quale sia la domanda. La bellezza sta proprio nella sua versatilità!
Lo sapevate? Che cosa vuol dire in sardo “làstima”?
“Ta làstima”, quante volte avete sentito nominare questa parola? Ma che cosa vuol dire e da dove deriva? Scopriamolo insieme.
Si tratta di una parola che può essere utilizzata con diversi significati e modalità.
“Làstima”, quella meravigliosa parola sarda che fa sentire chiunque la pronuncia come un vero filosofo da bar! Immaginate di essere seduti in una piazzetta di un paesino del Campidano, con un gruppo di anziani che giocano a carte e sputano sentenze sulla vita. Ecco, “làstima” è la parola magica che trasforma istantaneamente qualsiasi conversazione in un’epica dissertazione sulla condizione umana.
Ma cos’è esattamente questa “làstima”? Beh, è un po’ come il famoso “42” di Douglas Adams: la risposta a tutto, ma nessuno sa esattamente quale sia la domanda. La bellezza sta proprio nella sua versatilità!
Derivata dallo spagnolo “lástima”, questa parola è sopravvissuta a invasioni, dominazioni e persino al tentativo di alcuni turisti di pronunciarla correttamente. È come quel parente un po’ bizzarro che si presenta a tutte le feste di famiglia: nessuno sa esattamente cosa faccia nella vita, ma tutti sono felici di vederlo.
Usare “làstima” è un’arte. Potete lanciarla in una conversazione come una bomba a mano linguistica e godervi lo spettacolo. “Ta làstima!”, e improvvisamente tutti annuiscono saggiamente, come se aveste appena svelato i segreti dell’universo. È perfetta in ogni situazione.
Ma attenzione: usare “làstima” vi conferisce automaticamente lo status di saggio del villaggio. Preparatevi a essere fermati per strada da sconosciuti che vi chiedono consigli su come cucinare sa fregua o su quale sia il miglior modo per evitare il malocchio. È il prezzo da pagare per padroneggiare questa potente parola.
E non dimentichiamoci delle sue varianti! C’è “ta làstima”, per quando volete aggiungere un po’ di pepe alla vostra compassione, o “làstima manna”, per quelle occasioni in cui una semplice “làstima” non basta a esprimere l’enormità della vostra empatia (o del vostro sarcasmo, a seconda dei casi).
In fondo, “làstima” è molto più di una parola: è un’esperienza, un modo di vita, una filosofia. È quel suono che fa l’anima sarda quando sospira, quel momento di connessione cosmica tra l’uomo e il suo destino, quell’istante in cui realizzi che sì, avresti dovuto ascoltare tua nonna quando ti diceva di non uscire con i capelli bagnati.
Quindi, la prossima volta che vi troverete in una situazione che richiede una risposta profonda, significativa e assolutamente incomprensibile ai non sardi, ricordatevi: c’è sempre “làstima”. Perché a volte, una sola parola vale più di mille discorsi. Soprattutto se nessuno sa esattamente cosa significhi.
Làstima con l’accento per non sbagliare la pronuncia dallo spagnolo “lástima” pena, pena, peccato, in senso di commiserazione, compassione. Può voler dire anche “Che peccato”, nel senso di spreco.
A seconda delle circostanze o della persona a cui è diretta può significare anche “ben gli sta” oppure sempre “che peccato”, inteso però in senso dispregiativo. Ad esempio: “Quell’uomo cattivo ha avuto un incidente e non si è fatto niente. Ta lastima, non poteva storpiarsi”. Un classico augurio negativo in sardo campidanese. La parola compare anche in logudorese e ha gli stessi identici significato del sardo campidanese. Come ripropone il vocabolario Sardo-Logudorese/Italiano di Pietro Casu: “làstima s.f. compassione, pietà. Hapo lastima de cussa povera criadura ho compassione di quella povera creatura. Cori duru! no ha lastima de niunu cuor duro! non ha compassione di nessuno. Lastima! peccato! Ite lastima! che peccato! Ite lastima! canta cosa guasta! che peccato! quanta roba guasta! Anche ironico: ” L’han arrestadu. Ite lastima! peus chi no che li faghen fraziare [sic] sos ossos in galera l’hanno arrestato. Che peccato! sarebbe bene che gli facessero imputridire le ossa in galera”. Sa lastima ’e sos corvos! di persona esosa. Dallo spagnolo lastima.

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