In Sardegna esiste un ultimo villaggio medievale: sapete dove?

Inserito nel club dei Borghi più belli d'Italia, questo borgo abbandonato, ma non del tutto deserto, conserva intatta la sua antica atmosfera, tra viuzze acciottolate e case in pietra. Tra tradizioni religiose e un’aura di mistero, è il luogo ideale per un viaggio nel passato, dove la magia di un tempo lontano ancora vive
A pochi chilometri da Nuoro, immerso nel cuore della Barbagia, si trova un piccolo gioiello medievale: Lollove, un borgo che sembra sospeso nel tempo. Con le sue viuzze acciottolate e le case in pietra grigia, Lollove è l’ultimo villaggio medievale rimasto in Sardegna, un luogo intriso di storia, mistero e fascino senza tempo. Nonostante oggi conti solo una manciata di abitanti, il borgo conserva intatta la sua atmosfera unica, tanto da essere inserito nel club dei Borghi più belli d’Italia.
Passeggiare per le stradine ripide e strette di Lollove è come fare un salto indietro nel passato. Le case in rovina, con tetti a spiovente coperti da tegole di argilla e porte con architravi in legno, raccontano una storia antica di vita rurale, fatta di agricoltura, pastorizia e duro lavoro. Alcune abitazioni sono ancora intatte, con finestre che si affacciano su giardini fioriti e vecchi camini che evocano l’intimità delle famiglie che un tempo le abitavano. Il villaggio sorge sul declivio di una collina, e da qui si gode di una vista mozzafiato sulla vallata sottostante, un panorama che amplifica il senso di isolamento e tranquillità.
Nonostante il silenzio surreale che oggi regna a Lollove, il borgo sembra ancora animato dai racconti degli anziani, che parlano di un passato ricco di vita e leggende. Una delle più famose riguarda una maledizione lanciata da alcune monache francescane nel XVII secolo. Si narra che, dopo essere state accusate di relazioni peccaminose con pastori locali, le monache abbandonarono il villaggio, scagliando su di esso una maledizione: “Lollove sarai come l’acqua del mare, non crescerai né morirai mai”. Da allora, Lollove è rimasto piccolo e isolato, come se il tempo si fosse fermato, e il borgo è sopravvissuto, nonostante il continuo spopolamento.
Il fascino di Lollove ha attirato nel corso degli anni artisti e scrittori, che hanno trovato ispirazione nelle sue atmosfere. Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, ha ambientato proprio qui il suo romanzo La Madre (1920), che narra la tragica storia d’amore tra un prete e una giovane donna. Questo conferma l’aura peccaminosa e oscura che sembra avvolgere il villaggio.
Le origini di Lollove risalgono al Medioevo, quando il borgo era uno dei più importanti della zona. Si dice che fosse persino più grande di Nuoro e che dominasse le valli circostanti, un centro vivace e fiorente. Fino alla metà del XIX secolo, Lollove fu un comune indipendente, ma oggi è l’unica frazione di Nuoro. Nel 1950 contava ancora oltre 400 abitanti, ma oggi ne restano solo 26, una testimonianza di come lo spopolamento abbia colpito molte zone rurali della Sardegna.
Nonostante le poche anime rimaste, il borgo si anima in occasione delle feste religiose, quando il richiamo della tradizione porta visitatori e pellegrini. Le celebrazioni dedicate ai santi patroni, come Santa Maria Maddalena a fine luglio e San Biagio a inizio febbraio, attirano ancora devoti e curiosi che arrivano per rivivere antichi riti. Le celebrazioni per San Luigi dei Francesi e Sant’Eufemia, a fine estate, riportano il borgo alla vita, con processioni e festeggiamenti che fanno rivivere le vecchie tradizioni di questo luogo.
Lollove diventa inoltre tappa di Autunno in Barbagia, durante il quale le antiche tecniche di panificazione e le tradizioni culinarie del passato vengono mostrate ai visitatori. In quei giorni, le strade del borgo si riempiono di suoni, profumi e voci, che interrompono temporaneamente il silenzio quasi mistico che avvolge il villaggio per il resto dell’anno.
Oggi, Lollove è un luogo che affascina per il suo immobilismo. Non ci sono bar, negozi o scuole; solo pochi abitanti e animali che percorrono le sue vie. Solo a fine XX secolo è arrivata l’energia elettrica e il prete, che ancora oggi celebra la messa nella piccola chiesa di San Biagio, giunge ogni domenica da Nuoro.
Chi visita Lollove non trova il frenetico ritmo della vita moderna, ma viene accolto da un’atmosfera che ricorda i tempi lontani, dove la vita era scandita dalla natura e dal duro lavoro. Lollove non è un paese fantasma, è un borgo che ha resistito all’oblio, grazie alla tenacia dei pochi abitanti che continuano a custodirlo come una reliquia del passato. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, ma che ha ancora molto da raccontare.

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