Lo sapevate? La Manifattura Tabacchi di Cagliari produceva i sigari toscani che in Italia ebbero un successo strepitoso
Nella seconda metà dell'Ottocento vennero introdotti sul mercato i famosi sigari toscani, un prodotto destinato a diventare iconico. Il successo di questi sigari prodotti a Cagliari fu tale da attirare l'attenzione dei Savoia, che decisero di riportare la fabbrica sotto il controllo diretto della Corona.
Lo sapevate? La Manifattura Tabacchi di Cagliari produceva i sigari toscani che in Italia ebbero un successo strepitoso.
Nella seconda metà dell’Ottocento vennero introdotti sul mercato i famosi sigari toscani, un prodotto destinato a diventare iconico. Il successo di questi sigari prodotti a Cagliari fu tale da attirare l’attenzione dei Savoia, che decisero di riportare la fabbrica sotto il controllo diretto della Corona.
Nel cuore di Cagliari, lungo il maestoso Viale Regina Margherita, si erge un edificio che ha attraversato i secoli, testimone silenzioso della storia della città: l’ex Manifattura Tabacchi. Questo complesso architettonico, con le sue mura cariche di memoria, racconta una storia che intreccia fede, economia e trasformazioni sociali, riflettendo l’evoluzione della capitale sarda dal Rinascimento ai giorni nostri.
La storia dell’edificio inizia verso la fine del XV secolo, in un’epoca in cui Cagliari stava vivendo profondi cambiamenti. I frati minori osservanti, spinti da un rinnovato fervore religioso, scelsero di stabilirsi nella parte bassa del quartiere Marina, lungo le antiche mura che oggi costeggiano il Viale Regina Margherita. Qui eressero il loro convento, un complesso che comprendeva anche una chiesa dedicata a Nostra Signora del Gesù. Questo luogo di preghiera e contemplazione divenne presto un punto di riferimento spirituale per la comunità cagliaritana, contribuendo a plasmare l’identità religiosa e culturale della zona.
Tuttavia, come spesso accade nella storia, periodi di pace e prosperità si alternano a momenti di conflitto. Il 22 agosto 1717, durante gli attacchi spagnoli che sconvolsero l’isola, il convento subì gravi danni. Questo evento segnò profondamente non solo la struttura fisica dell’edificio, ma anche il suo destino futuro. Le ferite inferte dall’assedio spagnolo aprirono la strada a una nuova fase nella vita del complesso, anticipando la sua trasformazione da luogo di culto a centro di produzione.
L’alba del XIX secolo portò con sé venti di cambiamento. Nei primi anni dell’Ottocento, i locali dell’ex convento, ormai ristrutturati, furono destinati a un uso completamente nuovo: nacque così la Manifattura Tabacchi di Cagliari. Questa conversione segnò l’ingresso della città in una nuova era industriale, portando con sé opportunità di lavoro e sviluppo economico. La trasformazione da convento a fabbrica rifletteva i profondi mutamenti sociali ed economici che stavano investendo non solo Cagliari, ma l’intera Sardegna.
Nel 1868, la gestione della Manifattura passò a una società denominata Regia, che diede nuovo impulso alla produzione. Fu in questo periodo che vennero introdotti sul mercato i famosi sigari toscani, un prodotto destinato a diventare iconico. Il successo di questi sigari fu tale da attirare l’attenzione dei Savoia, che decisero di riportare la fabbrica sotto il controllo diretto della Corona. Questo passaggio di proprietà sottolineava l’importanza strategica ed economica che la Manifattura aveva assunto non solo per Cagliari, ma per l’intero Regno.
Nel 1884, con l’unificazione d’Italia ormai consolidata, la Manifattura passò sotto il controllo dello Stato italiano. Questo cambiamento segnò l’inizio di una nuova fase di espansione e modernizzazione. La fabbrica divenne uno dei primi esempi di industria statale in Sardegna, offrendo impiego stabile e remunerazione certa a centinaia di lavoratori. In un’epoca in cui il lavoro era spesso precario e mal retribuito, la Manifattura si distinse come un datore di lavoro affidabile e relativamente generoso.
Particolarmente significativo fu l’impatto della Manifattura sull’occupazione femminile. In un periodo in cui le opportunità lavorative per le donne erano limitate, la fabbrica offrì alle lavoratrici salari relativamente elevati, superiori alla media del proletariato femminile dell’epoca. Questo non solo migliorò le condizioni economiche di molte famiglie cagliaritane, ma contribuì anche a modificare le dinamiche sociali e di genere nella città.
Per gran parte del XX secolo, la Manifattura Tabacchi rimase un pilastro dell’economia cagliaritana, un simbolo di stabilità e progresso industriale. Tuttavia, come molte realtà industriali tradizionali, a partire dagli anni ’90 iniziò a manifestare i segni di una crisi irreversibile. L’incapacità di adattarsi alle nuove tecnologie e ai cambiamenti del mercato portò a un declino progressivo della produzione.
Nel 2001, l’Ente Tabacchi Italiano annunciò la chiusura dello stabilimento, segnando la fine di un’era per Cagliari. La chiusura della Manifattura non rappresentò solo la perdita di posti di lavoro, ma anche la fine di un simbolo dell’identità industriale della città. L’edificio, una volta brulicante di attività, cadde in un periodo di abbandono e incertezza.
Il destino dell’ex Manifattura Tabacchi divenne oggetto di un acceso dibattito politico e sociale. Nel 2003, un decreto del Ministero del Tesoro dispose la cessione dello stabilimento dal Demanio a una società del Gruppo IRI. Questa decisione scatenò una vera e propria battaglia legale e politica tra il Demanio e la Regione Sardegna, che rivendicava il diritto di gestire il futuro di un bene così importante per la storia e l’economia dell’isola.
Il contenzioso si protrasse per anni, fino al 2006, quando la Regione Sardegna riuscì a prevalere, ottenendo il controllo dell’edificio. Questa vittoria aprì nuove prospettive per il futuro della struttura, alimentando speranze e progetti per una sua riqualificazione e riutilizzo.
Oggi, l’ex Manifattura Tabacchi di Cagliari si trova in una fase di transizione. L’edificio, con la sua architettura imponente e la sua ricca storia, rappresenta una sfida e un’opportunità per la città. Da convento a fabbrica, da simbolo industriale a potenziale centro culturale e creativo, la struttura incarna la capacità di Cagliari di reinventarsi attraverso i secoli.
Il dibattito sul futuro dell’ex Manifattura è ancora aperto. Molti vedono in questo spazio il potenziale per diventare un polo culturale, un incubatore di start-up, o un centro multifunzionale che possa servire la comunità in modi nuovi e innovativi. Altri sottolineano l’importanza di preservare la memoria storica del luogo, proponendo progetti che possano raccontare alle nuove generazioni la storia industriale e sociale di Cagliari.
Qualunque sia il suo destino futuro, l’ex Manifattura Tabacchi rimane un simbolo potente della storia di Cagliari. Le sue mura raccontano di frati in preghiera, di operaie che lottavano per i loro diritti, di sigari che portavano il nome della città in tutta Italia. È un monumento alla capacità di adattamento e resilienza di Cagliari, una città che ha saputo trasformarsi e rinnovarsi senza perdere il legame con le proprie radici.
Mentre Cagliari guarda al futuro, l’ex Manifattura Tabacchi resta lì, lungo il Viale Regina Margherita, a ricordare a tutti i passanti che la storia di una città non è fatta solo di grandi eventi e personaggi illustri, ma anche del lavoro quotidiano, delle speranze e delle lotte di generazioni di cittadini comuni. È un promemoria tangibile del fatto che il passato, il presente e il futuro di una comunità sono inestricabilmente intrecciati, e che solo comprendendo e valorizzando questa continuità si può costruire un futuro che sia veramente all’altezza delle aspirazioni e dei sogni di una città.
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