Lo sapevate? Che cosa significa l’espressione “alluau”?

"Mi parisi unu pisci alluau", "Mi sembri un pesce imbambolato". Quante volte avrete sentito quest'espressione da vostra nonna. Ma dove deriva questa parola che spesso strappa un sorriso. Andiamo a scoprirlo.
Lo sapevate? Che cosa significa l’espressione “alluau”?
“Mi parisi unu pisci alluau!” Quante volte vostra nonna ve l’ha sparata in faccia mentre fissavate il vuoto come se aveste appena scoperto il senso della vita… o più probabilmente il contrario? Traduzione per i non sardi: “Mi sembri un pesce imbambolato!” Ma perché proprio un pesce? E soprattutto, perché imbambolato? Ebbene, il colpevole di questa perla linguistica è un arbusto: l’euforbia. Sì, avete capito bene, una pianta. Cresce beata e indisturbata in Sardegna, senza sapere che un giorno sarebbe finita nel lessico delle nonne pronte a colpire con la precisione di un cecchino dialettale.Conoscete l’espressione “alluau”? Ecco cosa significa. Questa simpatica espressione, tipica della Sardegna, è usata per descrivere qualcuno con lo sguardo perso o l’aria un po’ intontita. Ma come mai proprio “alluau”? Da dove nasce questa parola così buffa e particolare?
Tutto Parte da una pianta: l’Euforbia. La radice di “alluau” affonda nella natura selvaggia della Sardegna. L’espressione deriva infatti da una pianta comunissima nella macchia mediterranea: l’euforbia, conosciuta sull’Isola come “sa lua”. Quest’arbusto rotondeggiante, dalla chioma verde e con piccoli fiorellini gialli, si trova praticamente ovunque. Ma attenzione, dietro alla sua apparenza innocente si nasconde un segreto urticante!
L’euforbia produce infatti un lattice bianco e tossico che può essere molto irritante per la pelle e le mucose. Ma non è finita qui: la pianta è protagonista di un’antica pratica di pesca, decisamente insolita e ormai vietata, che ha dato origine al termine “alluau”.
L’Arte della pesca con l’euforbia: il pesce “alluau”
Un tempo, i pescatori sardi utilizzavano questa pianta velenosa per rendere più semplice la cattura dei pesci nei fiumi e negli stagni. Il metodo era semplice ma efficace: i rametti di euforbia venivano pestati e messi in acqua calda per rilasciare tutto il lattice urticante. Questa “pozione” veniva poi versata nei corsi d’acqua, stordendo i pesci che, confusi e intorpiditi, diventavano facili prede. È così che nasce il termine “pisci alluau”, ovvero pesce “stordito” o “intontito” dall’effetto dell’euforbia.
Dal pesce “alluau” alla parola del giorno
Col passare del tempo, questo termine è entrato nel linguaggio comune per indicare persone un po’ spaesate o distratte, proprio come quei pesci storditi dal lattice della “lua”. Oggi dire “Mi parisi unu pisci alluau!” è diventato un modo scherzoso per far notare a qualcuno che ha l’aria un po’ persa, magari perché distratto o semplicemente assorto nei suoi pensieri.
“Alluau” oggi: un modo di dire sardo che fa sorridere
Oggi, “alluau” si usa anche per descrivere chi ha esagerato con il vino o chi ha passato una serata particolarmente vivace e il giorno dopo sembra “un po’ stordito”. Insomma, se in Sardegna qualcuno vi dice “alluau”, non prendetela troppo sul serio: forse siete solo stati colti in un momento di disattenzione o con lo sguardo sognante!
In sintesi, “alluau” significa “stordito” o “intontito” e ci regala un collegamento tra natura e linguaggio, con una punta d’ironia che fa parte del carattere sardo. Un termine colorito che parla di un’isola unica e delle sue antiche tradizioni, capaci di trasformare persino una pianta velenosa in uno scherzo affettuoso.

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